Ritals

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Ritals
Luciano Bellini
R.Magritte, Il Terapeuta, 1962
“Dedicata a tutti i migranti”
La cantata è presente in CD intitolato
LES RITALS - CONTAMINAZIONI
Edizioni AFM
Ritals
n.101.2
Cantata per orchestra, coro, soli, voci recitanti
Un cantiere per l’Europa o l’inconnu chargé d’espoir
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LES RITALS
giche tipiche delle culture del Meridione d’Italia e
del Mediterraneo.
La prima e la seconda parte sono invece di carattere
più immediato, la musica si fa più definita e comunica direttamente emozioni legate ad esperienze e
dimensioni della vita quotidiana: si parla di episodi
reali, di sentimenti di lotta e di gesti di rassegnazione, di incidenti, di morte e di sudore, ma anche di
amicizie vere, e del poco tempo libero vissuto con la
voglia di divertirsi e di amare.
Il forte attaccamento alle proprie radici culturali e
la nostalgia della propria terra d’origine sono evocati attraverso alcuni episodi musicali ispirati a culture e tradizioni popolari, in particolar modo
dell’Abruzzo, regione che ha registrato il più alto
numero di vittime nella tragedia di Marcinelle e in
tutta la vicenda della migrazione italiana in Belgio.
Il titolo della cantata "Les Ritals" ripropone l'epiteto
spregiativo con cui venivano chiamati gli emigranti
italiani in Belgio, rievocando in tal modo la condizione di emarginati subìta dai nostri connazionali
all'estero, oscuri protagonisti di un pezzo della nostra Storia - non solo italiana ma anche europea di un tempo in cui anche il nostro era un paese povero e molti erano costretti a partire per sfuggire alla fame e alla miseria.
Ed è per questo, e per tanti altri motivi ancora, che
la presente opera, nata come omaggio partecipe alla memoria di quegli italiani emigrati in cerca di fortuna, vuol essere
idealmente dedicata a tutti i migranti
Luciano Bellini
a cura di Maria Mencarelli
Gli italiani in Vallonia
Console Gerardo Girardo Crocini
pag. 3
Una storia di qui o laggiù
Severino Pierno
pag.5
Perché raccontare questa storia
Maria Mencarelli
pag. 10
Les Ritals libretto (italiano)
pag.13
Una scenografia per Les Ritals
Jean François Casagrande
pag. 28
Les Ritals libretto (francese)
pag.32
Quasi una cronologia
pag. 49
Journal 1911-1912
pag. 55
Jean François- Ecole de Wasmes
Luciano Bellini
pag. 59
Gli it-alieni
pag. 61
Don Bruno Ducoli
Les Ritals struttura dell’opera
pag.67
Luciano Bellini
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"Les Ritals"
Cantata per soli, voci recitanti, pianoforte, coro e orchestra
Il brano mette in musica testi originali - lettere,
pensieri, poesie - di italiani emigrati in Belgio, tra
gli anni '20 e gli anni '70, per trovare lavoro nelle
miniere di carbone.
La partitura, tessuta intorno a queste memorie - a
tratti recitate a tratti cantate - mescolando, rielaborando, e filtrando motivi di ispirazione popolare e
stilemi propri della musica colta, cerca di far rivivere la ricchezza e l'intensità di un'esperienza umana
che in molti casi si è purtroppo conclusa tragicamente, come il disastro di Marcinelle ci ricorda.
La nostalgia, la speranza, il dolore, la rabbia, l'allegria dei rari momenti di gioco si alternano e si sovrappongono, suggerendo, evidenziando e sfumando nei tanti frammenti di storie la possibile trama
di un'unica dolorosissima Storia.
Il brano si articola in tre sezioni: un’introduzione e
due parti.
L’introduzione è la parte musicalmente più indefinita, si snoda tra sfumature di colore, atmosfere rarefatte, effetti sonori che fanno per lo più da tessuto
connettivo per i ricordi, le fantasie e le immagini evocate dalle parole recitate; la componente religiosa,
che spesso affiora attraverso le preghiere e i voti di
quei migranti, viene sottolineata dalla presenza di
alcune brevi elaborazioni di musiche rituali o litur-
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Gli italiani in Vallonia
Sin dalla fine dell’ ‘800 gli italiani traversavano le Alpi per
venire a "cercare fortuna", come si diceva allora, in Belgio,
stabilendo delle relazioni strette e cordiali tra i nostri due Paesi, rinforzate dalle qualità personali di uomini e donne che
hanno saputo dare e prendere il meglio dell’Italia e del Belgio.
Ma è soprattutto a seguito dell’Accordo Italo-Belga del 1946
che prevedeva il reclutamento di lavoratori per le miniere belghe che mancavano di mano d’opera, che la maggior parte dei
nostri compatrioti si sono installati in Vallonia : a Charleroi,
La Louvière, Namur, Liegi e Mons.
Assunti come minatori, gli italiani hanno con abnegazione
partecipato a quella che è stata chiamata nella storia belga "la
battaglia del carbone" che ha permesso al Paese di risollevarsi
dalle rovine della guerra ed ha anche contribuito, grazie alle
rimesse degli emigranti, a sostenere lo sviluppo economico
dell’Italia.
In nessuna parte d’Europa si trova un luogo più significativo e
simbolico nella storia della miniera e dell’emigrazione di quello del "Bois du Cazier" di Marcinelle dove l’8 agosto 1956 perirono 262 minatori di cui 136 italiani. Il sacrificio di questi
minatori ha fatto più per ravvicinare i popoli europei che tutti i
Trattati internazionali messi insieme.
A poco a poco, i nostri emigranti, giunti soli e spaesati, hanno
messo radici in questo Paese. L’integrazione non fu né immediata né facile ma trovandosi a contatto con i Valloni, i più
meridionali dei popoli del Nord, essi hanno potuto stabilire
una armoniosa integrazione.
I nostri concittadini si sono imposti e si sono fatti apprezzare
per il loro spirito di intraprendenza, la loro capacità di
"sbrogliarsela", la loro gioia di vivere, la cucina e naturalmen3
te, il loro amore per l’arte, la musica e il canto.
Con il loro carattere latino, la loro disponibilità ad adattarsi,
coniugati alla loro gentilezza e spontaneità, alla loro volontà
di associarsi ad un destino comune con la popolazione locale
essi hanno, in breve tempo, cancellato tutte le riserve che potevano esserci nei loro riguardi.
Oggi siamo alla terza generazione di italiani che hanno fatto
della terra di Vallonia la loro seconda Patria se non la prima.
I nostri concittadini hanno saputo identificarsi alla società di
accoglienza con intelligenza e devozione. Non sorprende quindi che in queste condizioni molti sono coloro che hanno saputo
raggiungere i livelli più alti della società nel campo politico,
economico, sociale e culturale. La presenza in Vallonia di
quasi 200.000 italiani costituisce una realtà che non si può’ ignorare e che rinforza ancora di più i legami già stretti tra i
nostri Paesi.
Giugno 1999
perdita sul piano della ricchezza personale ma anche
una sottrazione di investimento a livello europeo. La dimensione interculturale resterà un insieme vuoto, come
direbbero i matematici, se scomparissero lingue e culture dalla cui presenza e vivacità dipende invece, e dopo
tutto, una pratica precisa che fa del concetto un universale concreto. (Va’ Pensiero, 1989)
Bruno Ducoli
Sociologo, fondatore nel 1970 di un centro per la formazione interculturale CASI-Università Operaia a Bruxelles; che dura tuttora; è
consulente di prestigiose istituzioni in ambito belga, italiano ed europeo. E’ il curatore del volume - uno dei più belli pubblicati sul tema da cui sono tratti i testi dell’opera Les Ritals. ed autore egli stesso di
poesie fra le più belle e intense.
Nonostante sia stato scritto nel lontano 1989, questa analisi di Bruno
Ducoli mantiene intatta la sua attualità.
Don Bruno Ducoli, attualmente Presidente del Centre de Recontre
et de Ressourcement. via Poggio degli Ulivi,6
IT- 25084 Gargnano
tel. 00-39-0365-71104
fax 00-39-0365-791610
[email protected]
Gerardo Girardo Crocini
Console Generale d’Italia Charleroi
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alieni”, degli anticipatori o, più umilmente, dei collaboratori disponibili.
Non è certamente che siamo più bravi degli altri
ma, più concretamene, che le vicende della vita, i passi
dell’immigrazione, il confronto quotidiano, la voglia di
non essere ridicoli, ci hanno resi più leggeri (la necessaria leggerezza dell’emigrazione) e più bisognosi di trovare
una sintesi che facesse armonia tra quello che eravamo
e quello che ci sentivamo diventare, tra il non più e il
non ancora. Superata la frontiera, abbiamo sentito di
diventare noi stessi frontiera e momento di sintesi viva,
anticipando, tra tanti dubbi e contraddizioni, una tappa
che l’unità europea sta ora proponendo a tutti.
Nessun dubbio che questo sforzo, nella misura in
cui sarà collettivo e programmato, pensato e valutato,
sarà anche più giusto ed equilibrato. Noi abbiam fatto
quello che abbiamo potuto, ma il bisogno e la necessità
di trasformare l’Europa in una sera opaca dove tutte le
vacche sono grigie, sta diventando una preoccupazione
comune, un compito di tutti gli stati e dell’Europa in
quanto nuova entità geopolitica.
Una cosa però ci pare sicura: non sarà facendo economia della complessità linguistica e culturale
dell’Europa futura che si risolveranno i problemi. Se
l’Europa vorrà restare aperta agli altri quartieri di quel
villaggio totale che sta diventando il pianeta, non potrà
lasciar cadere un solo accento, una sola sfumatura, la
più remota esperienza di vita costituiscono oggi la sua
concreta espressione dell’umano. Quell’umano, altrove
più diverso e più altro, che nessuna cultura situata in
un tempo e in uno spazio potrà mai dichiarare di aver
definito e ancor meno esaurito.
È in fondo per queste considerazioni che la regressione
della lingua italiana che denunciavo mi pare non solo un
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Una Storia di qui…o di laggiù
(dedicata a mia figlia Tamara)
C’era una volta una storia che voleva diventare un pensiero –
infinitamente leggero e presente nel cuore dei ragazzi. Che
ambizione ! Diventare un pensiero che li aiuti a costruirsi, a diventare grandi. Un pensiero che dimorasse per sempre nella loro memoria.
Gli attori di questa storia sono stati uomini coraggiosi, prigionieri della miseria, in un paese distrutto dalla guerra. Si sentivano forti e vigorosi, pronti a sfidare il loro destino senza domani.
Quei paesi, lassù, erano una promessa, il sogno, il paradiso, per
loro senza lavoro…così si leggeva sui manifesti nelle piazze.
Ci hanno pensato, hanno esitato un momento poi hanno abbandonato il sole, la terra, gli amici, la famiglia…per raggiungere
quell’ignoto carico di speranza ; e brillava negli occhi quando
sono arrivati in questa regione che chiamavano il Pays Noir.
Più tardi ne hanno capito e vissuto il senso .
Gli stessi occhi sono cambiati alla vista delle ‘nuove’ abitazioni : capanne in ondulato metallico, fredde d’inverno, soffocanti
d’estate.
Sono cambiati quando sono sprofondati nel buco nero, aspirati
dalla terra come dall’inferno.
Così hanno conosciuto la paura, l’umiliazione, l’intolleranza, il
dolore …del corpo e dell’anima.
Ogni giorno un giorno di incertezza, di rischio, di paura…di
pianto per quelli che a casa aspettavano il ritorno.
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Il tempo è passato e ha rubato, un po’ al giorno, la loro salute,
rosicchiando ogni volta la speranza di tornare al loro paese,
ricchi e felici.
