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Luciano Bellini R.Magritte, Il Terapeuta, 1962 “Dedicata a tutti i migranti” La cantata è presente in CD intitolato LES RITALS - CONTAMINAZIONI Edizioni AFM Ritals n.101.2 Cantata per orchestra, coro, soli, voci recitanti Un cantiere per l’Europa o l’inconnu chargé d’espoir 68 1 LES RITALS giche tipiche delle culture del Meridione d’Italia e del Mediterraneo. La prima e la seconda parte sono invece di carattere più immediato, la musica si fa più definita e comunica direttamente emozioni legate ad esperienze e dimensioni della vita quotidiana: si parla di episodi reali, di sentimenti di lotta e di gesti di rassegnazione, di incidenti, di morte e di sudore, ma anche di amicizie vere, e del poco tempo libero vissuto con la voglia di divertirsi e di amare. Il forte attaccamento alle proprie radici culturali e la nostalgia della propria terra d’origine sono evocati attraverso alcuni episodi musicali ispirati a culture e tradizioni popolari, in particolar modo dell’Abruzzo, regione che ha registrato il più alto numero di vittime nella tragedia di Marcinelle e in tutta la vicenda della migrazione italiana in Belgio. Il titolo della cantata "Les Ritals" ripropone l'epiteto spregiativo con cui venivano chiamati gli emigranti italiani in Belgio, rievocando in tal modo la condizione di emarginati subìta dai nostri connazionali all'estero, oscuri protagonisti di un pezzo della nostra Storia - non solo italiana ma anche europea di un tempo in cui anche il nostro era un paese povero e molti erano costretti a partire per sfuggire alla fame e alla miseria. Ed è per questo, e per tanti altri motivi ancora, che la presente opera, nata come omaggio partecipe alla memoria di quegli italiani emigrati in cerca di fortuna, vuol essere idealmente dedicata a tutti i migranti Luciano Bellini a cura di Maria Mencarelli Gli italiani in Vallonia Console Gerardo Girardo Crocini pag. 3 Una storia di qui o laggiù Severino Pierno pag.5 Perché raccontare questa storia Maria Mencarelli pag. 10 Les Ritals libretto (italiano) pag.13 Una scenografia per Les Ritals Jean François Casagrande pag. 28 Les Ritals libretto (francese) pag.32 Quasi una cronologia pag. 49 Journal 1911-1912 pag. 55 Jean François- Ecole de Wasmes Luciano Bellini pag. 59 Gli it-alieni pag. 61 Don Bruno Ducoli Les Ritals struttura dell’opera pag.67 Luciano Bellini 2 67 "Les Ritals" Cantata per soli, voci recitanti, pianoforte, coro e orchestra Il brano mette in musica testi originali - lettere, pensieri, poesie - di italiani emigrati in Belgio, tra gli anni '20 e gli anni '70, per trovare lavoro nelle miniere di carbone. La partitura, tessuta intorno a queste memorie - a tratti recitate a tratti cantate - mescolando, rielaborando, e filtrando motivi di ispirazione popolare e stilemi propri della musica colta, cerca di far rivivere la ricchezza e l'intensità di un'esperienza umana che in molti casi si è purtroppo conclusa tragicamente, come il disastro di Marcinelle ci ricorda. La nostalgia, la speranza, il dolore, la rabbia, l'allegria dei rari momenti di gioco si alternano e si sovrappongono, suggerendo, evidenziando e sfumando nei tanti frammenti di storie la possibile trama di un'unica dolorosissima Storia. Il brano si articola in tre sezioni: un’introduzione e due parti. L’introduzione è la parte musicalmente più indefinita, si snoda tra sfumature di colore, atmosfere rarefatte, effetti sonori che fanno per lo più da tessuto connettivo per i ricordi, le fantasie e le immagini evocate dalle parole recitate; la componente religiosa, che spesso affiora attraverso le preghiere e i voti di quei migranti, viene sottolineata dalla presenza di alcune brevi elaborazioni di musiche rituali o litur- 66 Gli italiani in Vallonia Sin dalla fine dell’ ‘800 gli italiani traversavano le Alpi per venire a "cercare fortuna", come si diceva allora, in Belgio, stabilendo delle relazioni strette e cordiali tra i nostri due Paesi, rinforzate dalle qualità personali di uomini e donne che hanno saputo dare e prendere il meglio dell’Italia e del Belgio. Ma è soprattutto a seguito dell’Accordo Italo-Belga del 1946 che prevedeva il reclutamento di lavoratori per le miniere belghe che mancavano di mano d’opera, che la maggior parte dei nostri compatrioti si sono installati in Vallonia : a Charleroi, La Louvière, Namur, Liegi e Mons. Assunti come minatori, gli italiani hanno con abnegazione partecipato a quella che è stata chiamata nella storia belga "la battaglia del carbone" che ha permesso al Paese di risollevarsi dalle rovine della guerra ed ha anche contribuito, grazie alle rimesse degli emigranti, a sostenere lo sviluppo economico dell’Italia. In nessuna parte d’Europa si trova un luogo più significativo e simbolico nella storia della miniera e dell’emigrazione di quello del "Bois du Cazier" di Marcinelle dove l’8 agosto 1956 perirono 262 minatori di cui 136 italiani. Il sacrificio di questi minatori ha fatto più per ravvicinare i popoli europei che tutti i Trattati internazionali messi insieme. A poco a poco, i nostri emigranti, giunti soli e spaesati, hanno messo radici in questo Paese. L’integrazione non fu né immediata né facile ma trovandosi a contatto con i Valloni, i più meridionali dei popoli del Nord, essi hanno potuto stabilire una armoniosa integrazione. I nostri concittadini si sono imposti e si sono fatti apprezzare per il loro spirito di intraprendenza, la loro capacità di "sbrogliarsela", la loro gioia di vivere, la cucina e naturalmen3 te, il loro amore per l’arte, la musica e il canto. Con il loro carattere latino, la loro disponibilità ad adattarsi, coniugati alla loro gentilezza e spontaneità, alla loro volontà di associarsi ad un destino comune con la popolazione locale essi hanno, in breve tempo, cancellato tutte le riserve che potevano esserci nei loro riguardi. Oggi siamo alla terza generazione di italiani che hanno fatto della terra di Vallonia la loro seconda Patria se non la prima. I nostri concittadini hanno saputo identificarsi alla società di accoglienza con intelligenza e devozione. Non sorprende quindi che in queste condizioni molti sono coloro che hanno saputo raggiungere i livelli più alti della società nel campo politico, economico, sociale e culturale. La presenza in Vallonia di quasi 200.000 italiani costituisce una realtà che non si può’ ignorare e che rinforza ancora di più i legami già stretti tra i nostri Paesi. Giugno 1999 perdita sul piano della ricchezza personale ma anche una sottrazione di investimento a livello europeo. La dimensione interculturale resterà un insieme vuoto, come direbbero i matematici, se scomparissero lingue e culture dalla cui presenza e vivacità dipende invece, e dopo tutto, una pratica precisa che fa del concetto un universale concreto. (Va’ Pensiero, 1989) Bruno Ducoli Sociologo, fondatore nel 1970 di un centro per la formazione interculturale CASI-Università Operaia a Bruxelles; che dura tuttora; è consulente di prestigiose istituzioni in ambito belga, italiano ed europeo. E’ il curatore del volume - uno dei più belli pubblicati sul tema da cui sono tratti i testi dell’opera Les Ritals. ed autore egli stesso di poesie fra le più belle e intense. Nonostante sia stato scritto nel lontano 1989, questa analisi di Bruno Ducoli mantiene intatta la sua attualità. Don Bruno Ducoli, attualmente Presidente del Centre de Recontre et de Ressourcement. via Poggio degli Ulivi,6 IT- 25084 Gargnano tel. 00-39-0365-71104 fax 00-39-0365-791610 [email protected] Gerardo Girardo Crocini Console Generale d’Italia Charleroi 4 65 alieni”, degli anticipatori o, più umilmente, dei collaboratori disponibili. Non è certamente che siamo più bravi degli altri ma, più concretamene, che le vicende della vita, i passi dell’immigrazione, il confronto quotidiano, la voglia di non essere ridicoli, ci hanno resi più leggeri (la necessaria leggerezza dell’emigrazione) e più bisognosi di trovare una sintesi che facesse armonia tra quello che eravamo e quello che ci sentivamo diventare, tra il non più e il non ancora. Superata la frontiera, abbiamo sentito di diventare noi stessi frontiera e momento di sintesi viva, anticipando, tra tanti dubbi e contraddizioni, una tappa che l’unità europea sta ora proponendo a tutti. Nessun dubbio che questo sforzo, nella misura in cui sarà collettivo e programmato, pensato e valutato, sarà anche più giusto ed equilibrato. Noi abbiam fatto quello che abbiamo potuto, ma il bisogno e la necessità di trasformare l’Europa in una sera opaca dove tutte le vacche sono grigie, sta diventando una preoccupazione comune, un compito di tutti gli stati e dell’Europa