Viaggiatori francesi - LA RASSEGNA d`ISCHIA

Transcription

Viaggiatori francesi - LA RASSEGNA d`ISCHIA
L’Isola d’Ischia e il Golfo di Napoli
Viaggiatori francesi
Impressioni e ricordi
Jules d’Aousl
Da Parigi a Napoli
Ricordi dell’Italia nel 1852
Il golfo dalle acque tranquille, che alte montagne arrotondate proteggono dalle
tempeste, permette l’arrivo quasi con tutti i tempi e rende facili i notevoli lavori
che il governo non ha temuto di intraprendere per rendere il porto di Napoli uno
dei migliori del mondo. Ma anticipiamo; appena arrivati all’Hotel di Russia, sul
lungomare Santa-Lucia, non gettiamo uno sguardo troppo fugace su questa città, di
cui si è detto, forse con enfasi, ma almeno con un grande amore patriottico: Veder
Napoli e morire.
È dal mare che questa affascinante città si presenta in tutta la sua bellezza ed offre
un panorama che Costantinopoli può solo eguagliare. Quelli che sono arrivati per la
via di terra possono concedersi questo spettacolo stupendo, facendosi condurre in
barca al largo, a due o tre portate di cannone, o meglio ancora approfittando delle
barche a vapore che, parecchie volte la settimana, vanno a Capri e a Ischia. È allora
che si vede svilupparsi, in tutta la loro grazia, queste due anse del golfo dominato
dalle colline, sul fianco delle quali la città si innalza ad anfiteatro.
Napoli, il forte Sant’Elmo, si stagliano all’orizzonte; abbiamo di fronte dall’altro
lato del golfo, il Vesuvio ed ai suoi piedi Portici, Resina, Torre dell’Annunziata; un
po’ a destra, Castellammare e Sorrento; poi, in mare, le isole di Ischia e di Procida
abbastanza ravvicinate; infine, dominiamo i laghi Lucrino e Fusaro (l’antico Acheronte), ed il porto di Miseno, composto una volta da tre bacini di cui uno si chiama
Mare-Morto: ai suoi bordi erano i Campi Elisi. Un simile porto doveva contenere
un gran numero di navi; inoltre, Agrippa aveva unito al mare i laghi Lucrino e
Averno, come è attestato da questo passo di Svetonio: «Portum Julium apud Baias
immisso in Lucrinum ed Avernum mari Agrippa effecit». Ed anche da questo verso
di Virgilio: «Tyrrhenusque fretis immittitur oestus Avernis».
Jules d’Aousl
De Paris à Naples, souvenirs de l’Italie en 1852
Le golfe aux eaux tranquilles, protégé des tempêtes par
de hautes montagnes circulaires, permet l’arrivage presque
par tous les tems, et rend faciles les travaux considérables
que le gouvernement n’a pas craint d’entreprendre pour rendre le port de Naples un des meilleurs du monde. Mais nous
anticipons ; à peine arrivés à l’hôtel de Russie, sur le quai
Santa-Lucia, ne jetons point un regard trop rapide sur cette
ville, dont on a dit, peut-être avec emphase, mais du moins
avec un grand amour patriotique : Veder Napoli e morire.
C’est de la mer que cette charmante ville se présente dans
toute sa beauté et offre un panorama que Costantinopole
égale seule. Ceux qui sont arrivés par la voie de terre peuvent
se donner ce spectacle admirable, en se faisant conduire en
barque à deux ou trois portées de canon au large, ou mieux
encore en profitant des bateaux à vapeur qui, plusieurs fois
la semaine, se rendent à Capri et à Ischia. C’est alors qu’on
voit se développer, dans toute leur grâce, ces deux courbes
du rivage dominé par le collines sur le flanc desquelles la
ville s’élève en amphitéâtre.
Naples, le fort Saint-Elme, se dessinent à l’horizon ; nous
avons vis-à-vis de l’autre côté du golfe, le Vésuve et à son
pied Portici, Résina, Torre dell’Annunziata ; un peu à droite,
Castellammare et Sorrente ; puis, en mer, les îles d’Ischia
et de Procida assez rapprochées; enfin, nous dominons les
lacs Lucrin et de Fusaro (l’ancien Achèron) et le port de Misène, autrefois composé de trois bassins dont l’un s’appelle
Mare Morto : sur ses bords étaient les Champs-Elysées. Un
pareil port devait contenir un grand nombre de navires ; en
outre, Agrippa avait joint à la mer les lacs Lucrin et d’Averne, come c’est attesté par ce passage de Suétone : «Portum
Julium apud Baias immisso in Lucrinum et Avernum mari
Agrippa effecit». Et aussi par ce vers de Virgile : «Tyrrhenusque fretis immittitur oestus Avernis».
La Rassegna d’Ischia 1/2008
21
Ed. Buisine
Sono le ore due quando usciamo dalla stazione, il tempo è meraviglioso ed
il sole risplende. Dopo avere lasciato i nostri bagagli in un magnifico hôtel di
fronte al mare dove siamo accolti come principi, per la buona ragione che siamo pressappoco soli nell’hôtel, prendiamo una vettura che deve condurci a San
Martino, punto più alto delle colline che cingono il golfo di Napoli e donde si
scopre tutto il paese circostante.
La strada aggira la montagna, sui fianchi della quale sono costruite ville molto
belle con fantastici bei giardini; dopo un’ora e mezzo di ascensione, arriviamo
in cima ed abbiamo davanti agli occhi uno dei panorami più belli che siano al
mondo. Ai nostri piedi le innumerevoli case di questa grande città che conta
600.000 abitanti; più lontano, l’ammirevole golfo di Napoli, limitato a destra da
Posillipo, dalle isole di Procida e di Ischia, a sinistra dal massiccio del Vesuvio
che, in questo momento, fuma dolcemente da molti dei suoi crateri; in lontananza la penisola di Sorrento e l’isola di Capri.
Il mare ed il cielo sono di un blu intenso, il sole brilla di un vivo splendore,
lo spettacolo è magico e non si può descrivere; restiamo molto tempo in ammirazione davanti a questo stupendo panorama, ed il giorno comincia a calare
quando riprendiamo la vettura per ridiscendere in città. Le case si illuminano,
e scorgiamo in quasi tutte un quadro o una statua della Madonna, alla cui base
sono accesi dei ceri. I Napoletani hanno un culto tutto speciale per la Vergine;
vi sono certo a Napoli molti birichini e gente senza nessun valore morale, ma,
malgrado tutto, onorano la Madonna e hanno per Lei il culto più rispettoso. Si
contano a Napoli 257 chiese e 239 cappelle.
Basile-Joseph Ducos
Napoli, 2 dicembre 1819
Fin dal mattino presto, tutta la casa era in piedi, per fare i preparativi della nostra
escursione nell’isola e per assistere alla nostra partenza. Ciascuno di noi era
oggetto di zelanti premure. Si prodigavano le più piccole attenzioni; la padrona ed i domestici usavano un’affettuosa gentilezza. Infine, venuto il momento
di pagare l’alloggio, al posto di questa nota talvolta così laconica, spesso così
Tre settimane in Italia
Impressioni & Ricordi, 1912
Itinerario e Ricordi di un viaggio in Italia nel 1819 e 1820
Ed. Buisine
Trois semaines en Italie, impressions & souvenirs, 1912
II est deux heures quand nous sortons de la gare, le temps
est superbe et le soleil rayonne. Apres avoir déposé nos bagages dans un magnifique hôtel face à la mer où nous sommes accueillis comme des princes, pour la bonne raison que
nous sommes à peu près seuls dans l’hôtel, nous prenons une
voiture qui doit nous conduire à San Martino, point le plus
élevé des collines qui entourent le golfe de Naples et d’où
l’on décou­vre tout le pays environnant.
La route contourne la montagne, sur les flancs de laquelle
sont bâties de très jolies villas avec de super­bes jardins; après
une heure et demie d’ascension, nous arrivons au sommet et
nous avons devant les yeux un des plus beaux panoramas qui
soient au monde. A nos pieds les innombrables maisons de
cette grande ville, qui compte 600.000 habitants; plus loin,
l’admi­rable golfe de Naples, borné à droite par le Pausilippe,
les îles de Procida et d’Ischia, à gauche par le massif du Vésuve qui, en ce moment, fume doucement par plu­sieurs de
ses cratères; dans le fond la presqu’île de Sorrente et l’île de
Capri.
22 La Rassegna d’Ischia 1/2008
La mer et le ciel sont d’un bleu intense, le soleil brille d’un
vif éclat, le spectacle est magique et ne peut se décrire; nous
restons longtemps en admiration devant cet admirable panorama, et le jour commence à tomber quand nous reprenons
la voiture pour redes­cendre en ville. Les maisons s’éclairent,
et nous aper­cevons dans presque toutes un tableau ou une
statue de la Sainte Vierge, au bas desquels sont allumés des
cierges. Les Napolitains ont un culte tout spécial à la Vierge;
il y a assurément à Naples beaucoup de coquins et de gens
sans aucune valeur morale, mais, malgré tout, ils honorent
la Madone et ont pour Elle le culte le plus respectueux. On
compte à Naples 257 églises et 239 chapelles.