Poi hanno domato il terrore, la voglia di gridare l’ingiustizia,
l’urgenza di scappare. Erano padri, mariti responsabili, hanno
accolto l’inaccettabile con l’aiuto degli altri, degli amici.
Il seguito della storia la conoscete oppure la conoscerete.
Questa storia ha un’ambizione : vuole diventare un pensiero vivo, un pensiero creatore di sentimenti e di azioni.
Lasciamo che cammini un po’ dentro di noi, oggi e domani, qui
e laggiù.
Severino Pierno
Educatore cittadino, belga e italiano. I suoi nonni emigrarono per
primi in Belgio. Attualmente dirige un centro di formazione a Bruxelles.
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per trasformare l’altrove in un “chez soi” territoriale, ma
era anche, e probabilmente soprattutto, la concretizzazione ideale di un nuovo modo di essere cittadini, di una
nuova coscienza nata dal sentirsi nel contempo bene e
male in Italia e all’estero. Confrontando e confrontandoci
abbiamo imparato a relativizzare, a scegliere, a rispettare: ci siamo sprovincializzati. A partire da quel momento
abbiamo preso coscienza di essere portatori di un rapporto diverso con la lingua, con la cultura, con la storia
e col territorio. Di essere diventati soggetti disponibili
all’interculturalismo.
Già, perché se quest’Europa non vorrà essere un
letto di Procuste, non potrà configurarsi che come
uno spazio interculturale. Un “continente”, nel senso etimologico del termine, dove i contenuti, così
ricchi di storia e così pieni di potenzialità, si confrontano, si lavorano e danno vita ad una cultura
plurale, ad una weltanschauung e ad una lebenanschauung attraversata da tutti i meridiani e paralleli che
hanno dato un sito a tanto pensiero e a tante pratiche
chiamati oggi ad una sintesi più alta e probabilmente
più astratta.
La multiculturalità, che è un dato di partenza di
geografia culturale, non potrà che trasformarsi in interculturalità. I tasselli del mosaico dovranno obbligatoriamente organizzarsi in una figura che armonizzi in disegno, dunque in progetto, le differenze, le somiglianze, le
ridondanze, le povertà, i valori e il loro impiego: in breve,
quell’ipotesi d’uomo che viene a tutti gli europei dalla
civiltà giudeo-greco-romano-cristiana e che ciascun popolo ha tradotto nelle proprie particolarità, nella propria
lingua, nelle luci e ombre del proprio divenire.
Questo gigantesco sforzo che ha dell’inedito, trova nella
gente di frontiera, negli immigrati e, tra loro, negli “it63
ne la propria lingua e la propria cultura nel mondo.
Una migliore difesa e una più precisa promozione
della propria lingua restano, mi pare, la testimonianza
storica più evidente che un popolo crede in se stesso e
nel proprio avvenire. Non si tratta di ipotizzare improponibili avanzate linguistiche, vieti purismi e arcaiche crociate di colonialismo culturale; basterebbe moltiplicare
le occasioni e le opportunità per consentire a quanti lo
desiderino e a tutto il popolo dell’immigrazione di imparare un italiano in grado di interpretare il loro attuale
vissuto e la loro mutata situazione professionale. A questo non provvede né il dialetto superstite, né l’italiano
residuale. Occorre che la minoranza linguistica e culturale italiana si dia la coesione necessaria e la forza sufficiente per negoziare con le autorità locali un proprio posto specifico. Il Belgio è addirittura un laboratorio esemplare per questo tipo di operazione. L’Italia brilla invece
per aulica latitanza. C’è il cinema, la moda, il design…
schegge di realtà culturale che non riescono a fare sistema e che ci arrivano attraverso l’estemporaneità di rari
individui e di cui si intende parlare ogni tanto come di
un colpo ben riuscito grazie alla genialità di qualche personalità inevitabile.
Non ci raggiunge mai l’impressione di trovarci di
fronte all’organizzazione programmata dell’esportazione
di momenti salienti della vita culturale e artistica del popolo che era nostro e che in larga misura lo resta. Lo resta, cioè, nella misura in cui l’Italia resta in Europa. Non
solo dunque l’Italia dei padri, ma anche l’Italia dei figli e
dei nipoti.
Da quando infatti ci siamo accorti che il ritorno si
allontanava di anno in anno e che la permanenza si trasformava in insediamento, non abbiamo cessato di credere attivamente all’unità europea. Era forse un modo
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A ma fille
Aux petis, petis...enfants d’une histoire d’immigration
Une histoire d’ici ou de là-bas
Il était une fois une histoire qui voulait devenir une pensée, indéfinement présente et légère au fond des coeurs des enfants.
Quelle ambition! Devenir une pensée qui les aiderait à se construire, à grandir...Une pensée qui habiterait pour toujours leur
mémoire.
Les acteurs de cette histoire étaient des hommes vaillants et
courageux, prisonniers par la misère d’un pays meurtris par la
guerre. Ils se sentaient forts et vigoureux, prêts à défier leur destin sans lendemain.
Les pays, là-bas. étaient l’espoir, le rêve,...le paradis des vrais
travailleurs lisait-on sur les grandes affiches au village. Ils ont
à peine hésité, ils ont quitté leur erre, leur soleil, leur famille,
leurs amis...pour rejoindre l’inconnu chargé d’espoir.
Cet espoir brillait dans leurs yeux quand ils sont arrivés dans
cette région que l’on appelait le pays “noir”. Ils ont compris et
cécu plus tard le sens de ce mot.
Leurs yeux ont changé lorsqu’ils ont découvert leur nouveau
foyer, des cabanes ondulées, froides l’Hiver, suffocantes l’été.
Leurs yeux ont changé lorsqu’ils sont descndus à toute allure
dans ce trou noir comme apsirés par l’enfer. Ils allaient connaître la peur, l’humiliation, l’intolérence, la douleur...la douleur
dans leur corps et dans leur coeur. Ils ont dompté leur terreur
intérieure, leur envie de crier, leur souffrence injuste, leur envie
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de tout quitter. Leur orgueil de père et de mari responsable, les
autres dans le rang, les amis, les ont aideés à accepter
l’inacceptable. Chaque jour était un jour d’incertitude, de dangers, de peurs...de pleurs, aussi, pour ceux qui restaient à la
maison à attendre.
Le temps a passé, il a volé chaque jour un peu de leur santé. Il
a grignoté chaque jour l’espoir de rentrer au pays, riche et heureux. La suite de cette histoire vous la connaissez ou vous la
connaîtrez.
Cette histoire a une ambition: devenir une pensée vivante, une
pensée créatrice de sentiments et d’actions. Laissons cette hisotire, maintenant et demain cheminer en nous, ici et là-bas.
Severino Pierno
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dossale paradiso perduto. Eppure, nonostante l’incuria,
salvo lodevoli quanto rare eccezioni dell’amministrazione
italiana, si direbbe che un inspiegabile cordone ombelicale attraversi le generazioni e ci leghi ad un paese, ad
una regione, ad un colore o a un sapore della penisola.
Non ho conosciuto nessun italiano, tuttora tale o già ex,
che in alcuni momenti della sua vita non abbia sentito
male alla sua Italia.
È anche questo legame ambivalente, contraddittorio, spesso addirittura conflittuale, che ci ha spinto a
consumare italiano, a viaggiare italiano, a produrre simpatia per l’Italia. È per questa presenza capillare e quotidiana, ad esempio, che è diventata una specie di dialetto
culinario dell’Europa. A poco a poco, questa presenza
dialettale si è qualificata e, alla vigilia del 1992, si può
parlare di un’Italia diffusa in tutti i principali paesi del
continente europeo. Se l’Europa è, oggi, un concetto più
concreto ed una realtà più presente, gli italieni sono un
momento di tale concretezza e un luogo di tale presenza.
E tuttavia si tratta ora di verificare la natura di tale
concretezza e i prezzi di questa presenza. L’Europa
spontanea ci pare un’Europa di basso profilo e per di
più ottenuta a prezzo di pesanti rinunce. A cominciare
dalla lingua. L’italiano degli italieni rischia di divenire
una specie di pidgin che non ha neppure il vantaggio del
codice di comunicazione rapido e diffuso. È solo la prova
contabile di una lingua in regressione e l’espressione di
una negligenza; qualcosa che non ha nulla a che vedere
con una più rapida evoluzione a cui tutte le lingue sono
chiamate quando i contatti linguistici si fanno più stretti
e quotidiani. Una negligenza che proviene dallo scarso
impegno nostro a fare popolo e comunità, a fare minoranza linguistica e culturale, nonché dal dilettantismo,
quando non dall’improvvisazione, con cui l’Italia sostie-
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Gli it-alieni: da qui all’Europa
Bruno Ducoli
Ci sono delle date che , per motivi vari, dilatano la freddezza delle cifre e trascolorano nel simbolo. Orwell concorse a costruirne uno, sinistro e premonitore, 1984. La
burocrazia europea ne sta preparando un altro, ottimista e inaugurante, 1992: l’anno della caduta delle frontiere che tuttora dividono i dodici paesi attualmente aderenti alla Comunità europea. (e che dire del 1 gennaio
2002 con l’avvento dell’euro? N.d.C.) Una data simbolo
che cancella con una semplice clausola secoli di frontiere, chilometri di storia e , per quello che ci riguarda più
da vicino, il sapore “pane e cioccolata” di un’epopea popolare chiamata emigrazione.
Prima che la storia confonda le vicende e la geografia di nuovi insiemi faccia dimenticare le frontiere dei
vecchi con le rigidità che la caratterizzavano e le esclusioni che le tracciavano, non è senza interesse fare il
punto, serenamente e senza retorica, su quest’Italia separata che ha contribuito a costruire la nazione europea, a orientarne dal basso i destini. Sugli “it-alieni”, appunto.
Nessuno di noi immaginava neppure lontanamente di essere chiamato a svolgere questo ruolo quando si
è partiti d’Italia con un oscuro sentimento di vergogna,
di speranza e di paura. Del resto, un ruolo non lo si inventa, e anche noi, partiti a milioni, ce lo siamo trovato
sulla strada di una destinazione che, col tempo, cambiava di senso aprendo nuove e insperate prospettive.
Poi sono venuti i figli e questi, come è normale,hanno imparato altre lingue e interiorizzato altri modelli di comportamento. L’Italia si faceva lontana, mitica,
incerta. E poi i figli dei figli, e l’Italia si faceva un para-
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Perché raccontare questa storia?
Perché è vera.
E' vera ma sconosciuta; oppure rimossa; oppure dimenticata.
Parla del passato, del nostro Paese e della povertà e del coraggio di tanti italiani che hanno preso la via dell'estero per cercare una soluzione dignitosa ai propri bisogni e per costruire un
avvenire per sé e per le proprie famiglie.
Ma non è un storia 'tutta privata'. La loro partenza e il loro lavoro hanno regalato all'Italia ricchezza e sviluppo: carbone a
buon mercato per le industrie e rimesse economiche importanti
per i paesi d'origine.
Se l'Italia ha il quarto, quinto o settimo posto fra i Grandi lo si
deve anche a loro. Ma seppelliti nel fondo di pozzi angusti tra
800 e 1500 metri di profondità hanno estratto risorse preziose
anche per il Belgio.