in quanto nuova entità geopolitica. Una cosa però ci pare sicura: non sarà facendo economia della complessità linguistica e culturale dell’Europa futura che si risolveranno i problemi. Se l’Europa vorrà restare aperta agli altri quartieri di quel villaggio totale che sta diventando il pianeta, non potrà lasciar cadere un solo accento, una sola sfumatura, la più remota esperienza di vita costituiscono oggi la sua concreta espressione dell’umano. Quell’umano, altrove più diverso e più altro, che nessuna cultura situata in un tempo e in uno spazio potrà mai dichiarare di aver definito e ancor meno esaurito. È in fondo per queste considerazioni che la regressione della lingua italiana che denunciavo mi pare non solo un 64 Una Storia di qui…o di laggiù (dedicata a mia figlia Tamara) C’era una volta una storia che voleva diventare un pensiero – infinitamente leggero e presente nel cuore dei ragazzi. Che ambizione ! Diventare un pensiero che li aiuti a costruirsi, a diventare grandi. Un pensiero che dimorasse per sempre nella loro memoria. Gli attori di questa storia sono stati uomini coraggiosi, prigionieri della miseria, in un paese distrutto dalla guerra. Si sentivano forti e vigorosi, pronti a sfidare il loro destino senza domani. Quei paesi, lassù, erano una promessa, il sogno, il paradiso, per loro senza lavoro…così si leggeva sui manifesti nelle piazze. Ci hanno pensato, hanno esitato un momento poi hanno abbandonato il sole, la terra, gli amici, la famiglia…per raggiungere quell’ignoto carico di speranza ; e brillava negli occhi quando sono arrivati in questa regione che chiamavano il Pays Noir. Più tardi ne hanno capito e vissuto il senso . Gli stessi occhi sono cambiati alla vista delle ‘nuove’ abitazioni : capanne in ondulato metallico, fredde d’inverno, soffocanti d’estate. Sono cambiati quando sono sprofondati nel buco nero, aspirati dalla terra come dall’inferno. Così hanno conosciuto la paura, l’umiliazione, l’intolleranza, il dolore …del corpo e dell’anima. Ogni giorno un giorno di incertezza, di rischio, di paura…di pianto per quelli che a casa aspettavano il ritorno. 5 Il tempo è passato e ha rubato, un po’ al giorno, la loro salute, rosicchiando ogni volta la speranza di tornare al loro paese, ricchi e felici. Poi hanno domato il terrore, la voglia di gridare l’ingiustizia, l’urgenza di scappare. Erano padri, mariti responsabili, hanno accolto l’inaccettabile con l’aiuto degli altri, degli amici. Il seguito della storia la conoscete oppure la conoscerete. Questa storia ha un’ambizione : vuole diventare un pensiero vivo, un pensiero creatore di sentimenti e di azioni. Lasciamo che cammini un po’ dentro di noi, oggi e domani, qui e laggiù. Severino Pierno Educatore cittadino, belga e italiano. I suoi nonni emigrarono per primi in Belgio. Attualmente dirige un centro di formazione a Bruxelles. 6 per trasformare l’altrove in un “chez soi” territoriale, ma era anche, e probabilmente soprattutto, la concretizzazione ideale di un nuovo modo di essere cittadini, di una nuova coscienza nata dal sentirsi nel contempo bene e male in Italia e all’estero. Confrontando e confrontandoci abbiamo imparato a relativizzare, a scegliere, a rispettare: ci siamo sprovincializzati. A partire da quel momento abbiamo preso coscienza di essere portatori di un rapporto diverso con la lingua, con la cultura, con la storia e col territorio. Di essere diventati soggetti disponibili all’interculturalismo. Già, perché se quest’Europa non vorrà essere un letto di Procuste, non potrà configurarsi che come uno spazio interculturale. Un “continente”, nel senso etimologico del termine, dove i contenuti, così ricchi di storia e così pieni di potenzialità, si confrontano, si lavorano e danno vita ad una cultura plurale, ad una weltanschauung e ad una lebenanschauung attraversata da tutti i meridiani e paralleli che hanno dato un sito a tanto pensiero e a tante pratiche chiamati oggi ad una sintesi più alta e probabilmente più astratta. La multiculturalità, che è un dato di partenza di geografia culturale, non potrà che trasformarsi in interculturalità. I tasselli del mosaico dovranno obbligatoriamente organizzarsi in una figura che armonizzi in disegno, dunque in progetto, le differenze, le somiglianze, le ridondanze, le povertà, i valori e il loro impiego: in