Basile-Joseph Ducos (1767-1836)
Itinéraire et Souvenirs d’un voyage en Italie en 1819 et
1820
Naples , 2 décembre 1819
Dès avant le jour, toute la maison était sur pied, pour faire
les apprêts de notre excursion dans l’île, et pour assister à
notre départ. Cha­cun de nous devenait l’objet de prévenan-
scrupolosa e sempre così esagerata alla quale era necessario pensare, la giovane ostessa, la cui
aria quasi ingenua mi aveva incuriosito, si è avvicinata con un’aria cortese e familiare. «Non
abbiamo niente da chiedervi, signori: senza il timore di offendervi, non accetteremmo niente;
darete ciò che vi piacerà. Questa casa non è una locanda: è la campagna qui; non è nostra usanza
farci pagare una notte di ospitalità». L’imbarazzo che provavamo sembrò divertirla. Sorrideva
della nostra sorpresa, e giustamente dubitava che noi avessimo fatto delle dormite simili. Questa, come si pensa, non c’è costata meno cara; ma almeno, invece di difendere la nostra borsa,
non abbiamo avuto a combattere che la nostra generosità. La signora Zéani era felice dei nostri
ringraziamenti; si felicitava del ricordo che ci avrebbe lasciato la sua amichevole accoglienza.
Una franca cordialità ha accompagnato gli addii. Gli asini, uniche montature del paese, ci aspettavano alla porta con le loro guide, e la nostra carovana si mise in marcia.
L’isola di Ischia, un tempo Pithecusa, ha sei leghe di circuito: la sua forma è quella di un cono
irregolare, obliquamente inclinato da nord a sud. È stata separata dal continente da qualche
evento vulcanico? Era attaccata una volta all’isola di Procida, e le tempeste l’hanno distaccata?
I saggi si pronunceranno, se lo possono, su queste probabilità geologiche.
Istradiamoci verso la sua vetta, il cui inizio sembra inaccessibile. Tutto favorisce il nostro
progetto. Sebbene questa notte ci sia stata una gelata, l’aria è tiepida; si direbbe una bella mattinata del mese di maggio. Il canto dei galli, il cinguettio degli uccelli precedono l’aurora. La
loro voce non è né triste, né lamentosa, come nei nostri inverni. Prolungano e variano i loro
toni; si riconosce il preludio dei loro amori. Essi non gonfiano le loro piume per preservarsi dal
gelo; una dolce temperatura li avvolge, li riscalda; la primavera è più consona ad essi; cedono
alla sua influenza. Gli abitanti non sono più trattenuti nell’interno delle loro abitazioni da una
stagione rigorosa: si sono appena svegliati e popolano la campagna. Gli uni tornano ai loro lavori; gli altri, armati di fucili da caccia, vanno a cercare i resti della selvaggina che era ieri così
abbondante. Le strade, in cui c’incrociamo con loro ad ogni istante, hanno così poca larghezza,
che ci spostiamo per darci reciprocamente il passaggio. Ci salutano, ci parlano familiarmente, e
sembra che amino incontrare degli stranieri. Muraglie di pietre grezze, senza nessun cemento,
cingono le loro proprietà: esse servono anche a sostenere i numerosi terrazzi in cui il suolo è tagliato. La ricchezza del paese consiste quasi unicamente nel raccolto dei vigneti. Alcuni frutteti
ces empressées. On nous prodiguait les plus petits soins, la
maîtresse et les domestiques y met­taient une affectueuse
politesse. Enfin, le mo­ment de payer le gîte étant arrivé, au
lieu de cette note quelquefois si laconique, souvent si minutieuse et toujours si exagérée, à laquelle il était convenable
de nous attendre , la jeune hôtesse, dont la mine à demi ingénue m’avait intéressé, s’est avancée d’un air aimable et
fa­milier. «Nous n’avons rien à vous demander, messieurs :
sans la crainte de vous offenser, nous n’accepterions rien;
vous donnerez ce qu’il vous plaira. Cette maison n’est pas
une auberge : c’est ici la campagne, notre usage n’est pas de
mettre à prix une nuit d’hospitalité». L’em­barras que nous
éprouvions a paru l’amuser. Elle souriait de notre surprise,
et se doutait bien que nous avions fait peu de couchées sem­
blables. Celle-ci, comme on le pense, ne nous a pas coûté
moins cher ; mais du moins, au lieu de défendre notre bourse,
nous n’avons eu à combattre que notre générosité. La dame
Zéani était heureuse de nos remercîmens ; elle se fé­licitait du
souvenir que nous laisserait son ac­cueil amical. Une franche
cordialité a présidé aux adieux. Des ânes, seules montures
du pays, nous attendaient à la porte avec leurs guides ; et
notre caravane s’est mise en marche.
L’île d’Ischia, jadis Pithecusa, a six lieues de tour: sa forme
est celle d’un cône irrégulier, obliquement incliné du nord au
midi. A-t-elle été séparée du continent par quelque commo­
tion volcanique ? tenait-elle autrefois à l’île de Procida, et
les tempêtes l’en ont-elles déta­chée? Les savans prononceront, s’ils le peuvent, sur ces probabilités géologiques.
Acheminons-nous vers son sommet dont l’abord semble
inaccessible. Tout favorise notre projet. Quoiqu’il ait gelé
cette nuit, l’air est tiède ; on dirait une belle matinée du mois
de mai. Le chant des coqs, le ramage des oiseaux devancent
l’aurore. Leur voix n’est ni triste, ni plaintive, comme dans
nos hivers. Ils prolongent et va­rient leurs accens; on y reconnaît le prélude de leurs amours. Ils ne boursoufflent point
leurs plumes pour se préserver des frimas ; une douce température les pénètre, les échauffe; le printems est plus près
d’eux ; ils cèdent à son in­fluence. Les habitans ne sont pas
non plus re­tenus par une saison rigoureuse, dans l’intérieur
de leurs habitations: ils viennent de s’éveiller, et peuplent
la campagne. Les uns se rendent à leurs travaux; les autres,
armés de fusils de chasse, vont chercher les restes du gibier
qui était hier si abondant. Les chemins, dans les­quels nous
nous croisons avec eux à chaque instant, ont si peu de largeur, que nous nous rangeons pour nous donner réciproquement pas­sage. Ils nous saluent, nous parlent familière­ment,
et paraissent aimer à rencontrer des étran­gers. Des murailles
de pierres brutes, sans aucun ciment, entourent leurs héritages : elles servent aussi à soutenir les terrasses nombreuses
dont le sol est coupé. La richesse du pays consiste presque
uniquement dans la récolte des vigno­bles dont il est planté.
Quelques vergers de figuiers et d’orangers interrompent
La Rassegna d’Ischia 1/2008
23
di fichi e di aranci interrompono la monotonia di questa coltura. I carrubi vi mischiano ad intervalli
il loro fogliame verde. Si adopera il legno, venato di un bel rosso, a fare delle casse, per rinchiudere
i fichi secchi e le arance destinate all’esportazione: piccolo commercio che, con quello delle loro
diverse specie di vini, costituisce tutta l’industria di questi isolani.
Sono circa tre ore che camminiamo. Il sole si leva. Ora facciamo uso delle nostre montature, ora
andiamo a piedi. Spesso la strada procede lungo profondi burroni, scavati dalla caduta dei torrenti che
scendono dalla cima della montagna. Le terre lacerate dalla loro irruenza non lasciano vedere nessuna roccia, ma solamente una sabbia compatta in cui sono aperti dei cellai dove si conserva il vino
durante gli ardori dell’estate. Senza questa precauzione, sarebbe impossibile conservarlo. Parecchi
casali sono già passati sotto i nostri occhi. Dall’altezza su cui ci trovavamo, dominavamo un borgo
abbastanza considerevole che si chiama Foria. Le sue case sono linde all’esterno. Infine, ecco il villaggio di Fontana; è l’ultimo prima di raggiungere l’eremitaggio posto sulla cima del monte Epomeo
che è il punto culminante dell’isola. Mentre la carovana fa una pausa, percorriamo le terrazze vicine,
e volgiamo i nostri sguardi sui campi dei dintorni che sembrano suddivisi all’infinito. Nessuna siepe; dovunque dei muri a secco, costruiti con le pietre grezze, e la cui durezza sembra dovere essere
ribelle ad ogni tipo di attrezzi. Questo genere di chiusura, oltre a rattristare il paesaggio, fa supporre
la probità degli abitanti, o almeno dimostra la loro diffidenza reciproca. Quante precauzioni del genere somigliano poco alle recinzioni, spesso nascoste, che in Francia limitano la maggior parte delle
proprietà, e che si vede superare così raramente! Una povera cappella è aperta: è la chiesa del luogo.
Alcune contadine hanno assistito alla messa che è appena finita; tornano alla loro quotidianità. Il
prete non tarda ad uscire. Alcuni paesani si avvicinano a lui. È nato nell’isola, e non l’ha lasciata mai.