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orchestre sinfoniche o da camera di Halboorg, Bratislava, Brno, Ziilina,
Kossige, Bucarest, Kiev, l’Orchestra della Radio Slovacca, le Orchestre
Sinfoniche di Dniepropetrovs'k, Antalja, Hanoi, Manila, Seoul, Bangkok,
Damasco, Ha composto e diretto nel Marzo '98 presso il Teatro Quirino di
Roma l'opera da camera per bambini “Le avventure di Pulcinella e Karagoz” commissionatagli dall'Accademia Nazionale di S.Cecilia; ha avuto
nell'Estate '98 due esecuzioni sinfoniche in diretta televisiva mondiale da
Roma e da Cracovia, e- nel Luglio '99- l'esecuzione della sua opera "Canto
General" su versi di Pablo Neruda al "Festival dei Due Mondi " di Spoleto.
Ha ricevuto nel '99 una commissione dal Belgio per la composizione della
cantata “Les Ritals” ispirata alle lettere dei minatori migranti italiani in
Belgio dall'inizio del ‘900, e nel 2005 il Teatro Marrucino di Chieti gliene
ha commissionato l’orchestrazione e la direzione realizzata poi nel Dicembre 2006 con Piera Degli Esposti voce recitante.
Nel 2006 ha anche collaborato con il Premio Nobel Dario Fo, componendo
le musiche per il suo spettacolo teatrale “Isabelle, trois caravelles et un
charlatan”, messo in scena in Francia, a Montpellier, dalle “Tete de Bois”.
Nel 2006 riceve una commissione dai Solisti Aquilani per la composizione
di un brano ispirato al Cantico delle Creature di San Francesco, brano poi
eseguito più volte in Italia, in Cina e in Giappone.
Nel 2007 riceve una commissione dal Teatro Marrucino di Chieti per la
composizione e la direzione dell'opera Shoah, eseguita in Teatro il Giorno
della Memoria, 27 Gennaio 2009 con Maddalena Crippa voce solista e recitante.
Nel 2013 riceve una commissione dall’Università degli Studi, dal Centro
Sperimentale di Cinematografia, e dall’Accademia delle Belle Arti de
L’Aquila, per la composizione di un poema sinfonico ispirato a poesie di
Alda Merini, che è stato eseguito da lui diretto il 21 Marzo 2014, data di
nascita della grande poetessa, a L’Aquila nell’Auditorium del Parco.
Dal ’91 al 2000 collabora attivamente con la regista e coreografa Anna Cuocolo, scrivendo le musiche per numerosi suoi spettacoli che hanno riscosso
successi di pubblico e critica in Europa e negli Stati Uniti.
Nel ’94 compone le musiche per il balletto “Cinecittà” di Diana Ferrara, che
riscuote ampi consensi in Italia e in Sud America.
( per il curriculum, le pubblicazioni e la ricca discografia cfr.
www.bellinimusica.it )
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LUCIANO BELLINI
Compositore, direttore d'orchestra, pianista. Autore di musiche sinfoniche,
sacre, da camera; di opere liriche, musica elettronica e brani per il teatro, il
cinema, la televisione ed il balletto; è stato eseguito in quasi tutti i paesi del
mondo occidentale, del Sud America e dell'Estremo Oriente, e registrato da
numerose emittenti di Stato.
In Italia è stato eseguito presso l’Accademia Nazionale di S. Cecilia, la Sala
Sinopoli del Parco della Musica di Roma, il Teatro Comunale di Bologna, il
Petruzzelli di Bari, il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Teatro Rossini di
Pesaro, la Sala Verdi di Milano, l’Auditorium della RAI di Roma e moltissime altre Sedi.
Direttore stabile della Nova Philarmonia e direttore ospite presso numerosi
teatri e Istituzioni sinfoniche
italiane, europee, orientali e
latino-americane, ha curato
più di 150 prime esecuzioni
assolute, dividendosi sempre
tra repertorio operistico e sinfonico, classico e contemporaneo.
In Italia ha collaborato come
direttore e compositore con le
orchestre sinfoniche di Sanremo, Lecce, Bari, con la Regionale del Lazio, la Filarmonica
Marchigiana, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, l’Orchestra
del Teatro “Marrucino”, i Solisti Aquilani, la Roma Sinfonietta, l’orchestra Benedetto
Marcello, la Camerata Italica,
la Giovane Orchestra
d’Abruzzo, i Virtuosi di
S.Cecilia, l’Orchestra Internazionale di Roma e numerose
orchestre giovanili.
Fuori dall’Italia ha diretto le
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Per chi non crede che l'economia sia un campo dei miracoli dove la ricchezza è semplicemente lì a portata di mano, questa storia è anche una
storia di lacrime e sangue.
Ma non sono le lacrime e il sangue patiti da questi nostri connazionali il
centro di questa storia, e nemmeno il disinvolto abbandono nel quale sono stati lasciati questi italiani che andavano a cercare fortuna ( e la facevano anche e soprattutto per conto altrui). Siccome questi sono fatti veri,
ci sono lacrime e sangue e abbandono, ma anche un pezzo d’Italia che
costruisce l’Europa.
Il lungo cammino dell'Europa, oggi a un passaggio significativo dopo
l’adozione dell’euro con l' annuncio di prossimi passi importanti sul terreno dei diritti e delle Costituzioni, è un gigantesco processo che avvicina popoli diversi. E' un cammino che questi italiani hanno già fatto e
preparato da molto tempo. Sono stati i nostri ambasciatori, e come tali
andrebbero riconosciuti (accanto ai meriti celebrati di politici e imprenditori) : essi hanno esportato modi di vita (dalla cucina a un certo modo
di concepire la famiglia o i rapporti fra amici) che poi sono diventati
'valori' riconosciuti , apprezzati a volte assimilati.
Perché affidare questa storia alla musica ?
Perchè a me pare ci sia una grande saturazione di parole divise tra passatismo e modernismo - che corrompe l'ascolto e fa
perdere senso alle parole dette e a quelle taciute.
Parlare del passato appare a molti come un'inutile perdita di
tempo, oppure come uno sterile esercizio di grammatica della vita
e della storia.
Affidarla alla musica significa farla viaggiare attraverso le
emozioni, lasciando a ciascuno la libertà e la possibilità di
'vederla' e di 'pensarla', di farla esistere in qualche modo dentro di
sé.
Questa è l'intenzione di quelli che hanno lavorato attorno ai Ritals.
Il mio ringraziamento va innanzitutto a Luciano Bellini che ha accolto con impegno e sensibilità il progetto e che ne è l'autore principale, a Jean François Casagrande, architetto italo-belga che
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nell'idearne l'allestimento scenico ha ripercorso una storia che
gli è appartenuta, a Severino Pierno che ne ha fatto un ponte
per parlare alle ultime generazioni - ormai definitivamente integrate - e costruire 'memoria'.
Bruno Ducoli è certamente la voce più profonda, colta e autorevole . Suoi sono alcuni dei testi lirici scelti che segnano sempre i momenti importanti dell'opera. E' un vero poeta che anche nella sua attività e nelle istituzioni ha dato voce alle
'ragioni' dei migranti (prima soprattutto italiani, poi anche tutti
gli altri) al servizio di un progetto europeo di vera interculturalità. Suo è l’articolo che pubblichiamo in appendice è datato
1992, ma le ‘ragioni’ che l’hanno determinato ci sembrano intatte.
Una menzione particolare la debbo a Claudio Ferrari e Severino Pierno impagabili amici che mi hanno fatto conoscere meglio e amare la realtà dei nostri connazionali in Belgio, insieme
agli amici Raffaella Sala, Elda Bonnet, Mauro Deusebio e tutti
i miei allievi dei corsi d’italiano. Abbiamo inteso mettere nella
nostra cittadinanza europea ragioni, sentimenti e memoria: è
un invito e un auspicio
Maria Mencarelli
Costruire una cittadinanza europea.
Questo è il contributo più significativo che
gli italiani in Belgio hanno dato, oltre ad aver contribuito alla rinascita e al benessere
dell’Italia moderna. Tra le personalità politiche più rispettate e amate nel Belgio contemporaneo, particolarmente nella regione
francofona è M.Elio Di Rupo, protagonista di
grandi battaglie sociali e civili già primo ministro del Governo Belga.
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Je tousse de plus en plus, c'est à cause de la poussière.
Maman attend ma paie, on doit des sous à l'épicier, il ne veut plus
nous faire de crédit. Il faut que je continue à travailler.
Le 2 mai 1912
'Fât grisou' Je l'ai écheppé belle. Le grisou, c'est un gaz dans la
mine, le pire ennemi des mineurs. La lampe nous prévient du danger, mais parfois…
Je ne me souviens plus de rien, je travaillais avec les autres et
puis Boum!…je me suis réveillé dans les bras d'un sauveteur, j'avais mal partout ma tête saignait. J'ai eu de la chance, les sauveteurs ont pu me retirer tout de suite. Il y en a de qui ne sont jamais remontés.
Nous étions 13 à l'hôpital, moi, ce n'était pas trop grave, une
grande coupure à la tête. Je ne suis pas resté trop longtemps à
l'hôpital. Le roi est venu nous voir, il m'a encore fait plus peur
que le docteur. Je suis en repos à la maison.
Le docteur est passé, il a dit que je pourrai bientôt reprendre le
travail.
Maria vient me voir, grand-père nous taquine. Je crois que maman
n'aime pas beaucoup Maria.
e n'ai pas envie de retourner à la mine. Maria m'a dit qu'un jour,
en France à Courrière, il y a eu une catastrophe qui avait fait
1100 morts. C'était en 1906.
Le 10 mai 1912
C'est plus fort que moi, je ne peux plus descendre au fond.
Ma décision est prise, c'était ma dernière journée.
J'ai tellement la mine en horreur que si on me promettait la meilleure place ou plutôt la moins mauvaise, je n'en voudrais même
pas. Je veux partir, j'en ai assez de cet enfer, demain je m'en
irai.
57
Tous les mineurs se sont réunis au cabaret en face de la mine,
moi j'étais là aussi.
Il y avait un homme que je n'avais jamais vu, il était bien habillé.
Un mineur était monté sur le comptoir pour parler fort et que
tout le monde l'entende.
Il disait qu'il fallait arrêter le travail et obliger le patron à ne
pas nous diminuer. Il y avait le représentant du syndact des mineurs, j'ai oublié son nom.
Le syndacat, c'est nouveau, on verse un peu d'argent tous les
mois alors quand il y a une grève, ça nous aide.
On a voté; beaucoup de mineurs voulaient faire la grève mais
d'autres ont dit qu'ils continueraient à travailler.
Il y a eu des bagarres.
Le 12 avril 1912
La grève dure depuis 10 jours.
C'est la misère partout, le syndacat n'a plus de sous.
Mon grand-père dit qu'il faut que la grève continue aussi longtemps qu'on n'aura pas obtenu ce qu'on demande mais c'est de
plus en plus dur. Il y a des gendarmes partout. Aujourd'hui, c'était une vraie catastrophe.
Il y avait des centaines de grévistes devant le charbonnage avec
des femmes et des enfants. Tout le monde était très en colère à
cause de quelques-uns qui travaillaient dans la cour.
Les grévistes ont voulu rentrer et les gendarmes ont tiré dans le
tas, il y a eu des tués. Ça va mal, maman ne veut pas que je sorte,
on a peur, on a faim aussi.
Le 14 avril 1912
Nous avons repris le travail aujourd'hui, les salaires ne seront
pas diminués, mais il y a eu des morts pour ça.
Je n'aime pas le travail à la mine mais je n'ose pas le dire.
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Les Ritals
Il libretto
Prologo
Entra da fuori campo una fisarmonica che suona un valzer
Voce recitante femminile
C‘era una volta una storia che voleva diventare un pensiero, infinitamente leggero e presente nel cuore dei ragazzi.
Diventare un pensiero che li aiutasse a costruirsi, a diventare grandi.
Un pensiero che abitasse per sempre nella loro memoria.