breve, quell’ipotesi d’uomo che viene a tutti gli europei dalla civiltà giudeo-greco-romano-cristiana e che ciascun popolo ha tradotto nelle proprie particolarità, nella propria lingua, nelle luci e ombre del proprio divenire. Questo gigantesco sforzo che ha dell’inedito, trova nella gente di frontiera, negli immigrati e, tra loro, negli “it63 ne la propria lingua e la propria cultura nel mondo. Una migliore difesa e una più precisa promozione della propria lingua restano, mi pare, la testimonianza storica più evidente che un popolo crede in se stesso e nel proprio avvenire. Non si tratta di ipotizzare improponibili avanzate linguistiche, vieti purismi e arcaiche crociate di colonialismo culturale; basterebbe moltiplicare le occasioni e le opportunità per consentire a quanti lo desiderino e a tutto il popolo dell’immigrazione di imparare un italiano in grado di interpretare il loro attuale vissuto e la loro mutata situazione professionale. A questo non provvede né il dialetto superstite, né l’italiano residuale. Occorre che la minoranza linguistica e culturale italiana si dia la coesione necessaria e la forza sufficiente per negoziare con le autorità locali un proprio posto specifico. Il Belgio è addirittura un laboratorio esemplare per questo tipo di operazione. L’Italia brilla invece per aulica latitanza. C’è il cinema, la moda, il design… schegge di realtà culturale che non riescono a fare sistema e che ci arrivano attraverso l’estemporaneità di rari individui e di cui si intende parlare ogni tanto come di un colpo ben riuscito grazie alla genialità di qualche personalità inevitabile. Non ci raggiunge mai l’impressione di trovarci di fronte all’organizzazione programmata dell’esportazione di momenti salienti della vita culturale e artistica del popolo che era nostro e che in larga misura lo resta. Lo resta, cioè, nella misura in cui l’Italia resta in Europa. Non solo dunque l’Italia dei padri, ma anche l’Italia dei figli e dei nipoti. Da quando infatti ci siamo accorti che il ritorno si allontanava di anno in anno e che la permanenza si trasformava in insediamento, non abbiamo cessato di credere attivamente all’unità europea. Era forse un modo 62 A ma fille Aux petis, petis...enfants d’une histoire d’immigration Une histoire d’ici ou de là-bas Il était une fois une histoire qui voulait devenir une pensée, indéfinement présente et légère au fond des coeurs des enfants. Quelle ambition! Devenir une pensée qui les aiderait à se construire, à grandir...Une pensée qui habiterait pour toujours leur mémoire. Les acteurs de cette histoire étaient des hommes vaillants et courageux, prisonniers par la misère d’un pays meurtris par la guerre. Ils se sentaient forts et vigoureux, prêts à défier leur destin sans lendemain. Les pays, là-bas. étaient l’espoir, le rêve,...le paradis des vrais travailleurs lisait-on sur les grandes affiches au village. Ils ont à peine hésité, ils ont quitté leur erre, leur soleil, leur famille, leurs amis...pour rejoindre l’inconnu chargé d’espoir. Cet espoir brillait dans leurs yeux quand ils sont arrivés dans cette région que l’on appelait le pays “noir”. Ils ont compris et cécu plus tard le sens de ce mot. Leurs yeux ont changé lorsqu’ils ont découvert leur nouveau foyer, des cabanes ondulées, froides l’Hiver, suffocantes l’été. Leurs yeux ont changé lorsqu’ils sont descndus à toute allure dans ce trou noir comme apsirés par l’enfer. Ils allaient connaître la peur, l’humiliation, l’intolérence, la douleur...la douleur dans leur corps et dans leur coeur. Ils ont dompté leur terreur intérieure, leur envie de crier, leur souffrence injuste, leur envie 7 de tout quitter. Leur orgueil de père et de mari responsable, les autres dans le rang, les amis, les ont aideés à accepter l’inacceptable. Chaque jour était un jour d’incertitude, de dangers, de peurs...de pleurs, aussi, pour ceux qui restaient à la maison à attendre. Le temps a passé, il a volé chaque jour un peu de leur santé. Il a grignoté chaque jour l’espoir de rentrer au pays, riche et heureux. La suite de cette histoire vous la connaissez ou vous la connaîtrez. Cette histoire a une ambition: devenir une pensée vivante, une pensée créatrice de sentiments et d’actions. Laissons cette hisotire, maintenant et demain cheminer en nous, ici et là-bas. Severino Pierno 8 dossale