Qui ha fatto i suoi studi: Dio sa quali! Ha l’aria stupida. Non rivolgetegli domande sui dettagli più insignificanti del paese che abita. Vestito di una tonaca rattoppata, e curvo sotto un malandato mantello,
ascolta ciò che gli si dice, sembra non sentire niente, e non risponde. Ma, ho saputo far vibrarne la
corda sensibile, interrogandolo sui redditi della sua missione. «Nessuno si farà più prete, dice con un
tono minaccioso, il governo ha ristretto i nostri profitti e diminuito il nostro stipendio. Non abbiamo
più di che cosa vivere. Ho freddo; vado a scaldarmi». Sua Reverenza è uscito così dal cerchio che si
era formato intorno a lui, senza che nessuno gli abbia dimostrato né interesse, né considerazione.
Oramai, la salita è rude, scoscesa. Il caldo comincia a farsi sentire. Diventati più stretti, i sentieri
seuls la mo­notonie de cette culture. Les caroubiers y mêlent
par intervalles leur feuillage toujours vert. On en emploie le
bois, veiné d’un beau rouge, à faire des caisses, pour renfermer les figues sèches et les oranges destinées à l’exportation:
petit com­merce qui, avec celui de leurs diverses espèces de
vins, compose toute l’industrie de ces insulaires.
Il y a près de trois heures que nous mar­chons. Le soleil
va se lever. Tour à tour nous faisons usage de nos montures ou nous allons a pied. Souvent la route borde des ravins
pro­fonds, creusés par la chute des torrens qui des­cendent
du sommet de la montagne. Les terres déchirées par leur
impétuosité ne laissent voir aucune roche, mais seulement
un sable com­pacte, dans lequel sont pratiqués des celliers
où l’on abrite le vin pendant les ardeurs de l’été. Sans cette
précaution, il serait impossible de le conserver. Plusieurs
hameaux ont déjà passé sous nos yeux. De la hauteur sur
laquelle nous venons de nous trouver, nous dominions un
bourg assez considérable qui se nomme Foria. Ses maisons
sont propres à l’extérieur. Enfin, voici le village de Fontana; c’est le dernier avant d’atteindre l’ermitage situé sur le
sommet du mont Epomeo qui est le point culminant de l’île.
Pendant que la caravane fait une halte, par­courons les terrasses du voisinage, et prome­nons nos regards sur les champs
des environs, qui semblent sous-divisés à l’infini. Point de
haies; partout des murs secs, construits avec des pierres non
24 La Rassegna d’Ischia 1/2008
taillées, et dont la dureté pa­raît devoir être rebelle à toutes
sortes d’outils. Outre que ce genre de clôture attriste le paysage, il accuse la probité des habitans, ou du moins il suppose leur méfiance réciproque. Combien de telles précautions ressemblent peu à ces bor­nes, le plus souvent cachées,
qui, en France, limitent la plupart des propriétés, et qu’on
voit si rarement franchir! Une pauvre chapelle est ouverte
: c’est l’église du lieu. Des paysannes assistaient à la messe
qui vient de finir; elles retournent à leur ménage. Le prêtre
ne tarde pas à sortir. Quelques villageois s’approchent de
lui. Il est né dans l’île, et ne l’a jamais quittée. C’est là qu’il
a fait ses études : Dieu sait les­quelles ! Il a l’air stupide. Ne
lui adressez au­cune question sur les détails même les plus
insignifians du pays qu’il habite. Vêtu d’une soutane râpée,
et plié dans un mauvais manteau, il écoute ce qu’on lui dit,
paraît ne rien entendre, et ne répond pas. Cependant, j’ai su
faire vibrer la corde sensible, en l’interrogeant sur les revenus de sa cure. « II ne se fera plus de prêtres, prononce-t-il
d’un ton menaçant ; ]e gouvernement a restreint nos profits
et dimi­nué notre salaire. Nous n’avons plus de quoi vivre.
J’ai froid; je vais me chauffer». Sa révé­rence est sortie ainsi
du cercle qui s’était formé autour d’elle, sans que personne
lui ait témoi­gné ni intérêt, ni considération.
Désormais, la montée est rude, escarpée. La chaleur commence à se faire sentir. Devenus plus étroits , les sentiers
sono ingombrati talmente di pietre angolose e scivolose, che gli asini stessi riescono appena a
tenersi in piedi, e non sanno dove porli. Infine, non senza pena, raggiungiamo il picco della montagna. Si è dato il nome di eremitaggio ad alcune celle praticate nella roccia. Due banditi vivono
in questa caverna, sotto l’egida ed il patronato di San Nicola. Uno, imbacuccato in un abito di
cappuccino, è il capo; sotto l’abito secolare, l’altro ha il ruolo di fratello-laico della comunità.
Il primo parla poco; composto nella sua continenza, sembra preoccupato solamente della sua
salute. Se passa vicino a voi, a stento solleva gli occhi. Le mani incrociate sul petto, in segno di
umiltà e di penitenza, si inchina rispettosamente; se non tenesse solamente a lui, lo considerereste in odore di santità. Serve, in qualche modo, di emblema a questo modesto ritrovo. La sua
ipocrisia non ha altro scopo che quello di suscitare la pietà per una vita in apparenza così devota,
e di strappare delle elemosine sotto il pretesto di tenervi presenti nelle preghiere che si accinge
fare. In quanto al domestico, finge di essere purificato dalla sua coabitazione con il cosiddetto
eremita. Se pronunzia il suo nome, è con una venerazione singolare. Si affretta a mostrare i rigori
del loro domicilio sotterraneo. L’acqua s’infiltra difatti da tutte le parti. Dormono su una paglia
umida. Il loro pane è cotto sotto la cenere, ed in una buca. Pregano, dicono, davanti ad una croce tarlata, piantata su una punta di roccia. Il loro dovere è di dare ospitalità ai viaggiatori che li
visitano. Non hanno riparo da offrir loro; e tutte le loro provviste si riducono a delle gallette da
soldato e a vino torbido. Fuori la porta del loro antro, v’è una piccola sporgenza di alcuni piedi
quadrati. Da questa sommità, quasi perpendicolare al mare, la vista, in un giorno sereno, deve
essere magnifica. Una spessa nebbia la impedisce oggi. Privato di questa distrazione, in questo
luogo solitario, in presenza di questi nuovi ospiti, il pensiero che si offre naturalmente al vostro
spirito, è che potrebbero facilmente spogliarvi, e lanciarvi impunemente nel precipizio aperto
davanti a voi. Il pretesto delle vertigini li assolverebbe. Così, ci si affretta a lasciarli, affinché la
tentazione, cui sembrano poco suscettibili a resistere, non venga loro. Tanta miseria, ed una sì
completa oziosità non saprebbe dare buoni consigli.
Più rapido, il versante meridionale della montagna è tanto più difficile a percorrere del versante
settentrionale. Appena s’apre un sentiero; una sola persona l’occupa tutto intero. È disuguale,
scivoloso, e prolungato sino a due terzi della discesa. Là, comincia a diventare più praticabile, e
nello stesso tempo il paesaggio si abbellisce. La sua larghezza aumenta, si appiana; gli accidenti
del suolo lo rendono vario. Ora supera, con l’aiuto di un leggero ponte, le profondità aperte dai
sont tellement encombrés de pierres anguleuses et roulantes,
que les ânes eux-mêmes ont peine à se tenir sur leurs pieds,
et ne savent où les poser. Enfin, non sans peine, nous atteignons le pic de la montagne. On a donné le nom d’Ermitage
à quelques fentes pra­tiquées dans le roc. Deux bandits vivent
dans cette caverne, sous l’égide et le patronage de Saint-Nicolas. L’un, affublé d’une robe de ca­pucin, fait le maître;
sous le costume laïque, l’autre joue le rôle de frère-lai de leur
communauté. Le premier parle peu ; composé dans sa contenance, il ne paraît occupé que de son sa­lut. S’il passe près
de vous, à peine lève-t-il les yeux. Les mains croisées sur
sa poitrine, en signe d’humilité et de pénitence, il s’incline
respectueusement; s’il ne tenait qu’à lui, vous le considéreriez en odeur de sainteté. Il sert, en quelque sorte, d’enseigne à ce misérable re­paire. Son hypocrisie n’a d’autre but
que d’ex­citer la pitié pour une vie en apparence si dé­vote, et
d’arracher des aumônes sous le prétexte de donner part aux
prières qu’il est censé faire. Quant au domestique, il feint
d’être purifié par sa cohabitation avec l’ermite prétendu. S’il
pro­nonce son nom, c’est avec une vénération sin­gulière. Il
se hâte de montrer les rigueurs de leur domicile souterrain.
