il nuorese - Sardegna Turismo
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il nuorese - Sardegna Turismo
Andrea Campagna IL NUORESE Territorio eterogeneo, il Nuorese: vi confluiscono zone geografiche e culture diverse. Unificate però dai sapori forti e genuini della cucina agro-pastorale, che trae dalla terra e dal ritmo delle stagioni i suoi principali piatti. Il porcetto arrosto, la pecora bollita, i salumi e le innumerevoli varietà di pecorino, il mitico Cannonau: segni d’una cultura antica che non cessa di elargire generose emozioni. 69 PANORAMA - NUORESE PANORAMA - NUORESE Antonio Saba Particolare della maschera di legno di un Mamuthone, figura tradizionale del carnevale di Mamoiada, nel cuore della Barbagia. In questo antichissimo rituale dodici Mamuthones, i “vinti”, sfilano in corteo danzando per le strade del paese sferzati da otto Issohadores, i “vincitori”. Oltre alla maschera indossano “mastruca” (la giacca di pelle di pecora dei pastori) e campanacci. Resta ancora avvolto dal mistero il significato di questo rito che potrebbe ricollegarsi alla rievocazione di un evento militare o a un culto pagano. Nevio Doz Gianmario Marras PANORAMA - NUORESE Sopra: le caratteristiche stradine del quartiere di Sa Costa, a Bosa, si inerpicano fino al castello dei marchesi Malaspina. Grazie alla favorevole posizione nella fertile valle del Temo, la cittadina sulla costa occidentale della Sardegna vanta una storia millenaria, scritta nei suoi monumenti. Sotto: Cala di Luna, nel golfo di Orosei. Questo scenario che rievoca i mari del Sud “nasconde” nei canali sommersi della costa gli ultimi esemplari di foca monaca. Gianmario Marras Gianmario Marras Sopra: scena di vita agreste nelle campagne di Orgosolo, ai piedi del Supramonte. In questa zona sono diffusi i vigneti di Cannonau, da cui si ricava il tipico vino corposo della zona. Sotto: i murales dipinti sulle caratteristiche case basse di pietra a Orgosolo, nella Barbagia di Ollolai, raccontano le vicende di questo centro agricolo e delle ingiustizie subite dai suoi abitanti. PANORAMA - NUORESE PANORAMA - NUORESE 74 Nevio Daz Gianmario Marras In questa foto: i Tenores de Bitti, uno dei gruppi vocali grazie al quale si perpetua la tradizione del “canto a tenore”, l’espressione musicale più arcaica della Sardegna centrale. A destra: nella natura aspra e selvaggia della valle del Lanaitto, ai piedi del Supramonte, c’è ancora chi si dedica alla pastorizia seguendo tecniche e stili di vita di un lontano passato. 75 Nuorese DALLA CUCINA DEI PASTORI A QUELLA DEL MARE Piatti scanditi dall’alternarsi delle stagioni nelle zone dell’interno, fragranti prodotti del mare sulla costa: il tutto arricchito da una forte identità e da una meravigliosa ospitalità Antonio Saba Tra le prelibatezze offerte dalla cucina delle zone interne del Nuorese è d’obbligo provare su filindeu, una minestra fatta con pezzi di pane carasau e formaggio fresco filante, così come i maccarrones de busa, bucatini di pasta fresca fatta a mano (sopra) o, se preferite, i saporiti culungiones, ravioli ripieni di ricotta (pagina accanto, in basso); tra i secondi non può mancare, naturalmente, il porcellino da latte allo spiedo, piatto-emblema dell’isola (pagina accanto, in alto). 76 ane e casu e binu a rasu” (pane, formaggio e vino in abbondanza), recita un detto sardo. Un’espressione che spiega bene il rapporto dei sardi, in particolare quelli dell’interno, con il cibo. Un’alimentazione semplice ma ricca al tempo stesso per varietà di prodotti e ricette che ogni singola zona è in grado di offrire. Molte di queste davvero antiche: tramandate di generazione in generazione, continuano a conservare immutati sapori che hanno resistito alla modernità imperante di cibi precotti, veloci e senza gusto, all’insegna di una completa omogeneizzazione e annullamento delle singole identità. È proprio l’identità che nel Nuorese rimane un punto forte: nella lingua come nelle tradizioni e nel folclore, e naturalmente in cucina. Un territorio senza