paradiso perduto. Eppure, nonostante l’incuria, salvo lodevoli quanto rare eccezioni dell’amministrazione italiana, si direbbe che un inspiegabile cordone ombelicale attraversi le generazioni e ci leghi ad un paese, ad una regione, ad un colore o a un sapore della penisola. Non ho conosciuto nessun italiano, tuttora tale o già ex, che in alcuni momenti della sua vita non abbia sentito male alla sua Italia. È anche questo legame ambivalente, contraddittorio, spesso addirittura conflittuale, che ci ha spinto a consumare italiano, a viaggiare italiano, a produrre simpatia per l’Italia. È per questa presenza capillare e quotidiana, ad esempio, che è diventata una specie di dialetto culinario dell’Europa. A poco a poco, questa presenza dialettale si è qualificata e, alla vigilia del 1992, si può parlare di un’Italia diffusa in tutti i principali paesi del continente europeo. Se l’Europa è, oggi, un concetto più concreto ed una realtà più presente, gli italieni sono un momento di tale concretezza e un luogo di tale presenza. E tuttavia si tratta ora di verificare la natura di tale concretezza e i prezzi di questa presenza. L’Europa spontanea ci pare un’Europa di basso profilo e per di più ottenuta a prezzo di pesanti rinunce. A cominciare dalla lingua. L’italiano degli italieni rischia di divenire una specie di pidgin che non ha neppure il vantaggio del codice di comunicazione rapido e diffuso. È solo la prova contabile di una lingua in regressione e l’espressione di una negligenza; qualcosa che non ha nulla a che vedere con una più rapida evoluzione a cui tutte le lingue sono chiamate quando i contatti linguistici si fanno più stretti e quotidiani. Una negligenza che proviene dallo scarso impegno nostro a fare popolo e comunità, a fare minoranza linguistica e culturale, nonché dal dilettantismo, quando non dall’improvvisazione, con cui l’Italia sostie- 61 Gli it-alieni: da qui all’Europa Bruno Ducoli Ci sono delle date che , per motivi vari, dilatano la freddezza delle cifre e trascolorano nel simbolo. Orwell concorse a costruirne uno, sinistro e premonitore, 1984. La burocrazia europea ne sta preparando un altro, ottimista e inaugurante, 1992: l’anno della caduta delle frontiere che tuttora dividono i dodici paesi attualmente aderenti alla Comunità europea. (e che dire del 1 gennaio 2002 con l’avvento dell’euro? N.d.C.) Una data simbolo che cancella con una semplice clausola secoli di frontiere, chilometri di storia e , per quello che ci riguarda più da vicino, il sapore “pane e cioccolata” di un’epopea popolare chiamata emigrazione. Prima che la storia confonda le vicende e la geografia di nuovi insiemi faccia dimenticare le frontiere dei vecchi con le rigidità che la caratterizzavano e le esclusioni che le tracciavano, non è senza interesse fare il punto, serenamente e senza retorica, su quest’Italia separata che ha contribuito a costruire la nazione europea, a orientarne dal basso i destini. Sugli “it-alieni”, appunto. Nessuno di noi immaginava neppure lontanamente di essere chiamato a svolgere questo ruolo quando si è partiti d’Italia con un oscuro sentimento di vergogna, di speranza e di paura. Del resto, un ruolo non lo si inventa, e anche noi, partiti a milioni, ce lo siamo trovato sulla strada di una destinazione che, col tempo, cambiava di senso aprendo nuove e insperate prospettive. Poi sono venuti i figli e questi, come è normale,hanno imparato altre lingue e interiorizzato altri modelli di comportamento. L’Italia si faceva lontana, mitica, incerta. E poi i figli dei figli, e l’Italia si faceva un para- 60 9 Perché raccontare questa storia? Perché è vera. E' vera ma sconosciuta; oppure rimossa; oppure dimenticata. Parla del passato, del nostro Paese e della povertà e del coraggio di tanti italiani che hanno preso la via dell'estero per cercare una soluzione dignitosa ai propri bisogni e per costruire un avvenire per sé e per le proprie famiglie. Ma non è un storia 'tutta privata'. La loro partenza e il loro lavoro hanno regalato all'Italia ricchezza e sviluppo: carbone a buon mercato per le industrie e rimesse economiche importanti per i paesi d'origine. Se l'Italia ha il quarto, quinto o settimo posto fra i Grandi lo si deve anche a loro. Ma seppelliti nel fondo di pozzi angusti tra 800 e 1500 metri di profondità hanno estratto risorse preziose anche per il Belgio. 