L’eau s’y infiltre en effet de toutes parts. Ils couchent sur
une paille humide. Leur pain est cuit sous la cendre , et dans
un trou. Ils prient, disent-ils, devant une croix vermoulue,
plantée sur une pointe de ro­cher. Leur devoir est de donner
l’hospitalité aux voyageurs qui les visitent, ils n’ont point
d’abri à leur offrir; et toutes leurs provisions se réduisent
à des galettes de son et à du vin trouble. Hors la porte de
leur antre, est une petite saillie de quelques pieds carrés. De
cette sommité, presque perpendiculaire à la mer, la vue, dans
un jour serein, doit être magnifique. Une brume épaisse la
dérobe aujourd’hui. Privé de cette distraction, dans ce lieu
solitaire, en présence de ces hôtes d’un genre nouveau, la
pensée qui s’offre naturellement à votre es­prit , est qu’ils
pourraient facilement vous dé­pouiller, et vous lancer impunément dans le précipice ouvert devant vous. Le prétexte
des vertiges les absoudrait. Aussi, se hâte-t-on de les quitter,
pour que la tentation, à laquelle ils semblent peu susceptibles
de résister, ne leur on vienne pas. Tant de misère, et une si
com­plète oisiveté ne sauraient donner de bons con­seils.
Plus rapide, le revers méridional de la mon­tagne est aussi
plus difficile à parcourir que le versant septentrional. A peine
le sentier est-il frayé; une seule personne l’occupe tout entier.
Il est inégal, glissant, et se prolonge ainsi jus­qu’aux deux
tiers de la descente. Là, il com­mence à devenir plus praticable, en même tems que le paysage s’embellit. Sa largeur
augmente et il s’aplanit ; les accidens du sol lui donnent de
la variété. Tantôt il franchit, à l’aide d’un pont léger, les profondeurs ouvertes par les torrens ; plus loin, il suit la ligne de
l’aqueduc qui con­duit à la ville d’Ischia, l’eau d’une source
La Rassegna d’Ischia 1/2008
25
torrenti; più in là, segue la linea dell’acquedotto che porta alla città di Ischia l’acqua di una
sorgente lontana. Belle piantagioni ombreggiano la campagna. Si incontrano graziose casette
bianche, coperte di piatteforme su cui si sale per una scala esterna, ornata con vasi di fiori e
ghirlande di verde.
Dopo sei ore di marcia, entriamo infine in Ischia, capoluogo dell’isola. È un grosso borgo,
situato lungo il mare. La maggior parte della sua popolazione comprende solamente dei pescatori. Ci sono molti magazzini di generi alimentari, e botteghe dove si vendono vestiti già pronti,
adatti ai marinai. Vi regna la stessa attività che si fa notare in tutti i porti di mare. L’arrivo e la
partenza delle barche danno vita e movimento. A vostra insaputa, dei commissionari vi rendono
dei servizi molto cari. Occorre, inoltre, gratificare il corpo di guardia della dogana che chiede
la mancia, quand’anche si imbarcherebbe solamente dell’acqua, e quello della truppa a cui si
pagano le vessazioni di cui vuole ben astenersi. Tuttavia, dopo avere soddisfatto a tutte queste esigenze, eccoci di nuovo in mare. Le correnti
che ci portano verso Pozzuoli sono favorevoli ai nostri rematori. Il vento, prima contrario, diventa a momenti favorevole? Subito, l’albero è innalzato, il pennone è issato, la vela spiegata,
e noi fendiamo l’onda mossa. Se ritorna la calma, tutta questa attrezzatura sparisce in alcuni
secondi, ed i marinai riprendono i loro remi. Col soccorso di queste diverse manovre, quattro
ore bastano per giungere a Pozzuoli, dove approdiamo, dopo aver navigato lungo l’antica cinta
della sua baia. Le colonne di un tempio innalzato in onore di Augusto, e che decorano adesso la
facciata della chiesa di San Proculo, una bella statua, una vasta piscina chiamata il labirinto di
Dedalo e che serve da cellaio ai poveri contadini, ci fermeranno per poco. Andiamo a rimetterci
da questa lunga passeggiata, e cercare di ricordarne i momenti piacevoli.
Mme N. Dondel
du Faouëdic
Attraverso la Provence & l’Italia, Ricordi di viaggio, 1875
Parecchi laghi attirano ancora l’attenzione: il lago Fusaro, che fu lo Stige degli antichi, prosaicamente famoso oggi per le sue ostriche ed i suoi pesci che si
mangiano freschi in un casino posto nel mezzo delle sue onde. Il lago Lucrino,
paludoso, quasi colmato, ma che resta celebre per l’eruzione del Monte Nuovo.
Nel seno di Pozzuoli, il lago di Averno cinto da colline coronate di castagni, di
viti e di aranci. Esso ccupa il fondo di un cratere, ed il suo nome latino Avernus,
del greco Aornon, significa che gli uccelli non osavano avvicinarsi all’epoca in
éloi­gnée. De belles plantations ombragent la cam­pagne. On
y rencontre de jolies petites maisons blanches, couvertes de
plates-formes ou l’on monte par un escalier extérieur, orné
de vases de fleurs et de guirlandes de verdure.
Après six heures de marche, nous entrons enfin dans Ischia, capitale de l’île. Ce n’est qu’un gros bourg, situé sur
le rivage. La ma­jeure partie de sa population ne comprend
que des pêcheurs. On y compte beaucoup de maga­sins de
comestibles, et de boutiques où l’on vend des vêtemens tout
faits, propres pour les matelots. Il y règne la même activité
qui se fait remarquer dans tous les ports de mer. Le dé­part et
l’arrivée des bateaux lui donnent de la vie et du mouvement.
A votre insu, des com­missionnaires vous rendent des services fort chers. Il faut, en outre, gratifier le corps-de-garde
de la douane, qui demande pourboire, lors même que l’on
n’embarquerait que de l’eau, et celui de la troupe à qui l’on
paie les vexations dont il veut bien s’abstenir. Cependant,
après avoir satisfait à toutes ces exigences, nous voici de
nouveau en mer. Les courans qui nous portent vers Pouzzole
secon­dent nos rameurs. Le vent, d’abord contraire, devientil par moment favorable? Aussitôt, le mât est dressé, la vergue est bissée, la voile déployée, et nous fendons la vague
bouleuse. Si le calme revient, tout ce gréement disparaît en
quelques secondes, et les matelots reprennent leurs avirons.
26 La Rassegna d’Ischia 1/2008
Avec le secours de ces diverses manœuvres, quatre heures
suffisent pour at­teindre Pouzzole, où nous abordons, après
avoir longé les murs de l’antique enceinte de sa baie. Les
colonnes d’un temple élevé en l’honneur d’Auguste, et qui
décorent maintenant la façade de l’église de Saint-Procule,
une belle statue, une vaste piscine nommée le labyrinthe de
Dé­dale et qui sert de cellier à de pauvres paysans, nous arrêteront peu. Allons nous reposer de cette longue promenade,
et chercher à nous en rappeler les plaisirs.
Mme N. Dondel du Faouëdic
A travers la Provence & l’Italie, souvenirs de voyage, 1875
Plusieurs lacs attirent encore l’attention, le lac de Fusaro, qui fut le Styx des anciens, prosaïquement renommé
aujourd’hui pour ses huîtres et ses poissons qu’on va manger
tout frais dans un casino établi au milieu de ses ondes. - Le
lac Lucrin, marécageux, presque comblé, mais qui demeure célèbre par l’éruption de Monte Nuovo. Dans l’anse de
Pouzzolles, le lac d’Averne entouré de collines couronnées
de châtaigniers, de vignes et d’o­rangers. Il occupe le fond
d’un cratère, et son nom latin Avernus, du grec Aornon, signifie que les oiseaux n’o­saient s’en approcher à l’époque
cui esalava ancora vapori solforosi. Annibale sulle sue rive sacrificò a Plutone, ed è in questo
luogo che Virgilio pose la scena della discesa di Enea agli inferi.
Diamo un’occhiata anche alla grotta leggendaria della Sibilla di Cuma, Amaltea (del resto ha
varietà di altri nomi), che, in questo luogo sacro, ammetteva solamente l’imperatore a conversare
con lei dei destini del mondo, e che vendette a Tarquinio Prisco i famosi libri Sibillini contenenti
l’avvenire di Roma. La tradizione aggiunge che, consultati nelle grandi circostanze, si trovarono
sempre in questi scritti utili consigli e rivelazioni importanti. Comunque sia, e malgrado la custodia di quindici preti (quindecemviri), incaricati di badare alla loro conservazione, furono bruciati
in un incendio del Campidoglio ottantatre anni prima dell’era cristiana.
La costa insalubre di Baja ed il suo triste castello non danno idea di questi lidi che Orazio celebrava come i più deliziosi dell’universo. Tra Baja e Miseno, trovasi la frazione di Bauli dove
Nerone accolse sua madre Agrippina, e si riconciliò con lei nel momento in cui si preparava a
farla morire. Cesare vi aveva una villa che lasciò ad Augusto.
Salutiamo, prima di lasciare questa terra che tutti gli elementi della natura hanno amato abbellire, le isole affascinanti, poste qui come diamanti sul raso blu del mare che serve loro da scrigno. Catullo, nel suo entusiasmo davanti a questa visione, esclamava: «Sì, queste onde gettano
gioiosi sorrisi alle rive che abbracciano teneramente, e queste stesse rive, piene di canti, di luce,
di profumi, sorridono continuamente all’uomo».