Gli attori di questa storia sono stati uomini coraggiosi, prigionieri
della miseria in un paese distrutto dalla guerra. Si sentivano forti e
vigorosi, pronti a sfidare il loro destino senza domani.
Quei paesi, lassù, erano una promessa, il sogno, il paradiso, per loro
senza lavoro… così si leggeva sui manifesti nelle piazze.
Ci hanno pensato, hanno esitato un momento, poi hanno abbandonato il sole, la terra, gli amici, la famiglia… per raggiungere
quell’ignoto carico di speranza; e gli brillavano gli occhi quando
hanno raggiunto questa regione, che – chissà perché - tutti chiamavano il Pays Noir .
Poi ne hanno capito e vissuto il motivo.
Gli stessi occhi sono cambiati alla vista delle nuove abitazioni: capanne in ondulato metallico, fredde d’inverno, soffocanti d’estate.
Sono cambiati quando sono sprofondati nel buco nero, aspirati dalla
terra come risucchiati dall’inferno.
Così hanno conosciuto la paura, l’umiliazione, il razzismo,
l’intolleranza, il dolore… del corpo e dell’anima.
Ogni giorno un nuovo giorno di incertezza, di rischio, di paura… di
pianto per quelli che a casa aspettavano il ritorno.
Il tempo è passato e ha rubato, un po’ alla volta, la loro salute, rosicchiando ogni giorno una parte della speranza di tornare al loro paese
ricchi e felici.
13
Poi però hanno domato il terrore, la voglia di gridare l’ingiustizia e
l’urgenza di scappare: erano padri e mariti responsabili, hanno accolto il sacrificio e affrontato l’inaccettabile con l’aiuto degli altri compagni, degli amici…
Il seguito della storia lo conoscete già, o lo conoscerete ora.
Questa storia ha un’ambizione: vuole diventare un pensiero vivo, un
pensiero creatore, di sentimenti ed azioni; lasciamo che cammini un
po’ dentro di noi, oggi e domani, qui e laggiù, nel Pays Noir.
Introduzione
La fisarmonica riprende il valzer senza ritornello
Voce recitante maschile
La Memoria , la memoria è come una gramigna dove l’oppressione,
il dolore, la stanchezza, l’umiliazione, di quelle “gole nere” di tutte
quelle persone che hanno trascorso buona parte della loro vita nel
fondo dei pozzi di carbone trovano un posto .
Poi c’è la Memoria, il ricordo del paese, degli amici, della famiglia… la Memoria, anche quella di quelli che non ce l’hanno fatta a
sopportare, e sono ripartiti,
preferendo la misera sotto il sole ad una miseria cieca di polvere e
fango
Coro pp
Marcinelle
Bois du Cazier
Le 25 février 1912
Aujourd'hui, il y eu un accident, ça arrive souvent. Une galerie
s'est écroulée sur deux mineurs et une femme qui travaillait au
fond, une hiercheuse.
Il a fallu des heures pour dégager les morts. Tous les jours, il y a
des accidents.
A la mine dans laquelle je suis, il y a déjà eu du grisou, 44 tirés
d'un coup. Je n'aime pas la mine, c'est trop dur, je me sens moins
qu'une bête. Je n'ose pas le dire à maman, il n'y a pas beaucoup
d'argent à la maison et il faut travailler pour vivre.
Après l'accident, on n'avait plus de coeur à l'ouvrage alors le porion, c'est le contre-maître, est venu nous enguirlander.
J'aimais mieux l'école.
Le 13 mars 1912
Je suis malade, je tousse beaucoup et je crache tout noir, comme
grand-père Alfred. J'ai de la fièvre, le docteur est venu.
C'est maman qui l'a appelé, pauvre maman, elle n'arrête jamais, il
manque toujours des sous à la maison, je suis un souci de plus.
J'ai peur du docteur, avec lui on dirait qu'on fait exprès d'être
malade. Il m'a donné du sirop, je reprends le travail demain.
Maria est venue me voir, j'aime bien Maria, elle est belle.
Maria c'est la fille d'un mineur italien, il est venu avec toute sa
famille pour travailler chez nous.
Maria m'a dit qu'en Italie, il y a du soleil tous les jours
Le 2 avril 1912
Voce recitante maschile
La musica parla di questa Memoria, a volte fluida e astratta, parla di
questo cielo grigio, dei muri, della terra nera, del carbone, … ma parla anche di gioie semplici: l’amicizia, la luce, l’amore, la speranza, e
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Les mineurs sont très fâchés, le patron veut diminuer nos salaires. Ce n'est pas bien, on gagne déjà si peu, à peine de quoi manger. Mon grand-père dit qu'il faut qu'on arrête le travail. Il y a
des mineurs qui ne veulent pas, je crois qu'ils ont peur, il y a déjà
tant de misère.
55
Je suis un galibot, un galibot c'est un jeune ouvrier.
On a marché un bon moment dans la galerie principale, on peut se
tenir droit. Il y a des wagonnets qui sont tirés par des femmes ou
des chevaux. J'ai travaillé dans une taille, c'est pas haut, c'est
comme un petit souterrain.
Celle où j'ai travaillé aujourd'hui ne mesure même pas un mètre
de haut mais elle est longue.
Pour que la taille ne s'écroule pas, les mineurs boisent tous les
mètres, ils mettent un soutien en bois sinon, ce serait encore plus
dangereux. Au fond de la taille, un mineur plié en deux ou chouché
abat le charbon avec son pic. Moi, je mets le charbon dans un panier et en rampant et en tirant mon panier avec une sangle, je
ramène le charbon dans la galerie principale et là, on le charge
dans les wagonnets. Je me suis écorché partout, je n'ai pas l'habitude, c'est très dur.
Heureusement, nous avons un casque. A midi on s'arrête pour
manger sa tartine, ce n'est pas bon, il y a de la poussière partout.
Mon grand-père m'avait donné du tabac pour chiquer, ça aide à
cracher. Il dit que c'est bon pour la santé mais moi, ça ma rendu
malade et j'ai vômi.
La journée a été très longue, quand je suis remonté, il faisait déjà noir. Je crois que je ne verrai plus souvent le soleil.
dei miraggi di una felicità talvolta inaccessibile.
Voce recitante femminile
Eri giovane, grande, forte.
Con questo viaggio si apriva un orizzonte per te e i tuoi amici.
Sei partito con il cuore gonfio, di tristezza e di speranza.
La speranza di levarti dalla miseria e dal Duce, e la speranza
di farti una famiglia felice con una casa da abitare e di che vivere.
Ma il cielo si è fatto grigio, la pelle nera, gli occhi opachi, la fronte
rugosa. Ma ce la hai fatta.
Le speranze le hai trasmesse ai figli, i nipoti, i pronipoti che ora vivono grazie a te e al tuo sacrificio.
Ciao nonno!…
Coro
Velo nero velo nero
Su quegli occhi di ragazza
Velo nero su quel viso
Su quel viso di ragazza
Velo nero sulla casa troppo grande
E sul paese troppo solo
Su quel viso di vent’anni
Velo nero velo nero.
Le 11 février 1912
J'ai trouvé, au fond, une pierre avec un dessin de fougère.
Je me souviens que le docteur m'a dit un jour que c'était un fossile.
Il paraît qu'il y a très, très, très longtemps, il y a eu de grands
tremblements de terre alors le bois des forêts englouties, après
des siècles et des diècles est devenu du charbon.
C'est à cause de cela que parfois, on trouve de belles pierres gravées.
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Voce recitante maschile
Oggi compio 12 anni. Non andrò più a scuola.
E’ il mio primo giorno di miniera.
Mi sono alzato presto, molto prima del solito. Era freddo. Nella strada per la miniera ho incontrato i vicini, mi hanno dato una lampada.
Siamo montati nella gabbia sopra il pozzo, stavamo strettissimi.
L’ascensore è partito di colpo, pensavo precipitasse. Siamo scesi a
800 metri, mi sono sentito male. Ora sono un Galibot, un operaio
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giovane. .Mio nonno mi aveva dato del tabacco fa masticare, dice
che fa bene e aiuta a sputare; a me ha fatto male, ho vomitato !
Coro
O Santa Barbara proteggici
Proteggi noi minatori
O Santa Barbara proteggici
Rital, o Rital
La mia mamma sempre me lo diceva
Di star lontano dalla miniera
Santa Barbara, o Santa Barbara
Proteggici!
En bas, il y a la place de devant et une arrière-cuisine.
On se tient toujours dans l'arrière cuisine pour avoir plus chaud.
Quand maman fait du café, les voisines viennent en boire une tasse et discutent un peu.
Derrière, on a un jardin avec des pommes de terre et des poireaux.
Au fond du jardin il y a des garennes à lapins.
Presque tout le monde dans le coron élève des lapins.
Rédaction: Sainte Barbe
Parte Prima
Voce recitante maschile
"Se esiste al mondo un posto che possa assomigliare al Paradiso, deve essere proprio questo. Intendiamoci, però, quando dico Paradiso
parlo dei bambini, perchè per noi genitori invece questo posto aveva
tutti i colori possibili dell'inferno"
“Si dice che in Belgio piove sempre, io invece ricordo certi pomeriggi di sole di alcune domeniche quando il "terril" si metteva a luccicare come se avessero passato una mano di cera.
La "cantine" sfoderavano il loro giallo sporco e inalberavano mille
pantaloni, mutande, calzetti, che si asciugavano alla finestra.
Peppino accendeva la radio e tutti ascoltavamo Luis Mariano cantare
C'est magnifique...
Soprano
Parte il convoglio
Preclusa è l’uscita
Milano non si vede più
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Le 1 décembre 1911
La Sainte-Barbe, c'est la fête des mineurs.
Sainte Barbe protège les mineurs dans leur dangereux travail
Le jour de la Sainte Barbe, les mineurs ne travaillent pas, ils vont
au cabaret et boivent beaucoup.
A la maison, ce jour-là, on fait du lapin pour le souper et on donne
un cadeau aux mineurs.
La Sainte Barbe, c'est le quatre décembre.
Mon Journal Le 4 février 1912
Aujourd'hui, j'ai douze ans. Je n'irai plus à l'école.
C'est mon premier jour à la mine.
J'ai dû me lever beaucoup plus tôt que d'habitude.
Il faisait très froid. Sur le chemin qui conduit au charbonnage,
j'ai rencontré tous les voisins.
On m'a donné une lampe à la lampisterie. On est monté dans une
cage au-dessus du trou, j'étais avec beaucoup d'autres ouvriers,
on était très serrés.
L'ascenseur est descendu tout d'un coup, j'ai cru qu'on tombait
tellement ça allait vite. J'ai bien cru tomber malade. On est descendu à 800 mètres. Il faisait tout noir, il faut s'éclairer à la
lampe.
53
Ecole communale de Wasmes*
a.s.1911-12
Diario di Jean François
Le 20 octobre 1911
Rédaction: Mon village
Wasmes est un village du Borinage en Belgique.
Il ya beaucoup de charbonnages à Wasmes et dans tous les villages voisins.
De très loin on voit les terrils, on dirait des montagnes hautes et
pointues.
Les terrils sont toujours près de la mine, ce ne sont pas de vraies
montagnes, ils sont faits avec la terre qu'on enlève pour creuser
la mine.
Les mineurs descendent très bas sous la terre pour tirer le charbon, parfois jusqu'à mille mètres et parfois plus.
Presque tous les gens de mon village travaillent à la mine. C'est un
métier très dur et dangereux.
L'année prochaine, quand j'aurai douze ans, j'irai aussi travailler
à la fosse.
Rédaction: ma maison
Le 15 novémbre 1911
Ma maison est dans le coron de la mine
Le coron, c'est le quartier des maisons des mineurs.
Le coron appartient à la mine et pour avoir une maison, il faut
travailler à la mine.