10 orchestre sinfoniche o da camera di Halboorg, Bratislava, Brno, Ziilina, Kossige, Bucarest, Kiev, l’Orchestra della Radio Slovacca, le Orchestre Sinfoniche di Dniepropetrovs'k, Antalja, Hanoi, Manila, Seoul, Bangkok, Damasco, Ha composto e diretto nel Marzo '98 presso il Teatro Quirino di Roma l'opera da camera per bambini “Le avventure di Pulcinella e Karagoz” commissionatagli dall'Accademia Nazionale di S.Cecilia; ha avuto nell'Estate '98 due esecuzioni sinfoniche in diretta televisiva mondiale da Roma e da Cracovia, e- nel Luglio '99- l'esecuzione della sua opera "Canto General" su versi di Pablo Neruda al "Festival dei Due Mondi " di Spoleto. Ha ricevuto nel '99 una commissione dal Belgio per la composizione della cantata “Les Ritals” ispirata alle lettere dei minatori migranti italiani in Belgio dall'inizio del ‘900, e nel 2005 il Teatro Marrucino di Chieti gliene ha commissionato l’orchestrazione e la direzione realizzata poi nel Dicembre 2006 con Piera Degli Esposti voce recitante. Nel 2006 ha anche collaborato con il Premio Nobel Dario Fo, componendo le musiche per il suo spettacolo teatrale “Isabelle, trois caravelles et un charlatan”, messo in scena in Francia, a Montpellier, dalle “Tete de Bois”. Nel 2006 riceve una commissione dai Solisti Aquilani per la composizione di un brano ispirato al Cantico delle Creature di San Francesco, brano poi eseguito più volte in Italia, in Cina e in Giappone. Nel 2007 riceve una commissione dal Teatro Marrucino di Chieti per la composizione e la direzione dell'opera Shoah, eseguita in Teatro il Giorno della Memoria, 27 Gennaio 2009 con Maddalena Crippa voce solista e recitante. Nel 2013 riceve una commissione dall’Università degli Studi, dal Centro Sperimentale di Cinematografia, e dall’Accademia delle Belle Arti de L’Aquila, per la composizione di un poema sinfonico ispirato a poesie di Alda Merini, che è stato eseguito da lui diretto il 21 Marzo 2014, data di nascita della grande poetessa, a L’Aquila nell’Auditorium del Parco. Dal ’91 al 2000 collabora attivamente con la regista e coreografa Anna Cuocolo, scrivendo le musiche per numerosi suoi spettacoli che hanno riscosso successi di pubblico e critica in Europa e negli Stati Uniti. Nel ’94 compone le musiche per il balletto “Cinecittà” di Diana Ferrara, che riscuote ampi consensi in Italia e in Sud America. ( per il curriculum, le pubblicazioni e la ricca discografia cfr. www.bellinimusica.it ) 59 LUCIANO BELLINI Compositore, direttore d'orchestra, pianista. Autore di musiche sinfoniche, sacre, da camera; di opere liriche, musica elettronica e brani per il teatro, il cinema, la televisione ed il balletto; è stato eseguito in quasi tutti i paesi del mondo occidentale, del Sud America e dell'Estremo Oriente, e registrato da numerose emittenti di Stato. In Italia è stato eseguito presso l’Accademia Nazionale di S. Cecilia, la Sala Sinopoli del Parco della Musica di Roma, il Teatro Comunale di Bologna, il Petruzzelli di Bari, il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Teatro Rossini di Pesaro, la Sala Verdi di Milano, l’Auditorium della RAI di Roma e moltissime altre Sedi. Direttore stabile della Nova Philarmonia e direttore ospite presso numerosi teatri e Istituzioni sinfoniche italiane, europee, orientali e latino-americane, ha curato più di 150 prime esecuzioni assolute, dividendosi sempre tra repertorio operistico e sinfonico, classico e contemporaneo. In Italia ha collaborato come direttore e compositore con le orchestre sinfoniche di Sanremo, Lecce, Bari, con la Regionale del Lazio, la Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, l’Orchestra del Teatro “Marrucino”, i Solisti Aquilani, la Roma Sinfonietta, l’orchestra Benedetto Marcello, la Camerata Italica, la Giovane Orchestra d’Abruzzo, i Virtuosi di S.Cecilia, l’Orchestra Internazionale di Roma e numerose orchestre giovanili. Fuori dall’Italia ha diretto le 58 Per chi non crede che l'economia sia un campo dei miracoli dove la ricchezza è semplicemente lì a portata di mano, questa storia è anche una storia di lacrime e sangue. Ma non sono le lacrime e il sangue patiti da questi nostri connazionali il centro di questa storia, e nemmeno il disinvolto abbandono nel quale sono stati lasciati questi italiani che andavano a cercare