Addio, Procida! Il tuo bel nome risuonerà sempre dolorosamente ad ogni orecchio francese!
Non è alle istigazioni del tuo signore, Giovanni da Procida, che scoppiò a Palermo quella vasta
cospirazione conosciuta sotto il nome di Vespri Siciliani, e in cui ottomila francesi inconsapevoli, senza difesa, furono massacrati il lunedì di Pasqua, 30 marzo 1202, nel momento in cui si
recavano tranquillamente all’ufficio della sera! La tua eco ripete oggi ancora spari, perché in
ogni tempo i discepoli di Nembrod sono venuti a farti una guerra tanto assassina, ma permessa,
inseguendo la piuma ed il pelo sui tuoi fertili monti dove durante gli anni ancora, troveranno
modo di esercitare la loro aspirazione.
Addio, Ischia la grande, ritrovo dei nobili che vengono ad approdare alle tue rive, in barche
inghirlandate di fogliami e di fiori! Addio terra sorridente e poetica che Enea non voleva lasciare
più, e di cui Virgilio ha fatto i Campi Elisi, malgrado gli dei olimpici che ti hanno reso terribile
a causa di Tifeo dalle cento teste, il re dei giganti, condannato a gemere eternamente sotto il tuo
peso. Ma un ricordo più dolce e più vero di quelli della favola si lega a questi luoghi. È ad Ischia
sans doute où il ex­halait encore des vapeurs sulfureuses. Annibal sur ses bords sacrifia à Pluton, et c’est en cet endroit
que Vir­gile place la scène de la descente d’Enée aux enfers.
Donnons aussi un coup d’oeil à la grotte légendaire de la Sibylle de Cumes, Amalthée (du reste elle a quantité d’autres
noms) qui, dans ce lieu sacré, n’admettait que l’empereur
seul à converser avec elle des destinées du monde, et qui
vendit à Tarquin l’Ancien les fameux livres Sibyllins qui
contenaient l’avenir de Rome. — La tradition ajoute que,
consultés dans les grandes circonstances, on trouva toujours
dans ces écrits d’u­tiles avis, et des révélations importantes.— Quoi qu’il en soit, et malgré la garde des quinze prêtres (quindecemvirs) chargés de veiller à leur conservation,
ils furent brûlés dans un incendie du Capitole quatre-vingt
trois ans avant l’ère chrétienne.
La côte insalubre de Baja (Baies) et son triste châ­teau ne
donnent guère idée de ce rivage qu’Horace célébrait comme
le plus délicieux de l’univers. Entre Baja et Misène, se trouve
le hameau de Bauli où Néron accueillit sa mère Agrippine, et
se réconcilia avec elle au moment où il se préparait à la faire
périr. César y avait une villa qui passa à Auguste.
Saluons, avant de quitter cette terre que tous les éléments
de la nature se sont plu à embellir, saluons les îles charmantes, jetées comme des diamants sur du satin bleu, dans la mer
qui leur sert d’écrin. Catulle, dans son enthousiasme devant
ce tableau, s’écriait : «Oui, ces ondes jettent de joyeux éclats
de rire aux rivages qu’elles enlacent tendrement, et ces rivages eux-mêmes, pleins de chants, de lumière, de parfums,
sou­rient perpétuellement à l’homme».
Adieu, Procida ! Ton joli nom résonnera toujours douloureusement à toute oreille française ! N’est-ce pas aux instigations de ton seigneur, Jean de Procida, qu’é­clata à Palèrme cette vaste conspiration connue sous le nom de Vêpres
siciliennes, et où huit mille Français sans défiance, comme
sans défense, furent massacrés le lundi de Pâques, 30 mars
1202, au moment où ils se rendaient tranquillement à l’office
du soir! Aujourd’hui tes échos répètent encore des coups de
feu, car de tous temps les disciples de Nembrod sont venus
te faire une guerre aussi meurtrière, mais per­mise, courant
la plume et le poil sur tes monts fertiles où pendant bien
des années encore, ils trouveront am­plement à exercer leur
adresse.
Adieu, Ischia la grande, rendez-vous des élégants qui
viennent aborder tes rives, dans des barques enguir­landées
de feuillages et de fleurs! Adieu terre souriante et poétique
qu’Enée ne voulait plus quitter, et dont Virgile a fait les
Champs-Elysées, malgré les dieux olympiques, qui t’ont
rendue terrible pour Typhée aux cent têtes, le roi des géants,
La Rassegna d’Ischia 1/2008
27
che Vittoria Colonna, la musa di Michelangelo, visse in un caro ritiro, nel mezzo dei godimenti
dello spirito, e circondata dalla stima e dall’affetto di tutti i suoi contemporanei, che affascinò
spesso per le elette ispirazioni di una tenera poesia.
Addio Capri, dal vino delizioso, dai fiori odorosi! La tua flora lussureggiante ricopre le rovine
dei dodici palazzi dove Tiberio, di cui la storia ci ha lasciato una oscura immagine, veniva ad
allietarsi nell’orgia. Il suo ricordo detestabile ed aborrito vola sull’ala dei tuoi profumi... Barbarossa, anche lui, volle avere un palazzo sulle tue più alte cime; ma il tempo che distrugge tutto
l’ha gettato nell’oblio. Parlaci solamente della Francia, e la tua celebre roccia racconti l’attacco
glorioso che il generale Lamarque, al principio del secolo, tentò contro gli inglesi comandati da
sir Hudson Lowe e rinserrati nel tuo forte, considerato fino allora come imprendibile. Allora la
vittoria sorrideva al nostro esercito che venne a piantare sui tuoi muri la sua bandiera trionfante,
ed aggiunse un fiorone di più alla corona che intesseva attraverso l’Europa!
L’isola di Capri interamente cinta di rocce calcaree a picco, e che sembra traforata nel suo
contorno da quattro grotte di una immensa profondità, offre solamente due punti per l’approdo
delle barche ed una sola rampa per scalarla, molto erta, molto stretta, e composta di cinquecentotrentasei gradini tagliati nella roccia. Ma ciò che la rende celebre, ciò che attira tutti i viaggiatori,
è la sua grotta azzurra, vero incantesimo, situata a metà strada tra la punta occidentale dell’isola
e la Marina, dove si prende la piccola barca necessaria per questa spedizione.
L’entrata della grotta, irta di rupi, dove il fragile battello si trova sballottato come in una tempesta, è così stretta e così bassa che bisogna coricarsi quasi nella navicella, mentre l’onda la spinge
e le fa superare l’apertura. Si intravede il cielo per un istante, poi nient’altro che una grossa roccia
che sembra pesare sul petto. Involontariamente si chiudono gli occhi e ci si rannicchia al fondo.
- Ma rialzandosi, quale risveglio e quale abbagliamento! «Il mare non ha più che una respirazione dolce e silenziosa come quella di un lago». Siete in una vasta grotta di cinquantuno metri
di lunghezza su ventisei di larghezza, una dimora di fate, un palazzo di sirene, dove gli occhi
abbagliati ed affascinati si credono bene piuttosto il giocattolo di un sogno che gli eletti di una
deliziosa realtà. Dopo questo primo momento di ammirazione e di stupore, uno dei rematori si
getta a nuoto, e muovendo le acque che fa imbiancare leggermente e schiumare alla superficie,
vi permette di comprendere il blu ammirevole di questo antro profondo.
condamné à gémir éternel­lement sous le poids de tes voûtes
profondes. Mais un souvenir plus doux et plus vrai que ceux
de la fable s’attache à ces lieux. C’est à Ischia que Vittoria
Colonna, la muse de Michel-Ange, vécut dans une chère retraite, au milieu des jouissances de l’esprit, et entou­rée de
l’estime et de l’affection de tous ses contempo­rains, qu’elle
charma souvent par les gracieuses ins­pirations d’une tendre
poésie.
Adieu Capri, au vin délicieux, aux fleurs embau­mées !
Que ta Flore luxuriante recouvre les ruines des douze palais
où Tibère, dont l’histoire nous a tracé une si sombre image,
venait se vautrer dans l’orgie. Que son souvenir détestable et
abhorré s’envole sur l’aile de tes parfums... Barberousse, lui
aussi, voulut avoir un palais sur tes plus hautes cimes ; mais
le temps qui balaie tout l’a jeté à son tour dans l’oubli. Parlenous seulement de la France, et que ton rocher célèbre raconte l’attaque glorieuse que le général Lamarque, au commencement du siècle, tenta contre les Anglais commandés
par sir Hudson Lowe et retran­chés dans ton fort, regardé jusque là comme imprena­ble. Alors la victoire souriait à notre
armée, qui vint planter sur tes murs son drapeau triomphant,
et ajouter un fleuron de plus à la couronne qu’elle tres­sait à
travers l’Europe !
L’île de Capri, autrefois Caprée, entièrement entou­rée de
rochers calcaires à pic qu’elle couronne, et qui paraît découpée dans son contour par quatre grottes d’une profondeur im-
28 La Rassegna d’Ischia 1/2008
mense, n’offre que deux points pour l’abordage des bateaux
et une seule rampe pour l’escalader, bien raide, bien étroite,
et composée de cinq cent trente-six degrés taillés dans le roc.