dubbio eterogeneo, il Nuorese: in esso confluiscono zone geografiche (Mandrolisai, Barbagia, Sarcidano, Marghine e Planargia) e culture diverse, ognuna con peculiarità sue proprie, in grado da sole di fare scuola, ma anche con alcune caratteristiche comuni capaci di rispecchiare a tavola quella che è stata e che continua ad essere la sua economia prevalente, essenzialmente pastorale e agricola. Ovunque dominano sapori forti e genuini che per essere gustati a fondo devono essere consumati nel territorio dove sono prodotti, rispettando usi, tradizioni e rituali ancora in uso. Un’economia pastorale e agricola è essenzialmente una cucina di terra, che trae dal territorio e attraverso il ritmo scandito dall’alternarsi delle stagioni i suoi principali piatti. Piatti che spesso nascono e si consumano all’aria aperta, aromatizzati con erbe e foglie degli stessi rami che alimentano la cottura: dagli arrosti fumanti (il celebre maialetto da latte di pochi chili – 5 o 6 è il peso ideale – l’agnello, il capretto) fino ai dolci è un mondo fatto d’infinite varietà, che hanno nelle singole comunità nomi differenti, così come sono differenti le tecniche e le modalità di preparazione. Il Nuorese è anche il regno dei salumi, prodotti da millenni con maestria artigiana: da non perdere il prosciutto di Desulo, Fonni e Oliena, le salsicce e i salumi di Irgoli, dove tra l’altro esiste un salumificio industriale con un buon export. Salati e debitamente stagionati, introducono il pasto delle zone interne assieme alla squisita frue o frughe, latte cagliato di pecora, da servire freschissimo. Terra di pastori e contadini, si diceva: per questo ha una cucina semplice in cui sono naturalmente le stagioni e il ciclo di vita degli animali a suggerire pietanze e accostamenti. Piatti semplici ma gustosissimi, cucinati in occasioni particolari quali le numerose feste pagane e religiose; piatti da popolo, da offrire a tutti, all’insegna di un’ospitalità che da queste parti fa del visitatore un amico al quale offrire sempre il meglio che si possiede. Zuppe e minestre hanno spesso un significato di forte simbolismo rituale. Rivestono da sempre un ruolo simile a Nuoro fae e lardu (fave e lardo), preparate dal 17 gennaio per Sant’Antonio abate con i falò accesi nelle piazze, e su filindeu. Piatto davvero unico, quest’ultimo: preparato dalle donne in occasione di una delle feste più partecipate e antiche della Barbagia, San Francesco di Lula (nell’omonimo santuario di campagna a una trentina di chilometri dal capoluogo, ai piedi del maestoso e bianco Montalbo), viene offerto ai devoti che a piedi e a cavallo raggiungono il luogo di preghiera. Tra i primi piatti, accanto ai classici culungiones, ravioli ripieni di formaggio o ricotta, vanno poi ricordati sos maccarrones de busa, bucatini di pasta fresca fatti a mano, e l’immancabile pane frattau che da antico piatto pastorale è diventato oggi uno dei simboli classici della gastronomia di questa area. Se la cucina delle zone interne è povera e semplice, non altrettanto si può dire di quella di mare. Un mare ancora generoso, che ai non numerosi pescatori della provincia offre i suoi prodotti sia sul piccolo tratto di costa occidentale che su quello di levante: si va da quell’autentico luogo incantato che è Bosa alle caratteristiche calette del golfo di Orosei e di Calagonone, la “residenza estiva” di Dorgali. Luoghi magici, ricchi di insenature e di baie su cui cadono a picco le propaggini calcaree del Gennargentu, come in pochi posti al mondo accade. Bosa è la capitale indiscussa della cucina di mare, in questa zona. Almeno due le Nevio Doz P “ Nevio Doz DI LUCA URGU 77 muggini arrostiti coi fumi di una tipica erba palustre, le orate, le spigole, le aragoste. A Orosei e a Galtellì, a Posada e a Siniscola, primi e secondi piatti conservano la tradizione millenaria e l’immutata qualità delle materie prime. Ma il piatto più tipico, da queste parti, è un dolce dalle strane caratteristiche: sa pompìa, un ibrido fra un pompelmo e