Ma maison n'est pas grande, elle est pareille à toutes les autres.
Dans les corons, toutes les maisons sont les mêmes. J'ai six frères et soeurs, nous dormons tous dans la meme pièce car il n'y a
pas beaucoup de place.
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Il treno fugge veloce senza sosta
Guardo il compagno seduto di fronte
E quello al mio fianco
In quei volti accigliati e cupi
Si legge ansia e amarezza
Insieme.
Convoglio d’emigranti
Di un popolo affamato e stanco
Armato sol di braccia
Ed occhi per piangere
Coro
Della mia gente il cuore è buio
Lo sguardo stanco
E si muore
A poco a poco
Voce recitante femminile.
"Molte di queste donne avevano scoperto il Belgio in viaggio di
nozze. Il baule che contiene la dote amorosamente ricamata si è incamminato verso l'ignoto, sulla ferrovia del Paese Nero. Comincia
una nuova vita.
Ma nei dintorni di Chatelet e di Mons quante disillusioni! Specialmente quando il marito ha il turno di notte e la lascia sola, alle nove
di sera, senza radio, senza telefono, senza televisione, senza niente!
Nessuno con cui scambiare quattro chiacchiere... è il momento in cui
si posa una mano sul copriletto ricamato a casa, tra gli scherzi delle
sorelle. E si piange teneramente, con dolci lacrime"
Tutti
E tu povera mamma
Ne hai viste tante
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Piangesti ieri per gli altri
E oggi per me
Tenore, Soprano
Il nonno partì laggiù in Pennsylvania
Il babbo partì più giù in Australia
Io vado a lavorare nelle miniere
Portando giù con me la nostalgia
Voce recitante femminile
"Dovettero fuggire in un combattimento ineguale, ed ora l'incubo
delle loro speranze distrutte li attrae su questa terra straniera. Quanti
giorni passeranno ancora, prima che sia loro possibile di riprendere
la lotta..."
Soprano
Ma non sei morto
Che l’anima ardente dei tuoi fratelli splende per te
Vivendo in terra d’esilio
Tutti sanno
Che il peggior male
Non è morire.
(Canto a Matteotti composto in esilio)
Voce recitante maschile
"Quante vite umane ci ha preso quel terribile lavoro! Sono trent'anni
dalla tragedia di Marcinelle, il grisou seppellì 262 uomini, 136 erano
italiani. 62 abruzzesi. Ma non è stato quello l'unico momento di dura
prova per le famiglie immigrate: quante volte dalla gabbia ascensore
che saliva dal fondo mancava qualcuno. Le famiglie aspettavano
sempre con ansia di riconoscere tra quei volti bruni dalla polvere il
volto caro del padre, del marito o del figlio."
18
italo-belga. Il nuovo accordo prevede l’uguaglianza di Belgi e Italiani in situazione di disoccupazione involontaria.
La Federazione belga dei proprietari di miniere annuncia l’intenzione
di non applicare questa clausola
24 ottobre 1954: incidente minerario a Many
Dicembre 1954: il governo italiano annuncia l’interruzione del reclutamento per le miniere belghe.
8 agosto 1956: la catastrofe mineraria di Marcinelle miete 262 vittime, di cui 136 italiani
1957: un decreto regola la prevenzione degli incendi nelle miniere
belghe
1958: un altro decreto rende obbligatori una rete di tubi d’acqua, la
presenza di estintori e di telefoni nelle gallerie di ogni miniera
1961: i rulli di trasporto meccanico del carbone devono essere non
infiammabili
1963: la silicosi è riconosciuta come malattia professionale
11 luglio 1966: il nuovo accordo italo-belga prevede, tra l’altro,
l’uguaglianza degli Italiani e dei Belgi per quanto concerne l’accesso
agli alloggi sociali e la preparazione di un progrmma televisivo in
lingua italiana della televisione belga dal titolo Ciao amici
1968: in applicazione del Trattato di Roma gli Italiani sono liberi di
lavorare in Belgio. Viene soppressa la necessità del permesso di lavoro.
1972 entrata in vigore dei regolamenti CEE sulla sicurezza sociale.
9 giugno 1979: elezione diretta del Parlamento Europeo. A queste
elezioni del Belgio possono partecipare direttamente e senza recarsi
in Italia
30 settembre 1984: chiusura dell’ultima miniera della Vallonia, le
Roton a Farciennes
13 dicembre 1984: visita ufficiale del re del Belgio al Centro SocioCulturale degli Immigrati di Bruxelles
18-22 febbraio 1986 visita di Stato in Belgio del presidente Cossiga
...
dicembre 2001 viene approvata la legge che consente agli italiani
all’estero di votare per il parlamento italiano
1 gennaio 2002: l’Euro diventa la moneta ufficiale europea
51
1936-38: duecento volontari italiani lasciano il Belgio per arruolarsi
nelle file repubblicane in Spagna. In quel periodo ci sono più o meno
33.000 italiani in Belgio.
1940-44: centinaia di italiani partecipano in Belgio alla resistenza
contro il nazismo. Parecchi sono deportati o fucilati. A Liegi entra
perfino in azione un gruppo di partigiani italiani, composto per la
maggior parte da ex-combattenti della guerra di Spagna.
1944-45: alcuni fascisti italiani sono processati in Belgio per collaborazione con i nazisti.
L’Ambasciata e i Consolati sono occupati dalla ‘Coalizione
antifascista’.
1945-47: alcuni resistenti italiani sono espulsi dal Belgio per attività
politica.
20 giugno 1946: protocollo d’accordo firmato tra l’Italia e il Belgio
prevede l’invio di 2.000 italiani alla settimana verso le miniere belghe.
20 aprile 1947: i proprietari delle miniere sono autorizzati a ingaggiare gli operai italiani direttamente in Italia. I sindacati italiani ottengono che i dormitori siano riscaldati e che i materassi non siano
più di paglia.
Febbraio 1948 creazione di una commissione italo-belga per risolvere i problemi attinenti all’immigrazione dei minatori italiani.
1 maggio 1948: viene firmato un nuovo accordo tra l’Italia e il Belgio.
Aprile 1951: incendio e successiva chiusura del Centro di raccolta
di Bruxelles dove venivano avviati i minatori italiani che non avevano rispettato il contratto, in attesa del loro rimpatrio in Italia.
1 Aprile 1952: firma di un nuovo protocollo d’accordo italo-belga. Il
nuovo accordo prevede tra l’altro un periodo di formazione in preparazione al lavoro nelle miniere e il rimborso spese di viaggio in caso
di ritorno in Italia.
Novembre 1953 istituzione di una commissione d’inchiesta sulle
condizioni di sicurezza nelle miniere belghe. A questa commissione
partecipno anche degli esperti italiani (dal 1946 al 1953 più di 300
italiani sono morti in incidenti di miniera)
5 marzo 1954: viene firmato a Roma un nuovo protocollo d’accordo
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Voce recitante femminile
"Le vantaggiose offerte di salario offerte per il lavoro nelle miniere
belghe erano divulgate in tutta Italia tramite manifesti. Tra gli altri
vantaggi, le autorità italiane proponevano ai figli degli emigranti italiani in Belgio vacanze gratuite nella Madre Patria. "
"Tutti avevamo lasciato tante cose che, sparite, portavamo nel cuore"
Coro
Il peggior male non sarà il morire
Soprano e Tenore
Della mia gente il cuore è buio
Le mani stanche di salutare
Ed ogni addio stacca una vita
Lo sguardo vuoto
E si muore ancora un po’
Ho chiuso stretto nella valigia
E sole e mare e disperazione
Muto è l’ulivo negli occhi vuoti
Conta i ricordi
Senza più sognare
Pane di pietra a chi vuol restare
Voce recitante femminile
"Qualche cosa avevamo in comune, la Patria, il Lavoro, la Miseria.
Quasi io non capivo il tuo dialetto strano, chè dell'Italia eravamo ognuno ad un estremo, tu di Lecce ed io di Parma.
Ma nel fagotto che portavamo nella fossa c'erano le stesse cose: pane, margarina e caffè amaro, amaro come il lavoro di ogni giorno; ....
la carne segnata da ogni pietra caduta, e nelle vene lo stesso sangue:
19
sangue d'emigrante..
Il masso quel giorno cadde, e fu crudele e pesante per te, piccolo leccese."
Voce recitante maschile
"Ritornare con le rughe sulla fronte, e con le tempie grigie... ho paura dei ritorni, troppo pieni di ricordi" .... "Mi resta una piccola speranza, è il solo mio tesoro"
Voce recitante femminile
"Una piccola aria di paese: qualche amico ed una partita a bocce o a
briscola, o a scopa. Tanto basta per sentirci tra noi. Io stavo in campagna, nella famiglia d'un contadino, e sò stata contenta di uscire
dall'Italia. Sò partita per vivere, e abbiamo vissuto, mangiato, ci siamo vestiti e siamo senza debiti..."
Soprano e Tenore
Sono Rital e lo resto
In ogni parola e gesto
Le vostre stagioni son diventate mie
Ma vi ricambio con musica
Di casa mia.
Ritals!
Voce recitante femminile
"Sono Rital nelle imprecazioni, negli amori e nelle preghiere; conservo la memoria della mia gente; sono Rital e lo resto!
Il lavoro, la miniera...
il pane, il caffè amaro..."
"Bambini rannicchiati in mezzo ad una baracca dove russavano parecchi minatori sporchi..."
"Tutto costituiva una "Segregazione Ecologica e Geografica" degli
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E la trama di una Storia.
Settembre 1830: alcuni ufficiali italiani liberali in esilio... combattono sulle barricate di Bruxelles contro gli Olandesi e contribuiscono
alla rivoluzione belga che inaugura l’indipendenza del paese.
1 marzo 1835: Isabella Gatti de Gammond, figlia di un esiliato italiano, apre a Bruxelles la prima scuola secondaria femminile laica
del Belgio.
1898: in seguito ai movimenti insurrezionali di Milano, molti socialisti ricercati trovano rifugio in Belgio
1910: al censimento del 31 dicembre si contano 4.490 italiani in Belgio
1914-1918: i Tedeschi trasferiscono in Belgio un discreto numero di
prigionieri di guerra italiani. Nella sola cittadella di Liegi, 170 di loro
muoiono negli ultimi mesi del 1918.
Dopo l’armistizio, il secondo Corpo d’Armata italiano, che ha liberato Rocroi, stazione nel Lussemburgo belga, nel dicembre 1918 è visitato dal re del Belgio e dal re d’Italia.
1922-27: gli antifascisti italiani affluiscono in Belgio e vi ricostituiscono i partiti sciolti in Italia.
1924: due padri francescani sono mandati come missionari a Montignies-sur-Sambre.
24 ottobre 1929: un giovane socialista italiano, Fernando De Rosa,
spara al principe ereditario Umberto venuto a Bruxelles per il fidanzamento con la principessa Marie-José
4 agosto 1935: una manifestazione antifascista si svolge davanti al
padiglione dell’Italia fascista all’esposizione universale di Bruxelles.
Ottobre 1935: alcuni volontari italiani partono dal Belgio per arruolarsi nelle file fasciste combattenti in Etiopia
12/13 ottobre 1935: il congresso di Bruxelles riunisce nella capitale
belga i capi in esilio dell’antifascismo italiano per opporsi uniti alla
guerrra di Etiopia
Novembre 1935 l’Ambasciata d’Italia a Bruxelles ammassa parecchi
chili d’oro. E’ il contributo della collettività italiana alla lotta contro
le sanzioni economiche.