Mais ce qui la rend célèbre, ce qui attire tous les voyageurs,
c’est sa grotte d’azur, véritable féerie, située à moitié chemin, entre la pointe occidentale de l’île et la Marina, où l’on
prend la petite barque nécessaire pour cette expédition.
L’entrée de la grotte, hérissée de rochers, où le frêle esquif
se trouve ballotté comme dans une tempête, est si étroite et si
basse qu’il faut presque se coucher dans la nacelle, pendant
que la vague la pousse et lui fait franchir l’ouverture. On entrevoit le ciel un instant, puis plus rien qu’un gros rocher qui
semble peser sur la poitrine. - Involontairement on ferme les
yeux et l’on se blottit tout au fond. - Mais en se relevant, quel
réveil et quel éblouissement ! «La mer n’a plus qu’une respiration douce et silencieuse comme celle d’un lac». Vous êtes
dans une vaste grotte de cin­quante-un mètres de long sur
vingt-six de large, une demeure de fées, un palais de sirènes,
où les yeux éblouis et fascinés se croient bien plutôt le jouet
d’un rêve que les élus d’une délicieuse réalité. Après ce premier moment d’admiration et.d’étonnement, un des rameurs
se jette à la nage, et battant les eaux qu’il fait légèrement
blanchir et écumer à la surface, vous per­met de comprendre
le bleu admirable de cet antre pro­fond.
Contessa di Chastellux
nata De Damas
Viaggio in Italia, 1834
Una bella barca si dondola sul mare, a quattro passi dalla nostra casa; saliamo,
e quattro rematori ci conducono verso l’isola di Ischia; un vento molto lieve,
raccolto dalle nostre piccole vele, tempera il caldo di un bel sole degli ultimi
giorni di ottobre. Costeggiamo Mergellina, passiamo davanti al pittoresco palazzo della regina Giovanna posto su delle volte dove l’acqua del mare viene
a gorgogliare e cinto di piante rampicanti; le case di campagna si succedono
davanti ai nostri occhi. Rasentiamo la roccia che si chiama Scuola di Virgilio, e
dove abita un vecchio eremita la cui figura si addice al quadro. Dopo la punta di
Posillipo appaiono l’isola di Nisita, la sua torre, il suo forte bianco splendente,
il suo lazzaretto per il quale si costruirono un porto ed un molo, Pozzuoli, Baia,
il capo Miseno. Lasciamo Procida alla nostra sinistra.
La cittadella di Ischia sulla quale sventola la bandiera reale di Napoli, è costruita sopra una roccia nera, scoscesa, staccata dalla riva ed unita alla città con
un molo. Su questa roccia imponente ci sono anche la cattedrale, il palazzo
episcopale, un convento e parecchie case.
Entriamo nel porto; ci avevano scorto da lontano. La folla ci cinge, ci soffoca
e vocifera portandoci degli asini sellati di cui ci affrettiamo ad approfittare per
lasciare questa rumorosa capitale dell’isola. Ha quattromila abitanti, belle case,
ed è lastricata in lastroni di lava, così come la strada che seguiamo. La nostra
passeggiata offre ad ogni passo i più sorprendenti contrasti, i punti di vista più
vari ed i più pittoreschi. I fianchi dell’Epomeo, alta e maestosa montagna che si
eleva al centro dell’isola, hanno vomitato torrenti di lava i cui enormi mucchi
sono accumulati su una lunghezza di un miglio e mezzo, dal cratere spento fino
al mare. La catastrofe sembra di ieri, e tuttavia ha avuto luogo cinque secoli fa.
Accanto a questo caos, a questi neri cumuli di scorie che respingono fino al più
piccolo filo di erba, si vede la più ricca vegetazione coprire le colline, abbellire
i valloni, infilarsi nelle brusche disuguaglianze di questo suolo bizzarramente
formato. La lava è dovunque; ma, a seconda che resta a nudo o che si riveste di
un strato di terra, è orrendamente sterile o di una piacevole fertilità. Bei vigneti,
foreste di castagni, crescono sulle pendenze stesse del temibile Epomeo; bei
Mme La Comtesse de Chastellux
née De Damas
Voyage en Italie, 1834
Une jolie barque se balance sur la mer, à quatre pas de notre maison ; nous y montons, et quatre rameurs nous dirigent
vers l’île d’Ischia; un vent très léger, recueilli par nos petites
voiles, tempère la chaleur d’un beau soleil des derniers jours
d’octobre. Nous côtoyons Mergellina, nous passons devant
ce pittoresque palais de la reine Jeanne posé sur des voûtes
où l’eau de la mer vient bouillonner et couronné de plantes
grim­pantes ; les maisons de campagne se succèdent devant
nos yeux. Nous rasons le rocher qu’on nomme Scuola di
Virgilio, et où habite un vieil ermite, dont la figure sied au
tableau. Après la pointe de Pausilippe apparaissent l’île de
Nisita, sa tour, son fort éclatant de blancheur, son la­zaret
pour lequel on construit un port et un môle percé, Pouzzoles,
Bayes, le cap Misène. Nous laissons Procida à notre gauche.
La citadelle d’Ischia, sur laquelle flotte l’éten­dard royal de
Naples, est bâtie au haut d’un rocher noir, escarpé, détaché
du rivage et joint à la ville par une jetée. Sur ce rocher imposant sont placés aussi la cathédrale, le palais épiscopal, un
couvent et plusieurs maisons.
Nous entrons dans le port; on nous avait aperçus de loin.
La foule nous entoure, nous étouffe et vocifère en nous amenant des ânes sellés dont nous nous hâtons de profiter pour
quitter cette bruyante capitale de l’île. Elle a quatre mille habitants, de jolies maisons, et elle est pavée en dalles de lave,
ainsi que la route que nous suivons. Notre promenade nous
offre à chaque pas les plus frappants contrastes, les points
de vue les plus variés et les plus pitto­resques. Les flancs de
l’Epomeo, haute et majestueuse montagne qui s’élève au
centre de l’île, ont vomi des torrents de lave dont les énormes monceaux sont entassés sur une longueur d’un mille et
demi, depuis le cratère éteint jusqu’à la mer. La catastrophe
semble d’hier, et cependant elle a eu lieu il y a cinq siècles. A
côté de ce chaos, de ces noirs amoncellements de scories qui
repoussent jusqu’au moindre brin d’herbe, on voit la plus
riche végétation couvrir les collines, embellir les vallons,
se glisser dans les brusques inégalités de ce sol bizarrement
formé. La lave est partout; mais selon qu’elle reste à nu ou
qu’elle se revêt d’une couche de terre, elle est hideusement
stérile ou d’une ravissante fertilité. Sur les pentes mêmes du
redoutable Epomeo croissent de beaux vignobles, des forêts
de châtaigners ; de jolis villages se montrent à demi cachés
par des bois de myrtes; des maisons isolées élèvent leurs
toits blancs et plats au milieu des orangers, des grenadiers,
La Rassegna d’Ischia 1/2008
29
villaggi si mostrano mezzo nascosti dai boschi di mirti; alcune case isolate elevano i loro tetti
bianchi e piatti nel mezzo degli aranci, dei granati, dei mandorli, degli allori. L’aloe coperto di
spine serve da siepe nei campi.
Ci fermiamo vicino ad un piccolo lago per acquistare dei frutti di mare; il re possiede a poca
distanza un casino. Visitiamo le acque minerali di Gurgitello, dove si sono costruito delle stufi ed
un ospedale. Ci sono nell’isola parecchi stabilimenti di questo genere che attirano molti bagnanti.
Apprezzai una sorgente quasi bollente, ed un’altra tiepida e salata.
Eccoci giunti sull’alta collina del Sentinella, dove troviamo un albergo mobiliato con cura e
con tutti i conforti di una deliziosa casa di campagna. Un vasto orizzonte si spiega intorno a noi.
Da un lato il mare, e le sue belle rive e le sue isole; il quadro è diviso in parecchi piani: gli uni
ben distinti, gli altri in una lontananza vaporosa. Procida con le sue rocce coronate di bianche
case; Capri lontano si eleva sui flutti splendenti, come un cono di un blu purpureo; Pandataria,
luogo di confino dei Romani, dove Augusto relegò sua figlia Giulia, e Caligola le sorelle; la costa
di Gaeta, le punte di Miseno e di Posillipo, Torre del Greco, il Vesuvio. Vicino a noi, una riva
dentellata, irta di rocce di lava, di profondi burroni, di begli alberi. Siamo ai piedi dell’Epomeo;
la sua cima è biancastra e solforosa, i suoi fianchi sono boscosi; la sua base è rivestita del più
fresco verde e di molteplici abitazioni; il fogliame si apre per lasciare vedere qua e là i campanili dei villaggi. La nostra locanda è cinta da lunghi pergolati, da cui pendono sopra le nostre
teste splendidi grappoli di un’uva matura e zuccherata. La vendemmia è cominciata ed anima il
paesaggio: si porta l’uva alla pressa, mettendo da parte quella più bella che copre i terrazzi e le
gallerie della casa per seccare al sole. Il vino è la principale ricchezza dell’isola; se ne esportano
ogni anno più di cinquantamila tonnellate; ma il nostro ospite si lamentava con noi della sua
mediocre qualità, che attribuiva unicamente all’ignoranza dei buoni metodi per portarla alla perfezione di cui è suscettibile. Le donne allevano i bachi da seta e filano i filamenti dell’agave, una
specie di aloe, per farne tessuti e funi.