un arancio che cresce solo a Siniscola e che si fa bollire a lungo, per poi essere melassato con miele di corbezzolo. Un’autentica rarità dal gusto indimenticabile. Tra i dolci spiccano gli amaretti, a base di mandorle, zucchero, scorza di limone e bianco d’uovo, molto apprezzati per il gusto delicato e per la loro soffice consistenza. E sempre a proposito di dolci, forse non tutti sanno che a Fonni si consumano ogni giorno centinaia di migliaia di uova nelle diverse fabbriche di savoiardi. Il biscotto fonnese viene prodotto in quantità industriali senza perdere un briciolo della qualità artigianale, e copre in ogni zona dell’isola ma anche sul mercato esterno una domanda crescente di bontà. Nevio Doz sue ricette caratteristiche: una, popolare e antichissima (si dice risalga addirittura all’epoca fenicia), è s’azada, il gattuccio di mare cucinato come solo qui in riva al Temo si fa. L’altra è l’aragosta, pescata in questo mare aperto e generoso nelle miglia di costa che vanno da Bosa su fino ad Alghero. Ma quando si parla di Bosa non si può non citare la sua Malvasia, un autentico gioiello dell’enologia italiana: vitigno antichissimo, anch’esso a quanto pare di origine fenicia, che solo in questo territorio, in questa terra bianca e salmastra di Planargia, riesce a dar vita a un vino paglierino indicato per dessert ma perfetto anche per accompagnare, invecchiato, i dolci a base di mandorle. La gastronomia agropastorale prevale anche nella regione a nord-est di Nuoro, le cosiddette Baronie, oggi coniugata con i prodotti dello splendido mare che ne lambisce le coste. Così insieme ai formaggi, ai funghi, agli arrosti di pecora e di maiale, tipici dei paesi di montagna, è frequente trovare i saporitissimi Pagina accanto, in alto: la tradizione di pasta e dolci fatti in casa. In questa pagina, in alto: pardulas salate, una specialità di Annamaria Mele del ristorante “L’Oasi” a Teti; a destra: i tipici suspiros, dolcetti a base di pasta di mandorle e acqua d’arancio; sotto: preparazione del pane carasau, il cui nome deriva da carasare, che significa tostare. Al centro è riconoscibile un pani frattau. 78 di tutte le dimensioni e profumatissimi. Sono buoni per tutti gli usi: per accompagnare e insaporire le carni selvatiche della cacciagione come il cinghiale o la lepre, ma anche la pernice e la quaglia, e allo stesso tempo adatti a sposarsi bene con la capra, l’agnello e il maiale. A proposito: quest’ultimo viene letteralmente esaltato con le castagne, altro frutto locale, in una delle tante ricette da applausi che hanno fatto diventare il locale una tappa fondamentale per tutti i buongustai che approdano in Sardegna. Luca Urgu Nevio Doz Da loro il meccanismo basato sulla divisione del lavoro funziona perfettamente. Un sistema ben collaudato, con ruoli ben definiti, ha negli ultimi tre anni decretato il successo del locale, con clienti che arrivano da ogni parte dell’isola, meta naturalmente anche dei turisti italiani e stranieri nei mesi estivi. Mamma Annamaria ai fornelli (foto in basso), a cucinare con fantasia vere e proprie leccornie; suo marito fuori di casa la mattina presto alla ricerca delle erbe selvatiche di stagione, funghi, asparagi e quant’altro il territorio è in grado di offrire. Carni arrosto e in umido tornano puntualmente nel menu, insaporite splendidamente con le erbe aromatiche delle zona. Un territorio che quando ci si mette sa essere generoso. Come è successo quest’anno con i funghi, specialmente i porcini, Antonio Saba A volte la passione paga e ripaga delle fatiche quotidiane con la miglior soddisfazione che un ristoratore può chiedere: i complimenti della gente che arriva un po’ da tutte le parti grazie al passaparola. Nessuna strategia di marketing può infatti sostituire i buoni piatti, serviti con il giusto mix di tradizione e spirito d’innovazione, senza dimenticare naturalmente professionalità e cortesia. È questo il seOasi di Angreto del successo dell’O namaria Mele e Luigi Dearca, da tredici anni ristoratori in