fortuna ( e la facevano anche e soprattutto per conto altrui). Siccome questi sono fatti veri, ci sono lacrime e sangue e abbandono, ma anche un pezzo d’Italia che costruisce l’Europa. Il lungo cammino dell'Europa, oggi a un passaggio significativo dopo l’adozione dell’euro con l' annuncio di prossimi passi importanti sul terreno dei diritti e delle Costituzioni, è un gigantesco processo che avvicina popoli diversi. E' un cammino che questi italiani hanno già fatto e preparato da molto tempo. Sono stati i nostri ambasciatori, e come tali andrebbero riconosciuti (accanto ai meriti celebrati di politici e imprenditori) : essi hanno esportato modi di vita (dalla cucina a un certo modo di concepire la famiglia o i rapporti fra amici) che poi sono diventati 'valori' riconosciuti , apprezzati a volte assimilati. Perché affidare questa storia alla musica ? Perchè a me pare ci sia una grande saturazione di parole divise tra passatismo e modernismo - che corrompe l'ascolto e fa perdere senso alle parole dette e a quelle taciute. Parlare del passato appare a molti come un'inutile perdita di tempo, oppure come uno sterile esercizio di grammatica della vita e della storia. Affidarla alla musica significa farla viaggiare attraverso le emozioni, lasciando a ciascuno la libertà e la possibilità di 'vederla' e di 'pensarla', di farla esistere in qualche modo dentro di sé. Questa è l'intenzione di quelli che hanno lavorato attorno ai Ritals. Il mio ringraziamento va innanzitutto a Luciano Bellini che ha accolto con impegno e sensibilità il progetto e che ne è l'autore principale, a Jean François Casagrande, architetto italo-belga che 11 nell'idearne l'allestimento scenico ha ripercorso una storia che gli è appartenuta, a Severino Pierno che ne ha fatto un ponte per parlare alle ultime generazioni - ormai definitivamente integrate - e costruire 'memoria'. Bruno Ducoli è certamente la voce più profonda, colta e autorevole . Suoi sono alcuni dei testi lirici scelti che segnano sempre i momenti importanti dell'opera. E' un vero poeta che anche nella sua attività e nelle istituzioni ha dato voce alle 'ragioni' dei migranti (prima soprattutto italiani, poi anche tutti gli altri) al servizio di un progetto europeo di vera interculturalità. Suo è l’articolo che pubblichiamo in appendice è datato 1992, ma le ‘ragioni’ che l’hanno determinato ci sembrano intatte. Una menzione particolare la debbo a Claudio Ferrari e Severino Pierno impagabili amici che mi hanno fatto conoscere meglio e amare la realtà dei nostri connazionali in Belgio, insieme agli amici Raffaella Sala, Elda Bonnet, Mauro Deusebio e tutti i miei allievi dei corsi d’italiano. Abbiamo inteso mettere nella nostra cittadinanza europea ragioni, sentimenti e memoria: è un invito e un auspicio Maria Mencarelli Costruire una cittadinanza europea. Questo è il contributo più significativo che gli italiani in Belgio hanno dato, oltre ad aver contribuito alla rinascita e al benessere dell’Italia moderna. Tra le personalità politiche più rispettate e amate nel Belgio contemporaneo, particolarmente nella regione francofona è M.Elio Di Rupo, protagonista di grandi battaglie sociali e civili già primo ministro del Governo Belga. 12 Je tousse de plus en plus, c'est à cause de la poussière. Maman attend ma paie, on doit des sous à l'épicier, il ne veut plus nous faire de crédit. Il faut que je continue à travailler. Le 2 mai 1912 'Fât grisou' Je l'ai écheppé belle. Le grisou, c'est un gaz dans la mine, le pire ennemi des mineurs. La lampe nous prévient du danger, mais parfois… Je ne me souviens plus de rien, je travaillais avec les autres et puis Boum!…je me suis réveillé dans les bras d'un sauveteur, j'avais mal partout ma tête saignait. J'ai eu de la chance, les sauveteurs ont pu me retirer tout de suite. Il y en a de qui ne sont jamais remontés. Nous étions 13 à l'hôpital, moi, ce n'était pas trop grave, une grande coupure à la tête. Je ne suis pas resté trop longtemps à l'hôpital. Le roi est venu nous voir, il m'a encore fait plus peur que le docteur. Je suis en repos à la maison. Le docteur est passé, il a dit que je pourrai bientôt reprendre le travail. Maria vient me voir, grand-père nous taquine. Je crois que maman n'aime pas beaucoup Maria. e n'ai pas envie de retourner à la mine. Maria m'a dit qu'un jour, en France