L’isola di Ischia ha diciotto miglia di circuito e ventiquattromila abitanti. È evidente che è
stata formata interamente dalle terribili eruzioni dell’Epomeo, vomitato esso stesso dal fondo del
mare, siccome il Monte Nuovo dal lago Lucrino. Dall’anno 1302 il vulcano tace, ma frequenti
terremoti attestano la presenza dei fuochi sotterranei. Il più recente ebbe luogo sei anni fa; ha
lasciato delle tracce disastrose nell’affascinante villaggio di Casamicciola di cui vedemmo i muri
lesionati e le case puntellate. (1)
des amandiers, des lauriers-roses. L’aloès armé de piquants
sert de haie dans les champs.
Nous nous arrêtons près d’un petit lac pour acheter des
coquillages ; le roi a un casin à peu de distance. Nous visitons les eaux minérales de Gurgitello, où l’on a construit des
étuves et un hôpital. Il y a dans l’île plusieurs établissements
de ce genre, qui y attirent beaucoup de baigneurs. Je goûtai
une source presque bouillante, et une autre tiède et salée.
Nous voilà parvenus sur la haute colline de la Sentinella,
où nous trouvons une auberge meu­blée avec recherche et offrant tous les agréments d’une délicieuse maison de campagne. Un vaste horizon s’y déploie autour de nous. D’un côté
c’est la mer, et ses beaux rivages et ses îles ; le tableau est
divisé en plusieurs plans : les uns distincts, les autres dans
un lointain vaporeux. Procida avec ses rochers couronnés
de maisons blanches ; Caprée dans le lointain s’élevant sur
les flots resplendissants, comme un cône d’un bleu pourpré
; Pandataria, lieu de bannissement des Romains, où Auguste
relégua sa fille Julie, et Caligula ses sœurs ; la côte de Gaëte,
les pointes de Misène et de Pausilippe, Torre del Greco, le
Vésuve. Près de nous, une rive dentelée, héris­sée de rochers
de lave, de profonds ravins, de beaux arbres. Nous sommes
au pied de l’Epomeo; sa cime est blanchâtre et sulfureuse,
ses flancs sont boisés ; sa base est revêtue de la plus fraîche
30 La Rassegna d’Ischia 1/2008
verdure et d’une foule d’habitations ; le feuillage s’entrouve
pour laisser voir ça et là de jolis clo­chers de villages. Notre
auberge est entourée de longues treilles, d’où pendent audessus de nos tê­tes de superbes grappes d’un raisin muret
sucré. La vendange est commencée et anime le pay­sage :
on porte le raisin au pressoir, en mettant à part le plus beau,
qui couvre les terrasses et les galeries de la maison pour sécher au soleil. Le vin est la principale richesse de l’île ; on
en exporte tous les ans plus de cinquante mille ton­neaux ;
mais notre hôte s’affligeait avec nous de sa médiocre qualité, qu’il attribuait uniquement à l’ignorance des bonnes
méthodes pour l’ame­ner à la perfection dont il est susceptible. Les femmes élèvent des vers à soie et filent les fila­ments
de l’agave, espèce d’aloès, pour en faire des tissus et des
cordages.
L’île d’Ischia a dix-huit milles de tour et vingt-quatre mille
habitants. Il est évident qu’elle a été formée tout entière par
les terribles éruptions de l’Epomeo, vomi lui-même du fond
de la mer, comme le Monte Nuovo du lac Lucrin. Depuis
l’an 1302, le volcan se tait, mais de fréquents tremblements
de terre attestent la présence des feux souterrains. Le plus récent eut lieu il y a six ans ; il a laissé des traces désastreuses
dans le charmant village de Casamicciola, dont nous vîmes
Forse Enea approdò ad Ischia prima di scendere a Cuma, ed è forse a lui che si deve l’antico
nome di Enaria. Nei primi secoli di Roma, coloni venuti dall’Eubea, e da altri parti di Siracusa
furono scoraggiati successivamente dai terribili terremoti e dagli sconvolgimenti vulcanici. Più
tardi i Romani si stabilirono nelle isole Pitecusane, come le si chiamava allora. Si trovano dei
frammenti di stile greco, etrusco e romano. Si riconoscono le graziose forme dei vasi antichi nei
vasellami di cui visitammo una considerevole fabbrica.
Riprendemmo i nostri asini per andare a Foria, seconda città dell’isola, due volte più popolata
e più ricca della capitale. È localizzata su un promontorio, e le viste di mare sono splendide.
Tranne la canzone del vendemmiatore, regna una specie di silenzio in tutte le campagne che si
attraversano; non esiste nessuna automobile nell’isola, non un cavallo, non una mucca, non una
pecora. Tutti i trasporti si fnano ad asino. Mischiammo del latte di capra al tè che prendemmo
la sera. Ci servirono pesci eccellenti, ed io assaggiai per la prima volta il frutto un poco insipido
del cactus o fico di India che stendeva vicino a noi le sue foglie spesse e spinose. Il sole era al
tramonto; il mare era ancora luminoso. Le ombre dell’Epomeo si assottigliavano a poco a poco;
la luna si alzò e ci mostrò gli oggetti sotto un aspetto del tutto nuovo. La calma che ci portava ad
un dolce raccoglimento fu interrotta dai suoni di una chitarra, di un flauto, di un triangolo; l’aria
della Tarantella si fa sentire, i ballerini e le ballerine accorrono, e si mettono in molle movimento
al chiaro di luna con infaticabile allegria. Questo gruppo di musicisti, questa danza animata,
questo bel paesaggio illuminato da una bianca luce, questa punta dell’Epomeo che si drizza al di
sopra di noi. Posso soltanto indicare ciò che mi affascina ancora quando mi riferisco a questa deliziosa serata. La vidi finire a malincuore, ed io ero in piedi al levar del sole che ben dava risalto
anche a questi freschi paesaggi ed agli aspetti lontani.
Le donne portano un corsetto aperto, rosso o verde, fasciato di galloni di oro; un foulard quadrato di grossa mussola ricamato con filamenti di agave copre la loro testa e ricada come un velo
sulle loro spalle. Portano orecchini di oro di gran pregio e di ottima fattura.
Una bella passeggiata ci riportò al porto di Ischia, dove la nostra barca ci aspettava. Ci condusse a Procida la cui riva è molto scoscesa. I suoi seimila abitanti sono quasi tutti pescatori; si
costruiscono grandi barche. Percorremmo un’altura sulla quale si ergono un forte ed un castello
regio; la vista è magnifica, e ci ricompensò un poco della stanchezza. Le donne di Procida hanno
les murs fondus et les maisons étayées.
Peut-être Énée aborda-t-il à Ischia avant de descendre à
Cumes, et peut-être est-ce à lui qu’elle dut son ancien nom
d’Enaria. Dans les premiers siècles de Rome, des colons
venus de l’Eubée, et d’autres partis de Syracuse furent successivement découragés par d’affreux trem­blements de terre
et des bouleversements volca­niques. Plus tard les Romains
s’établirent dans les îles Pithécusiennes, comme on les nommait alors. On y trouve des fragments des styles grec, étrusque et romain. On reconnaît la forme gra­cieuse des vases
antiques dans les poteries, dont nous visitâmes une fabrique
considérable.
Nous reprîmes nos ânes pour aller à Foria, seconde ville de
l’île, deux fois plus peuplée et plus riche que la capitale. Elle
est située sur un promontoire, et les vues de mer sont superbes.
Sauf la chanson du vendangeur, il règne une sorte de silence
dans toutes les campagnes qu’on traverse ; il n’existe aucune
voiture dans l’île, pas un cheval, pas une vache, pas une brebis. Tous les transports se font à âne. Nous mêlâmes du lait
de chèvre au thé que nous prîmes le soir. On nous servit des
poissons excellents, et je goûtai pour la première fois le fruit
un peu fade du cactus ou figuier d’Inde, qui étalait près de
nous ses feuilles épaisses et épineuses. Le soleil se couchait
; la mer était encore lumineuse. Les teintes de l’Epomeo
s’assombrissaient peu à peu ; la lune se leva et nous montra
les objets sous un aspect tout nouveau. Le calme qui nous
portait à un doux recueillement fut interrompu par les sons
d’une guitare, d’une flûte, d’un triangle ; l’air de la Tarantella se fait entendre, les danseurs et danseuses accourent, et se
mettent en mou­vement au clair de lune avec une infatigable
gaîté. Ce groupe de musiciens, cette danse ani­mée, ce beau
paysage éclairé par une si blanche lumière, cette pointe de
l’Epomeo se dressant au-dessus de nous. Je ne puis qu’indiquer ce qui me charme encore quand je me reporte à cette
délicieuse soirée. Je la vis finir à regret, et j’étais debout au
lever du soleil qui sieyait bien aussi à ces frais paysages et
aux aspects lointains.