Teti (via Trento, tel. 0784/68211), piccolo borgo del Mandrolisai ai confini con la Barbagia. Siamo nel tipico locale a conduzione familiare, dove si danno da fare anche i figli dei coniugi Dearca, cioè Ivan, Danilo e Laila, prossima alla laurea in Giurisprudenza all’Università di Cagliari. Antonio Saba L’OASI DI TETI, UNA TAPPA OBBLIGATA PER I BUONGUSTAI Antonio Saba NUORESE Nevio Doz NUORESE Antonio Saba Ristoranti IL MEGLIO IN TAVOLA Da Nuoro a Oliena, da Orgosolo a Bosa: i luoghi dei sapori di una cucina a diretto contatto con il territorio e le tradizioni contadine DI LUCA URGU C hiamateli ambasciatori del gusto, i ristoratori del Nuorese: gente che con passione propone antichi piatti, ma non trascura il piacere di sperimentare attingendo a piene mani da quell’autentico supermercato a cielo aperto che è il territorio. Dai funghi porcini dei boschi della Barbagia o del Mandrolisai, agli asparagi selvati- 80 ci, presenti in abbondanza nelle colline rocciose durante la stagione primaverile. Sono loro a suggerire i piatti e gli accostamenti più succulenti in grado di fare la differenza nelle preferenze dei buongustai. A Nuoro, un locale è diventato nel giro di alcuni anni un punto fermo del buon mangiare barbaricino: è il ristorante Canne al Vento in viale Repubblica 66 NUORESE Antonio Saba che ha sapientemente approfittato della grande vocazione enologica del territorio: quantità limitate ma qualità eccelse, che raggiungono nel Cannonau e nel Nepente di Oliena la loro più alta esaltazione. Sempre a Oliena, chi alla buona cucina vuole associare l’attività di trekking nei paesaggi mozzafiato della vallata di Lanaittu, in pieno Supramonte, non trascuri l’hotel-ristorante Enis Monte Maccione (tel. 0784/288363) dal nome della splendida altura dove si trova la struttura, immersa nel verde, e il ristorante Sa corte (tel. 0784/285313), all’inizio del paese per chi arriva da Nuoro. Proprio questi ristoranti si sono resi protagonisti di un’interessante iniziativa in grado di unire in maniera davvero intelligente letteratura ed enogastronomia: i “menu deleddiani”. Propongono ricette succulente e saporite descritte nelle opere di Grazia Deledda, alcune cadute in disuso o addirittura dimenticate e ora felicemente valorizzate grazie alle testimonianze orali degli anziani del paese e alle abili mani di questi cuochi. A fine pasto, dopo aver assaporato il classico bicchierino di mirto o di acquavite, come digestivo ci si porta a casa anche un romanzo della scrittrice sarda. Da Oliena a Orgosolo, con il suo paesaggio altrettanto affascinante, il passo è breve. Visitatissimo durante tutto l’anno, per via del suo centro abitato colorato dai murales di denuncia sociale sulle vecchie abitazioni, è il regno della cucina pastorale, dai sapori forti come su zurrete (sanguinaccio di pecora) o sa cordula (interiora di pecora). Non a caso proprio a Orgosolo ha preso piede con successo una forma nuova di ristorazione, il pranzo coi pastori, con arrosti allo spiedo e carni fumanti cucinate all’aperto negli ovili ai piedi del Supramonte, dove si trovano i pascoli migliori. Antonio Rubanu è stato il primo, diversi anni fa, a dare inizio a questa attività, che in qualche modo ha anticipato il boom degli agriturismo in tutta l’isola. Nevio Doz (tel. 0784/201762), poco distante dallo stadio “Quadrivio”. Rievoca nel nome uno dei romanzi più conosciuti di Grazia Deledda, la scrittrice nuorese Premio Nobel per la Letteratura nel 1926. In un ambiente confortevole propone tutte le ricette classiche della tradizione delle zone interne, insieme ad alcuni primi e secondi piatti nati dall’estro fertile e dall’inventiva dei suoi chef. Un’altra scelta “di gusto” è il ristorante Ciusa (viale Ciusa 55, tel. 0784/257052): ricette tipiche “rivisitate”, pasticceria di produzione propria, ampia scelta di vini, regionali e nazionali. Il vicino paese di Oliena meriterebbe uno spazio tutto per sé, per la ricchezza di iniziative e di proposte esistenti. Accanto al celebrato hotel-ristorante