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Images et textes: Memoria, parole e immagini dell’emigrazione italiana in Belgio,choisi et présenté par Bruno Ducoli Elia Ferro Isabella Leonarduzzi Anna Morelli
Bruxelles 1987 – Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles Imprimerie
Barbiana s.c. Bruxelles
immigrati : "AGGIUSTAMENTO FUNZIONALE"
" Acqua e servizi erano all'esterno e le strade del campo in terra battuta; nere di carbone e piene di fango quando pioveva....
La mamma metteva del pane davanti alla finestra, così i topi non avevano fame e non entravano in casa... AGGIUSTAMENTO FUNZIONALE!" ... RITAL ! "
Tenore
(improvvisazione)
Soprano
" Charleroi, scende la marea, la corsa è finita, Charleroi,… due giorni
d'amicizia che si perdono all'istante, Charleroi,… polvere nell'aria,
cieli di polvere... sulla pelle sottile e invisibile"
"Velo nero, velo nero, su quel viso di vent'anni, sulla casa troppo
grande, sul paese troppo solo, velo nero nero.
Gli occhi fondi di un bambino da quel velo scuro scuro cercan vivi e
già segnati il ritratto di suo padre, velo nero nero.
O velo nero, è dentro un sogno di ragazza, la la la....
sposa ormai senza marito prende e veste la memoria, velo nero nero."
"Gente in attesa che preleva la sua gente; ...carne da miniera; un saluto, un arrivederci ed ognuno al proprio destino....polvere, ovunque
polvere, è di polvere l'aria… tetti patinati di polvere, polvere sui muri, sulle strade, sugli alberi, sui fiori, sulle vesti, polvere! "
Seconda Parte
Voce recitante femminile
Ogni volta che ho acquistato una terra per avere un posto dove morire fu sventurata. Ho perso l'amore e sono rimasto con la terra deserta
dove seppellire il mio cuore. E' arrivata l'ora di liberarsi della terra
per potere dissotterrare l'amore.
Spartirò l'utile della vendita tra quelli che mi hanno aiutato ad edificare questa triste eredità di miserie, qualcuno non c'è più.
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Comincerò a camminare per capire se rimanendo fedele al tetto che
mi insegnarono ad accettare, posso vedere la smorfia della gioia o
magari la sua ombra.
Voce recitante maschile
"La prima volta ho avuto l'impressione di entrare nell'inferno.
In seguito molti si sono rifiutati di scendere giù nella grotta..."
“Ogni volta erano sensazioni di grande smarrimento, momenti pieni
di rischio, di paura, di pianto, paralizzati dal terrore, con la voglia di
urlare l’ingiustizia, con l’urgenza di scappare da dove non saremmo
tornati la sera “
Soprano
“Ei non vide mai l'alba nascente,
non la porpora e rosea aurora,
nè le rose e i monti e le fronde,
nè d'un bacio ebbe il calor "
Mais aussi celui des hommes : qui te parent de la beauté de leur
cœur.
Les poètes te tissent une voile
avec les fils d’or de leur fantaisie ;
les peintres immortalisent la forme de ton corps.
La mer donne ses perles,
les mines leur or,
les jardins d’été leurs fleurs
pour t’embellir, pour te couvrir
et te rendre toujours plus précieuse.
Le désir du coeur des hommes
couvre de gloire
ta jeunesse.
Tu es mi-femme et mi-rêve."
Rabindranath Tagore
Comédienne
Voce recitante femminile
“Il provvisorio dura una vita, e così le fidanzate di allora hanno inaugurato il loro corredo da sposa lontane, lontane da casa, mentre il
marito scendeva sottoterra a scavare carbone.”
Voce recitante maschile
Ero contento di avere tre figlie femmine perché non avrebbero potuto
scendere in miniera! Quando è venuto il maschio ho giurato che mio
figlio non vi sarebbe mai sceso.
Voce recitante femminile
"Veniva dal passato e da un paese sospesi ancora in fondo alla memoria, portava legata al cuore la gran fatica di chi parte senza desti-
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Pendant tout ce voyage la nostalgie ne m’a jamais quitté. Je ne dis
que c’était comme mon ombre
Elle me côtoyait même dans l’obscurité
Je ne dis pas qu’elle était mes mains et mes pieds
Quand on dort on perd ses mains et ses pieds. Mais moi, je n’ai jamais abandonné ma nostalgie même dans le sommeil
Pendant tout ce voyage la nostalgie ne m’a jamais quitté.
Je ne dis que c’était de la faim ou de la soif ou l’envie de fraîcheur
dans la chaleur étouffante ou bien l’envie de chaleur dans le froid
C’était quelque chose qui ne peut jamais se rassasier
Elle n’était ni joie ni tristesse
Elle n’était pas liée aux villes, aux nuages, aux chansons, aux souvenirs
Mais elle demeurait en moi et hors de moi.
Pendant tout ce voyage la nostalgie ne m’a jamais quitté
Et de ce voyage je ne retiens rien d’autre que cette nostalgie.
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“J’adresse enfin mon salut particulier
à ceux qui librement ont acquis la nationalité du Pays de residence.
L’Italie les salue cordialement et elle les considère encore comme ses
propres enfants liés à la mère-patrie.” (Francesco Cossiga, Président).
nazione. Gli hanno spento il sole e le stagioni, la luna glie l'han data
appesa in fronte; l'han chiuso a coglier fiori di carbone nel fondo, per
sentieri di paura. Ed ora è morto il vecchio minatore, col volto sporco e gli occhi da bambino, trent'anni di lavoro e la pensione per comprar la morte e il cimitero".
Voce recitante maschile
Soprano
Mais tu n’es pas mort que l’âme ardente de tes frères resplendisse
pour toi, en vivant en terre d’exil tous savent que le pire mal, le pire
mal n’est pas mourir.
(Chant dédiè à Matteotti en exil, pag. 18)
Comédienne
De toutes mes proches le coeur est sombre
les mains sont fatiguées de saluer
et chaque adieu décroche une vie
le regard vide
Et l’on meurt encore un peu.
J’ai bien serré dans ma valise.
Et soleil et mer
Et désespérance
Mort est l’olivier dans les yeux vides
Compte les souvenirs sans plus rêver
pain de pierre pour qui veut rester.
"Quante bestemmie in quel lavoro disumano del minatore! Nudi come vermi nelle viscere della terra a respirar polvere, o immersi nel
fango, o rannicchiati nelle "taglie" con il martello pneumatico in mano a far carbone. Se non era il lievito della speranza, nessuno avrebbe continuato a sacrificare i più begli anni della vita sepolto in terra."
"Entro nella gabbia come animale sperduto e giù nella voragine; il
cielo è scomparso, sopra di noi la roccia, la terra, la "Sambre", le cose, la gente.
Ogni tre metri c'è un minatore che lavora con le mani, con i piedi,
con i fianchi, con le mani... con le mani..."
Voce recitante femminile
"Mi sentivo molto avvilita dal fatto di trovarmi qui. Ma bisogna aggiungere che esisteva una gran solidarietà tra le famiglie italiane delle baracche."
Soprano
Comédien
L’alba nascente ei non vide mai
Né la rosea aurora, né rose o monti o fronde
Né d’un bacio ebbe il calor
Né d’un tenero bacio ebbe il calor
Voce recitante maschile
A ma femme
"O femme tu n’es pas seulement le chef-d’œuvre de Dieu,
"Marcinelle è stata un duro colpo per tutti, i capi erano diventati come agnelli. Pensavo che dopo sarebbero stati molti di più a partire,
Tous
Ritals..."
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poi ci si fa coraggio..."
Soprano
"Ti ricordi mamma quello che volevo fare "quando sarò grande", volevi che io diventassi ingegnere, ricercatore, presidente, ed io ho fatto
tutto, sai, per arrivare, ma tutto così in fretta, che alla fine mi ritrovo
tutto solo, solo tra i perdenti."
Soprano e Tenore
"La mia mamma sempre me lo diceva di star lontano dalla miniera,
ma io che son testardo sempre ci sono andato finchè la mina non mi
ha rovinato.
Santa Barbara dei minatori, prega sempre per noi minatori, in periglio per la lor vita, sempre in periglio per la lor vita."
Tenore
(Improvvisando)
Voce recitante femminile
"Charleroi, scende la marea e la corsa è finita, Charleroi, gente in
attesa, carne da miniera; un saluto, un arrivederci, ed ognuno giù, al
proprio destino."
Soprano
"Hai visto l'uomo che nudo lavora"
"La baracca ove dormii la prima sera per sedici anni fu la mia
dimora, sepolta è sotto quella pietra nera, era di legno e la ricordo ancora.
Ti ho visto crescere come una pianta, hai ricoperto tutta la prateria, alta montagna quella pietra Santa, bagnata dal sudor di
gente mia.
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elle était en bois, je m’en souviens encore
je t’ai vue pousser comme une plante
Tu as recouvert toute la prairie
Haute montagne cette pierre sainte
trempée par la sueur de mes proches ».
Comédien
Il venait d’un passé et d’un pays suspendu au fond de la mémoire, Il
gardait dans le coeur la grande peine de ceux qui partent sans destination.
On lui a voilé son soleil et ses saisons
On lui a posé une lune sur son front
On l’a enfermé au fond, pour cueillir ses fleurs de charbon sur des
sentiers de peur.
Et maintenant il est mort le vieux mineur, avec le visage sale et ses
yeux d’enfant
Trente ans de travail et la pension
Pour acheter la morte et un cimetière.
Tous
Tu as vu l’homme nu qui nu travaille
au coeur de la veine de charbon
à l’éboulement soudain son corps s’oppose
alors que la soif sèche le dévore.
Tu as vu l’homme qui change de couleur
Un bouchon protecteur sur sa bouche
comme la taupe plus qu’il voit il touche
et la poussière teint sa sueur.
Tu as vu l’homme qui de rage espère
griffer des rochers et de la boue, son souffle coupé
Son oreille encore pleine du fracas qui dans le trou mélange ciel et
terre.
Comédien
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Marcinelle a été un coup dur pour tous, les chefs étaient devenus
des agneaux. Je croyais qu’après beaucoup plus de gens seraient
partis ... après ils ont repris courage ....
Soprano
Te souviens-tu, maman, ce que je voulais faire quand je serai grand
tu voulais que je devienne ingénieur, chercheur, président
Et moi, j’ai tout fait, tu sais, pour arriver, mais tout est allé si vite
qu’à la fin je me retrouve seul, seul parmi les perdants.
Voce recitante maschile
"Veniva dal passato e da un paese sospesi ancora in fondo alla
memoria, portava legata al cuore la gran fatica di chi parte senza destinazione.
Gli hanno spento il sole e le stagioni, la luna glie l'han data appesa in fronte; l'han chiuso a coglier fiori di carbone nel fondo,
per sentieri di paura. Ed ora è morto il vecchio minatore, col
volto sporco e gli occhi da bambino, trent'anni di lavoro e la
pensione per comprar la morte e il cimitero".
Soprano Ténor
Ma maman toujours me disait de m’éloigner de la mine mais moi qui
est têtu j’y suis toujours allé jusqu’au moment où la mine m’a usé
Sainte Barbe des mineurs prie toujours pour nous mineurs
en danger pour leur vie, toujours en danger pour leur vie.
Ténor
(Improvisation)
Comédienne
Charleroi, la marée descend et la course est terminée
Charleroi personnes dans l’attente,
Chair de mine : Un bonjour, un au revoir
Et chacun à sa destinée.