Les femmes portent un corset ouvert, rouge ou vert, bordé
de galons d’or ; une pièce carrée de grosse mousseline au fil
d’agave avec des bro­deries couvre leur tête et retombe en
voile sur leurs épaules. Elles ont des boucles d’oreilles en or
d’un grand prix et d’un charmant travail.
Une jolie promenade nous ramena au port d’Ischia, où notre
barque nous attendait. Elle nous conduisit à Procida, dont
le rivage est très escarpé. Ses six mille habitants sont presque tons pêcheurs ; on y construit de grandes bar­ques. Nous
gravîmes une hauteur sur laquelle sont situés un fort et un
château royal ; la vue est magnifique, et nous dédommagea
d’un peu de fatigue. Les femmes de Procida ont un cos­tume
La Rassegna d’Ischia 1/2008
31
un costume quasi greco: una redingote fluttuante e corta, di raso per l’estate e di
drappo per l’inverno. Un fazzoletto di seta è annodato sulla loro testa.
Invano i nostri marinai coprirono con sette vele la nostra navicella; nessun soffio
di vento venne a prestar loro soccorso. Passammo vicino ad una tonnara. Delle barche ferme tracciavano un vasto quadrato chiuso dalle reti. Oh! quale piacere arrivare
a Napoli per mare e contemplare a piacimento, fosse anche per la ventesima volta,
questa visione unica al mondo.
Magasin pittoresque,
1843
Ischia, che sembra dondolarsi nel mezzo di un mare azzurro, di fronte alle fertili
campagne di cui Virgilio ha fatto i Campi Elisi; la bella, la poetica Ischia, non è
lontana da Napoli che alcune ore di viaggio: è la più grande isola del golfo. La si
chiamava una volta, Pythecuse; i poeti della Grecia e di Roma l’hanno indicata sotto
il nome di Inarima. Sono appena trecento anni che la si chiama Ischia. Gli Eritresi
sono stati i suoi primi abitatori; ma le frequenti e terribili eruzioni dell’Epomeo,
cono vulcanico la cui altezza è uguale a quella del Vesuvio, la spopolarono, ed essa
restò disabitata fino all’anno 450 a. C. In questa epoca, i Romani vi fondarono degli
stanziamenti e la conservarono fino al regno di Augusto. Questo principe la concesse
ai Napoletani in cambio dell’isola di Capri. Da questo tempo, Ischia seguì il destino
di Napoli.
Nel 1302, la città fu distrutta da una nuova eruzione dell’Epomeo. Nel 1441, Alfonso di Aragona, essendosene impossessato, cacciò tutti gli uomini, e, per malvagia
tirannia, li sostituì nelle loro famiglie con i soldati catalani e spagnoli.
Oggi, Ischia è la meta preferita del bel mondo di Napoli. Le sue acque termali, i
suoi bagni, le sue stufe, la dolcezza del suo cielo, le magnificenze della sua vegetazione ne hanno fatto un luogo di riposo e di delizie, dove accorrono in gran numero
tutti i nobili di Napoli con barche veloci ornate di foglie e di fiori.
Alcuni poeti, incantati dalle bellezze di Ischia, le hanno cantato in versi armoniosi.
Dell’isola e del golfo intero Lamartine ha detto:
L’Oceano, innamorato di questi placidi lidi,
Calma, baciando i loro piedi, i suoi tempestosi impeti;
presque grec : une redingote flottante et courte, de satin pour
l’été et de drap pour l’hiver. Un mouchoir de soie est noué
sur leur tête.
C’est en vain que nos matelots couvrirent de sept voiles
notre nacelle ; aucun souffle de vent ne vint leur prêter secours. Nous passâmes près d’une pêche de thon. Des barques immobiles traçaient un vaste carré fermé par des filets.
Oh ! quel plaisir d’arriver à Naples par mer et de contempler
à loisir, fût-ce pour la vingtième fois, ce coup d’oeil unique
au monde.
Magasin pittoresque, 1843
Ischia, qui semble se balancer, au milieu d’une mer
d’azur, en face de ces campagnes souriantes dont Virgile a
fait les Champs-Elysées ; la belle, la poétique Ischia n’est
éloignée de Naples que de quelques heures de marche:
c’est la plus grande île du golfe. Autrefois, on l’appelait Pythecuse; les poètes de la Grèce et de Rome l’ont désignée
sous le nom d’Inarima. Il y a trois cents ans à peine qu’on
la nomme Ischia. Les Eritréens ont été ses premiers habitants ; mais les fréquentes et terribles éruptions de l’Epomée,
32 La Rassegna d’Ischia 1/2008
cône vol­canique, dont la hauteur égale celle du Vésuve, la
dépeu­plèrent, et elle resta inhabitée, jusqu’à l’an 450 avant
Jésus-Christ. A cette époque, les Romains y fondèrent des
établis­sements et la gardèrent jusqu’au règne d’Auguste. Ce
prince l’échangea avec les Napolitains contre l’ île de Capri.
Depuis ce temps, Ischia suivit la destinée de Naples.
En 1302, la ville fut détruite par une nouvelle éruption de
l’Epomée. En 1441, Alphonse d’Aragon s’en étant emparé,
chassa tous les hommes, et, par une exécrable ty­rannie, les
remplaça dans leurs familles par des soldats catalans et espagnols.
Aujourd’hui, Ischia est le rendez-vous du beau monde de
Naples. Ses eaux thermales, ses bains, ses étuves, la douceur
de son ciel, les magnificences de sa végétation en ont fait
un lieu de repos et de délices, où tout ce que Na­ples compte
d’élégants et d’oisifs accourt en foule sur des barques rapides ornées de feuillage et de fleurs.
Quelques poètes, ravis des beautés d’Ischia, les ont chan­
tées dans des vers harmonieux; c’est d’elle et du golfe en­tier
que Lamartine a dit :
L’Océan, amoureux de ces rives tranquilles,
Calme, en baisant leurs pieds, ses orageux transports;
E, stringendo nelle sue braccia questi golfi e queste isole,
Col suo umido alito ne rinfresca le rive.
..........................................................................
Adesso sotto il cielo tutto riposa o tutto ama.
L’onda ondulando viene a dormire sul bordo;
Il fiore dorme sul suo gambo, e la natura stessa
Sotto la volta della notte si raccoglie e s’addormenta.
Il delizioso paesaggio di Ischia è stato compreso perfettamente da Karl Girardet. I nostri lettori hanno avuto già spesso l’opportunità di apprezzare il talento di questo giovane artista. La sua
arte pittorica è semplice; non vi si trovano effetti urtanti e di messinscena teatrale; si avverte un
sincero amore della natura che commuove ed affascina. Nelle arti, il cuore è un grande maestro;
si piangerà sempre se si dipinge con emozione; un paesaggio dipinto da un ricordo, con l’aiuto
di schizzi, in un momento di dolce fantasticheria, spesso parlerà all’anima sorpresa più di uno
studio disegnato secondo natura con un’esattezza geometrica; la fedeltà non rovina tuttavia mai
niente: essa si allea in un modo molto felice col sentimento poetico nei quadri di Girardet.
Et, pressant dans ses bras ces golfes et ces îles,
De son humide haleine en rafraichit les bords.
..........................................................................
Maintenant sous le ciel tout repose ou tout aime.
La vague en ondulant vient dormir sur le bord;
La fleur dort sur sa tige, et la nature même
Sous le dais de la nuit se recueille et s’endort.
Le délicieux paysage d’Ischia a été parfaitement compris
par M. Karl Girardet. Nos lecteurs ont eu souvent déjà l’occasion d’apprécier le talent de ce jeune artiste. Sa pein­ture
est simple; on n’y trouve point d’effets heurtés et de mise en
scène théâtrale; on y sent un sincère amour de la nature qui
émeut et charme. Dans les arts, le cœur est un grand maître:
on plaira toujours si on compose avec émotion; un paysage
peint de souvenir, à l’aide de croquis, dans un moment de
douce rêverie, parlera souvent plus à l’âme surprise qu’une
étude dessinée d’après nature avec une exactitude géométrique; la fidélité cependant ne gâte jamais rien: elle s’allie
d’une manière très heureuse avec le sentiment poétique dans
le tableau de M. Girardet.
1) La Contessa di Chastellux fa riferimento al terremoto del 2 febbraio 1828 che, secondo le cronache, fu veramente disastroso. A Casamicciola crollarono molte case, seppellendovi 28 persone. A Forio e a Lacco furono lesionati parecchi fabbricati.
L’Epomeo franò in varie parti. La scossa si ripetè il 14 febbraio: a Casamicciola furono lesionate altre case, al Fango si ebbe la
comparsa di nuove fumarole.
Traduzioni di Raffaele Castagna
M. Karl Girandet - Vista dell’isola d’Ischia, 1843
La Rassegna d’Ischia 1/2008
33