Su Gologone (tel. 0784/287512), fondato dal mitico Peppeddu Palimodde e gestito ora con lo stesso slancio dai suoi eredi, uno spazio particolare se l’è meritatamente guadagnato il Cikappa,, di Cenceddu e Killeddu. Situato in via Martin Luther King 2 (tel. 0784/289024), in pieno centro storico, si fa apprezzare per alcuni piatti tradizionali riportati ad antico splendore dalla sapienza della cuoca, ma anche per l’ambiente decisamente familiare del locale. Locale dalla buona cucina di terra, ma a richiesta anche di mare, che riesce ad abbinare bene l’”involucro” al contenuto è il ristorantino Masiloghi di Gianfranco Maccarone (via Galiani 68, tel. 0784/285696): ambienti caldi color pastello sono la base del piacevole arredo, arricchito dalle tradizionali cassapanche in legno intarsiato. Proprio di fronte, da un paio d’anni, opera il primo winebar della zona, il Managheri (tel. 0784/286035), In apertura : il rustico e confortevole interno del ristorante “Santa Rughe“, a Gavoi, dove si può gustare un superbo tris di primi (in questa pagina, in alto) a base di ravioli al ragù di cinghiale, lisandros ai porcini e gnocchetti di ricotta, zafferano e menta. A sinistra: lo staff del “Su Gologone” di Oliena, in uno scherzoso girotondo intorno alle forme di pecorino. Nevio Doz NUORESE 84 Dalla Barbagia alla Baronia i sapori si addolciscono e l’influenza marina pervade anche la cucina proposta da molti locali, come Dal Pescatore di Calagonone (tel. 0784/93386) e Su Barchile di Orosei (tel. 0784/98879). Pesce fresco di stagione e un buon servizio anche a Bosa, all’hotel-ristorante dei fratelli Mannu (tel. 0785/375307) e all’hotel-ristorante Sa Pischedda (tel. 0785/373065), all’interno di un bel palazzo storico all’ingresso della graziosa cittadina in riva al Temo. Davvero interessante e degna dunque di una particolare segnalazione è infine la formula che in tutta la provincia sta prendendo piede, con notevole gradimento da parte dei visitatori: una vacanza tranquilla a diretto contatto col territorio e con il “calore” della gente del posto. Tutto questo propone la giovane associazione Sardegna Bed & Breakfast (tel. 0784/285640), da qualche mese riconoscibile con un marchio tutto suo, al cui interno operano una cinquantina di famiglie che aprono con un sorriso la propria casa ai visitatori più “curiosi”. Antonio Saba Se si preferisce mangiare seduti comodamente a tavola, ai Monti Blu (tel. 0784/401135) si è davvero in buone mani: quelle di Battistino Menneas, 38 anni, chef e proprietario del bel locale, situato in pieno centro storico. Uno che ha imparato l’arte nei locali della costa e che ha poi deciso di aprirne uno tutto suo in paese. Carne o pesce, sempre freschissimo, il risultato finale è sempre più che soddisfacente. Sulla strada che da Orgosolo porta al Supramonte, il ristorante Ai Monti del Gennargentu (tel. 0784/402374) abbina un suggestivo scenario naturale alla cucina più tipica della Barbagia. A Gavoi, bella località sulle rive del lago di Gusana, due locali si contendono il primato del piacere di gola. Uno è l’osteria Borello, in via Repubblica (tel. 0784/53741), l’altro è il Santa Rughe in via Carlo Felice 2 (tel. 0784/53774), in pieno centro storico. Sapori decisi di montagna, con funghi e carni saporite cucinate semplicemente arrosto o ingentilite con le erbe, sono le carte vincenti dei due locali. Un’ampia carta dei vini, sia regionali che nazionali, completa l’offerta. A Fonni, che coi suoi 1000 metri è il paese più alto della Sardegna, i piaceri della cucina si possono assaporare ad alta quota nel ristorante Su Ninnieri di Mario Crobu, a pochi metri dalle piste innevate del Bruncuspina (tel. 0784/57729). A sinistra: su prattu de cassa (il piatto della caccia) è la specialità del “Cikappa” di Oliena; comprende vari tipi di selvaggina e verdure miste, il tutto cotto nel forno a legna in una pentola tradizionale. In alto: la sala semplice e curata del ristorante “Ciusa” di Nuoro.
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