Tutti
"Hai visto l'uomo che nudo lavora nel cuore della vena del carbone, alla frana improvvisa il corpo oppone mentre la sete asciutta lo divora;
hai visto l'uomo che cambia colore, il tappo protettore sulla
bocca, come talpa più che vede tocca, e la polvere tinge il suo
sudore:
hai visto l'uomo che con rabbia spera, graffiare rocce e fango
senza fiato, l'orecchio ancora pieno del boato che mischia galleria con cielo e terra"
Voce recitante maschile
"Rivolgo infine un particolare saluto a coloro che, per libera
scelta, hanno adottato la nazionalità del Paese di residenza. L'Italia li saluta con cordialità, e li considera ancora figli suoi legati alla Madre Patria" (Francesco Cossiga) .
Soprano
Tu as vu l’homme qui travaille nu
« La baraque où je dormis le premier soir
Pendant seize ans fut ma demeure
Ensevelie et sous cette pierre noire
Soprano
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"Ma non sei morto, che l'anima ardente dei tuoi fratelli splende
per te, vivendo in terra d'esilio tutti sanno che il peggior male
non è il morire"
Voce recitante femminile
"Della mia gente il cuore è buio, le mani stanche di salutare,
ed ogni addio stacca una vita, lo sguardo vuoto e si muore ancora un po’.
Ho chiuso stretto nella valigia e sole, e 'mmare, e disperazione,
morto è l'ulivo negli occhi vuoti, conta i ricordi senza più sognare, pane di pietra a chi vuol restare. ...
Tutti
“Ritals..."
Voce recitante maschile
Alla donna mia
Donna, non sei soltanto l’ opera di Dio,
ma anche degli uomini, che sempre
ti fanno bella con i loro cuori.
I poeti ti tessono una rete
On l’a enfermé au fond, pour cueillir ses fleurs de charbon sur des
sentiers de peur.
Et maintenant il est mort le vieux mineur, avec le visage sale et ses
yeux d’enfant
Trente ans de travail et la pension
Pour acheter la mort et un cimetière.
Comédien
Que d’injures dans ce travail inhumain du mineur ! Nus comme des
vers dans les entrailles de la terre à respirer poussière, ou plongés
dans la boue, ou blottis dans les « tailles », avec le marteau pneumatique à la main à faire du charbon. Si on n’avait pas la levure de
l’espérance, personne n’aurait continué à sacrifier les plus belles années de sa vie enseveli sous terre.
J’entre dans la cage comme un animal perdu
et en bas dans le trou, le ciel a disparu
au dessus de nous, le rocher, la terre, la Sambre,
les maisons, les gens.
Tous les trois mètres un mineur travaille avec les mains, les pieds, le
dos, les mains ....
Comédienne
J’étais très humiliée de me trouver ici. Mais il faut ajouter qu’il existait une grande solidarité entre les familles italiennes des baraques .....
con fili di dorate fantasie;
i pittori danno alla tua forma
sempre nuova immoralità.
Il mare dona le sue perle,
le miniere il loro oro,
i giardini d’ estate i loro fiori
per adornarti, per coprirti,
per renderti sempre più preziosa.
Soprano
L’aube naissante il ne la vit jamais,
ni la rose aurore, ni des roses ou des monts ou des rameaux
ni d’un baiser il eut la chaleur
ni d’un tendre baiser il eut la chaleur.
Comédien
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La première fois je croyais entrer en enfer.
Par la suite, plusieurs ont refusés de descendre dans la gueule.. Chaque fois c’etait l’égarement, instants pleins de risques, de peurs, de
pleurs, paralysés par la terreur, avec l’envie de hurler l’injustice et l’
urgence de s’échapper d’où on ne sauraient pas rentré le soir
Il desiderio del cuore degli uomini
ha steso la sua gloria
sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna, e per metà sei sogno.
Rabindranath Tagore
Soprano
Voce recitante femminile
Il ne vit jamais l’aube naissante,
ni la rouge et rose aurore,
ni les roses et les monts ou les rameaux
ni la chaleur d’un tendre baiser.
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
Non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi quando si dorme
si perdono le mani e piedi e io non perdevo la nostalgia nemmeno
durante il sonno
durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell’afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
ma era in me e fuori di me
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio nulla mi resta se non quella nostalgia.
Comédienne
Le provisoire dure une vie et ainsi les fiancées d’un temps ont inaugurées leur trousseau d’épouses loin, loin de chez elles, pendant que
leurs maris descendaient dans les entrailles de la terre pour creuser
le charbon.
Comédien
J’étais content d’avoir trois filles parce qu’elles ne devraient jamais descendre dans la mine!
Quand j’ai eu mon garçon j’ai juré que jamais mon fils n’y serait
allé.
Comédienne
Il venait d’un passé et d’un pays suspendu au bout fond de la mémoire, Il gardait dans le coeur la grande peine de ceux qui partent sans
destination.
On lui a voilé son soleil et ses saisons
On lui a posé une lune sur le front
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Immagini e testi: “Memoria, parole e immagini dell’emigrazione
italiana in Belgio, scelte e presentate da Bruno Ducoli Elia Ferro
Isabella Leonarduzzi Anna Morelli
Bruxelles 1987 – Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles Impremerie
Barbiana s.c. Bruxelles
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Una Scenografia per Les Ritals
Jean François Casagrande
Alla memoria di Nonno Guido
Eri giovane, grande e forte.
Con questo viaggio, si è aperto un orizzonte per te e i tuoi amici.
Sei partito con il cuore gonfio, di tristezza e di speranza.
La speranza di levarti dalla miseria e dal Duce
La speranza di farti una famiglia felice
Con una casa da abitare e di che vivere.
Ma il cielo si è fatto all'improvviso meno azzurro, la pelle più nera,
gli occhi opachi, la fronte rugosa.
Ma ce l'hai fatta.
Le speranze che avevi, lasciando le tue belle montagne e i tuoi laghi,
le hai lasciate in eredità ai figli, ai nipoti, ora perfino ai pronipoti
che non hai conosciuto.
I vivi restano per parlare, di te e poi dei compagni conosciuti e sconosciuti che sono, anche loro, arrivati con l'anima piena di speranza. Speranza
Ciao Nonno.
Sur la peau délicate et invisible
Voile noir, voile noir sur ce visage de vingt ans, sur la maison trop
grande, sur un pays trop seul, voile noir, voile noir
Les yeux profonds d’un enfant
dans ce voile très sombre cherchent vif (et) déjà marqué
Le portrait de son papa. Voile noir, voile noir
C’est dans un rêve de jeune fille
Épouse dorénavant sans mari
Prend et habille la mémoire
Voile noir, voile noir.
Personnes en attente qui enlèvent ses proches Chair de mine Un salut, un au revoir
Et chacun à sa destinée.
Poussière
Poussière partout, l’air est poussière
Toits patinés de poussière, poussière sur les murs
sur les routes, sur les arbres, sur les fleurs, sur les vêtements, poussière toujours !
Deuxième Partie
Comédienne
La scenografia
L'oppressione, la tristezza, il dolore, la stanchezza, l'umiliazione…
questi sentimenti sono passati nella testa di un gran numero di persone, di queste "gole nere" che hanno passato buona parte del loro vivere quotidiano nel fondo dei pozzi di carbone. Insieme a una certa
promiscuità, per questa gente abituata (obbligata) a stringersi i gomiti.
Poi la memoria. Il ricordo del paese, degli amici, della famiglia, lasciati a centinaia anzi a migliaia di chilometri.
La memoria, quella anche di coloro che non ce l'hanno fatta a sopportare quest'oppressione e sono ripartiti preferendo la miseria al sole
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Chaque fois que j’ai acheté de la terre pour avoir un lieu où mourir,
j’ai eu du mal.
J’ai perdu mon amour et je suis resté avec une terre déserte où enterrer mon coeur .
L’heure est venue de se libérer de la terre pour exhumer l’amour.
Je vais partager l’utile de la vente entre ceux qui m’ont aidé à édifier
ce triste héritage de misére, quelqu’un n’est plus.
Je marcherai pour comprendre si en restant fidèle au toit qu’on m’a
appris à accepter, je peux retrouver la grimace de la joie ou au moins
son ombre.
Comédien
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partie pour vivre et nous avons vécu, nous avons mangé, nous nous
sommes habillés et nous sommes sans dettes
Soprano et Ténor
Je suis Rital et je le reste dans chaque mot et chaque geste, vos saisons sont désormais les miennes
mais je vous remercie avec la musique musique de chez-moi. Ritals!
Comédienne
Je suis Rital dans mes imprécations
mes amours et mes prières
je garde la mémoire de mes gens
je suis Rital et je le reste.
Le travail, la mine le pain, le café noir …Nos enfants blottis au
milieu d’une baraque où des mineurs sales ronflaient... « tout constituait une ségrégation Ecologique et Géographique des immigrés: arrangement fonctionnel » « l’ eau et les services étaient à l’extérieur
et les chemins du camp en terre battue, noirs de charbon et de boue
quand il pleuvait ».
« Maman mettait du pain devant la fenêtre, comme ça les souris
n’avaient pas faim et n’entraient pas dans la maison »
.... ARRANGEMENT FONCTIONNEL. RITAL!
a una miseria nera piena di polvere e fango.
La scenografia che accompagna la musica parla di questa memoria,
talvolta diventata fluida, quasi astratta.
Parla di questo cielo, dei muri, della terra di carbone.
E anche della speranza, di questi miraggi di felicità talvolta inaccessibile.
Parla della vita, del lungo cammino percorso per arrivare fin qui, e
delle loro vita di miseria, tensione, tristezza nostalgia.
Parla di gioie semplici: l'amicizia, la luce, la musica…
Parla infine del ricordo di coloro che fisicamente non ci sono più.
Coloro che sono stati piegati dalla malattia, dal grisou o dal crepacuore…il cui spirito ci è rimasto sempre a fianco.
In modo estremamente essenziale e tragico, la scena è percepita come un buco nero tagliato in due da una rotaia in legno a travi grezze
che emergono da un buco rosso, materializzato da un drappo di tessuto mosso dal vento.
La scena è il luogo dove si
collocano i musicisti…il pianoforte, sistemati in modo da
accentuare la prospettiva.
Ténor
(improvisation)
Soprano
Charleroi La marée descend, la course est terminée
Charleroi
Deux jours d’amitié se perdent à l’instant
Charleroi poussière dans l’air
Cieux de poussière
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Sulla passerella di legno si collocano i cantanti (o la cantante), come
operai al lavoro sempre in una prospettiva di speranza.
Compte ses souvenirs sans plus rêver
pain de pierre pour ceux qui veulent rester.
I versi parlati sono recitati da personaggi 'spiriti' anonimi, neutri,
bianchi in levitazione nella sala. Sono le presenze assenze, guide spirituali. Una luce bianca e intensa li avvolge dall'alto come una pioggia.
Proiettato sul drappo rosso scorre il tempo con una linea di luce che
sale, che scende, che sale, che scende, che…
Comédienne
Jean François Casagrande - Architetto
Architetto nato il 5 gennaio 1970 a Charleroi. Ha studiato architettura all'Istituto superiore il di Architettura di Mons. Dopo due anni di lavoro presso vari studi in Belgio, apre uno studio e lavoro a vari progetti di
ampliamento e ristrutturazione di abitazioni e progetta costruzioni nuove.
Dal 1995 al 1996
collabora con Massimiliano Fuksas (a Parigi e a
Roma) a diversi progetti e
concorsi e ha una breve
collaborazione a Milano
con lo studio per il design
di Achille Castiglioni. Partecipa contemporaneamente al concorso europeo con
l'atelier Matador a Mons.
Nel 1998 e 99 partecipa a varie esposizioni
presso l'Académie de Musique di Mons. Déserrance
al Centro Culturale di
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Nous avions quelque chose en commun :
la Patrie, le travail, la misère.
Je ne comprenais presque pas
ton patois étrange,
car de l’Italie nous étions
chacun d’un coté, toi de Lecce
moi de Parme, mais dans le panier la gamelle
que nous emportions dans la fosse
il y avait les mêmes choses :
du pain, de la margarine et du café noir,
noir comme le boulot de tous les jours ;
la chair marquée par toute chaque pierre tombée
et dans les veines le même sang,
sang d’émigrant.
La pierre tomba ce jour là
Et fut cruelle et lourde, trop lourde
pour toi, petit de Lecce.
Comédien
Retourner les rides au front et les tempes grises... J’ai peur des retours trop pleins de souvenirs.
Il ne me reste qu’un petit espoir, c’est mon seul trésor.
Comédienne
Un petit air du pays, quelque amis et une partie de pétanques ou de
briscola ou de scopa.
Juste pour nous sentir chez nous. Moi j’habitais à la campagne, dans
la famille d’un paysan, j’ai été contente de sortir de l’Italie. Je suis
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Que de vies humaines nous a enlevées ce terrible boulot ! Il y a soixante ans depuis la tragédie de Marcinelle : le grisou enterra 262
hommes, 136 étaient italiens, 62 issus de la région des Abruzzes. Et
cela n’a pas été l’unique et dure épreuve pour les familles des immigrés : très souvent dans la cage ascenseur qui montait du fond
quelqu’un manquait. Les familles attendaient dans l’angoisse de reconnaître parmi ces visages bruns de poussière, le visage aimé de son
père, de son mari ou de son fils.
Comédienne
« Les conditions avantageuses de salaire offertes pour le travail
dans les mines belges étaient divulguées partout en l’Italie par des
affiches.
Parmi les autres avantages, les autorités italiennes proposaient aux
enfants des émigrants italiens des vacances gratuites dans la mère
patrie »
Tous nous avions laissé là-bas beaucoup de choses que, même disparues, nous portions dans nos coeurs....
Choeur
le pire mal, le pire mal n’est pas mourir.
La scénographie
Jean F.Casagrande
D’une manière très sombre et tragique, la scène est perçue comme un
trou noir tranché en deux par un chemin en bois en planches brutes
donnant une perspective vers un trou rouge, matérialisé par un drap
de tissus flottant au gré du vent.
La scène est le lieu d’installation des musiciens...le piano, le violon,
la flute...accentuation de la perspective.
La passerelle de bois est l’endroit de déplacement et de représentation des chanteurs,
des travailleurs toujours au labeur, toujours toujours dans une perspective d’espoir.
Les vers parlés sont dit par des personnages ‘esprits’ anonymes, neutres, blancs en lévitation dans la salle. Ils sont ces ‘présences’ absentes, ces guides spirituels. Une
lumière blanche et très intense
tombe sur eux comme une pluie.
Enfin, projeté sur le drap rouge,
s’écoule le temps via une ligne de
lumière qui monte, qui descend,
qui monte, qui descend, qui…
La scenografia che accompagna
la musica parla di questa memoria, talvolta diventata fluida, quasi
astratta. Parla di questo cielo, dei
muri, della terra di carbone. E
anche della speranza, di questi
miraggi di felicità talvolta inaccessibile. Parla della vita, del lungo cammino percorso per arrivare
fin qui, e delle loro vita di miseria, tensione, tristezza nostalgia.
Soprano, Ténor
De tous mes proches le coeur est sombre
les mains fatiguées de saluer
et à chaque adieu une vie décroche
le regard est vide
Et l’on meurt encore un peu.
J’ai bien serré dans ma valise.
Du soleil, de la mer
Et du désespoir
Muet est l’olivier dans les yeux vides
38
31
avec ses soeurs. Et elle pleure tendrement, avec ses douces larmes.
RITALS
(Textes en Français)
Tous
Préambule
Et toi, ma pauvre maman
qui en a vu tellement
Tu as pleuré hier pour les autres
Et aujourd’hui pour moi.
Ténor, Soprano
(Un bandoneon s’approche )
Comédienne
Il était une fois une histoire qui voulait devenir une pensée, indéfiniment présente et légère au fond des coeurs des enfants. Devenir une
pensée qui les aiderait à se construire, à grandir...Une pensée qui habiterait pour toujours leur mémoire.
Les acteurs de cette histoire étaient des hommes vaillants et courageux, prisonniers par la misère d’un pays meurtri par la guerre. Ils se
sentaient forts et vigoureux, prêts à défier leur destin sans lendemain.
Les pays, là-bas, étaient l’espoir, le rêve,...le paradis des vrais travailleurs lisait-on sur les grandes affiches au village
. Ils ont à peine hésité, ils ont quitté leur terre, leur soleil, leur famille, leurs amis...pour rejoindre l’inconnu chargé d’espoir.
Cet espoir brillait dans leurs yeux quand ils sont arrivés dans cette
région que l’on appelait le «pays noir”.
Ils ont compris plus tard le sens de ce mot.
Leurs yeux ont changé lorsqu’ils ont découvert leur nouveau foyer,
des cabanes ondulées, froides l’hiver, suffocantes l’été.
Leurs yeux ont changé lorsqu’ils sont descendus à toute allure dans
ce trou noir comme apsirés par l’enfer.
Ils allaient connaître la peur, l’humiliation, l’intolérence, la douleur...la douleur dans leur corps et dans leur coeur.
Chaque jour était un jour d’incertitudes, de dangers, de peurs...de
pleurs, aussi, pour ceux qui restaient à la maison à attendre.
Le temps a passé, il a volé chaque jour un peu de leur santé. Il a grignoté chaque jour l’espoir de rentrer au pays, riche et heureux.
Ils ont dompté leur terreur intérieure, leur envie de crier, leur souffrance injuste, leur envie de tout quitter. Leur orgueil de père et de
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Mon grand-père partit là-bas en Pennsylvania
Mon père partit plus loin en Australie
Je pars pour travailler dans les mines
transportant avec moi la nostalgie
Comédienne
Ils durent s’enfuir dans un combat inégal et maintenant le cauchemar de leurs espoirs détruits les attirent sur cette terre étrangère.
Combien de jours passeront-ils encore, avant qu’ils soient possible
de reprendre la lutte
Soprano
Mais tu n’es pas mort
que l’âme ardente de tes frères
resplendisse pour toi,
en vivant en terre d’exil
tout le monde sait que
le pire mal
n’est pas mourir.
(Canto a Matteotti composto in esilio)
Comédien
37
Soprano
mari responsable, les autres dans le rang, les amis, les ont aidés à
accepter l’inacceptable.
La suite de cette histoire vous la connaissez ou vous la connaîtrez.
Cette histoire a une ambition: devenir une pensée vivante, une pensée créatrice de sentiments et d’actions. Laissons cette histoire, maintenant et demain cheminer en nous, ici et là-bas. Au Pays Noir
Le convoi est parti
Interdite toute sortie
Milan ne se voit déjà plus
Le train vite s’enfui sans arrêts
Je regarde mon compagnon assis en face
Et celui à côté
Dans ces visages renfrognés et sombres
Je vois de l’anxieté et de l’amerture
Convoi d’emigrants
D’un peuple affamé et lourd fatigué
Armé seulement de ses bras
Et des yeux pour pleurer.
Introduction
Le bandonéon reprend la valse
Comédien
La Mémoire, la mémoire est comme du chiendent où l’oppression, la
douleur, la fatigue, l’humiliation, de ces « gueules noires », de toutes
ces personnes qui ont consacré une bonne part de leur vie au fond de
puits de charbon, trouve une place.
Ensuite, il y a la Mémoire, le souvenir du village, des amis, de la famille ... la Mémoire, celle aussi, de ceux qui n’ont pas réussi à
supporter et sont repartis préférant la misère au soleil, à une misère
aveuglée de poussière et de boue.
Choeur
De toutes mes gens le coeur est sombre
le regard est vide
Et l’on meurt
peu à peu.
Comédienne
La plupart de ces femmes avaient découvert la Belgique pendant leur
voyage de noces.
Leur malle qui tient de la dot amoureusement brodée marche vers
l’inconnu, sur le chemin de fer du Pays Noir. Une nouvelle vie
s’annonce.
Mais tout près de Châtelet ou de Mons combien d’illusions perdues!
Surtout quand son epoux travaille la nuit et elle est seule à neuf heure du soir, sans radio, sans telephone, sans télévision, sans rien du
tout!
Personne avec qui faire un brin de causette … c’est le moment où
elle pose sa main sur son couvre-lit brodé à la maison, en plaisantant
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Chœur pp
Marcinelle
Bois du Cazier
Comédien
La musique parle de cette Mémoire, parfois devenue floue, presque abstraite.
Elle parle de ce ciel gris, des murs, de la terre noire, du charbon …
mais elle parle aussi de joies simples: l’amitié, la lumière, l’amour,
l’espoir et de mirages d’un bonheur parfois innaccesible.
33
Comédienne
Tu étais jeune, tu étais grand, tu étais fort
Grâce à ce voyage, l’horizon s’ouvrait enfin pour toi et tes amis
Tu es parti le coeur gros, gros de chagrin et d’espoir
L’espoir d’échapper à la misère et au Duce et l’espoir de pouvoir un
jour fonder une famille heureuse avec un toit pour l’abriter et de quoi
subvenir à ses besoins. Mais rapidement, le ciel est devenu moins
bleu, ta peau plus noire, tes yeux moins lumineux, ton front plus ridé.
Mais cette famille tu l’as créée.
Et cet espoir tu l’as insufflé à tes enfants, à tes petits-enfants ainsi
qu’à tes arrières petits-enfants qui profitent aujourd’hui et vivent grâce à toi et à ton sacrifice.
Ciao Nonno!
Choeur
Voile noir, voile noir
Sur ces yeux de jeune fille
Voile noir sur ce visage
Sur ce visage de jeune fille
Voile noir sur une maison trop grande
Et sur le pays trop seul
Sur ce visage de vingt ans
Voile noir, voile noir
L'ascenseur est descendu tout d'un coup, j'ai cru qu'on tombait tellement ça allait vite. On est descendu à 800 mètres. J'ai bien cru tomber malade. Je suis un galibot, un galibot c'est un jeune ouvrier.
Mon grand-père m'avait donné du tabac pour chiquer, ça aide à cracher. Il dit que c'est bon pour la santé mais moi, ça m’a rendu malade
et j'ai vomi.
Choeur
Oh Sainte Barbe protège-nous
Protège nous mineurs Oh Sainte Barbe protége-nous.
Rital, oh Rital
Maman me le disait toujours
de rester loin de la mine
Sainte Barbe, Oh Sainte Barbe
Protège-nous
Première Partie
Comédien
Comédien
Aujourd'hui, j'ai douze ans. Je n'irai plus à l'école. C'est mon premier
jour à la mine.
J'ai dû me lever beaucoup plus tôt que d'habitude. Il faisait très froid.
Sur le chemin qui conduit au charbonnage, j'ai rencontré tous les voisins. On m'a donné une lampe à la lampisterie. On est monté dans
une cage au-dessus du trou, j'étais avec beaucoup d'autres ouvriers,
on était très serrés.
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S’il y a un lieu dans le monde qui puisse se ressembler au Paradis,
eh bien c’est celui-ci.
Entendons-nous bien, quand je dis Paradis je parle du coté des enfants, parce-que pour nous, les parents, ce lieu avait toutes les couleurs de l’enfer.
On dit qu’en Belgique il pleut toujours, mais moi je me souviens de
certains dimanches soir quand le terril brillait comme s’il avait été
ciré.
Nos cantines montraient leur sale jaune, elles étalaient en milliers
nos pantalons, nos caleçons, nos chaussettes séchant tout près de la
fenêtre.
Peppino allumait sa radio et nous tous nous écoutions Luis Mariano
chanter C’est maquifique…
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