à Courrière, il y a eu une catastrophe qui avait fait 1100 morts. C'était en 1906. Le 10 mai 1912 C'est plus fort que moi, je ne peux plus descendre au fond. Ma décision est prise, c'était ma dernière journée. J'ai tellement la mine en horreur que si on me promettait la meilleure place ou plutôt la moins mauvaise, je n'en voudrais même pas. Je veux partir, j'en ai assez de cet enfer, demain je m'en irai. 57 Tous les mineurs se sont réunis au cabaret en face de la mine, moi j'étais là aussi. Il y avait un homme que je n'avais jamais vu, il était bien habillé. Un mineur était monté sur le comptoir pour parler fort et que tout le monde l'entende. Il disait qu'il fallait arrêter le travail et obliger le patron à ne pas nous diminuer. Il y avait le représentant du syndact des mineurs, j'ai oublié son nom. Le syndacat, c'est nouveau, on verse un peu d'argent tous les mois alors quand il y a une grève, ça nous aide. On a voté; beaucoup de mineurs voulaient faire la grève mais d'autres ont dit qu'ils continueraient à travailler. Il y a eu des bagarres. Le 12 avril 1912 La grève dure depuis 10 jours. C'est la misère partout, le syndacat n'a plus de sous. Mon grand-père dit qu'il faut que la grève continue aussi longtemps qu'on n'aura pas obtenu ce qu'on demande mais c'est de plus en plus dur. Il y a des gendarmes partout. Aujourd'hui, c'était une vraie catastrophe. Il y avait des centaines de grévistes devant le charbonnage avec des femmes et des enfants. Tout le monde était très en colère à cause de quelques-uns qui travaillaient dans la cour. Les grévistes ont voulu rentrer et les gendarmes ont tiré dans le tas, il y a eu des tués. Ça va mal, maman ne veut pas que je sorte, on a peur, on a faim aussi. Le 14 avril 1912 Nous avons repris le travail aujourd'hui, les salaires ne seront pas diminués, mais il y a eu des morts pour ça. Je n'aime pas le travail à la mine mais je n'ose pas le dire. 56 Les Ritals Il libretto Prologo Entra da fuori campo una fisarmonica che suona un valzer Voce recitante femminile C‘era una volta una storia che voleva diventare un pensiero, infinitamente leggero e presente nel cuore dei ragazzi. Diventare un pensiero che li aiutasse a costruirsi, a diventare grandi. Un pensiero che abitasse per sempre nella loro memoria. Gli attori di questa storia sono stati uomini coraggiosi, prigionieri della miseria in un paese distrutto dalla guerra. Si sentivano forti e vigorosi, pronti a sfidare il loro destino senza domani. Quei paesi, lassù, erano una promessa, il sogno, il paradiso, per loro senza lavoro… così si leggeva sui manifesti nelle piazze. Ci hanno pensato, hanno esitato un momento, poi hanno abbandonato il sole, la terra, gli amici, la famiglia… per raggiungere quell’ignoto carico di speranza; e gli brillavano gli occhi quando hanno raggiunto questa regione, che – chissà perché - tutti chiamavano il Pays Noir . Poi ne hanno capito e vissuto il motivo. Gli stessi occhi sono cambiati alla vista delle nuove abitazioni: capanne in ondulato metallico, fredde d’inverno, soffocanti d’estate. Sono cambiati quando sono sprofondati nel buco nero, aspirati dalla terra come risucchiati dall’inferno. Così hanno conosciuto la paura, l’umiliazione, il razzismo, l’intolleranza, il dolore… del corpo e dell’anima. Ogni giorno un nuovo giorno di incertezza, di rischio, di paura… di pianto per quelli che a casa aspettavano il ritorno. Il tempo è passato e ha rubato, un po’ alla volta, la loro salute, rosicchiando ogni giorno una parte della speranza di tornare al loro paese ricchi e felici. 13 Poi però hanno domato il terrore, la voglia di gridare l’ingiustizia e l’urgenza di scappare: erano padri e mariti responsabili, hanno accolto il sacrificio e affrontato l’inaccettabile con l’aiuto degli altri compagni, degli amici… Il seguito della storia lo conoscete già, o lo conoscerete ora. Questa storia ha un’ambizione: vuole diventare un pensiero vivo, un pensiero creatore, di sentimenti ed azioni; lasciamo che cammini un po’ dentro di noi, oggi e domani, qui e laggiù, nel Pays Noir. Introduzione La fisarmonica riprende il valzer senza ritornello Voce recitante maschile La Memoria , la memoria è come una gramigna dove l’oppressione, il dolore, la stanchezza, l’umiliazione, di quelle “gole nere” di tutte quelle persone che hanno trascorso buona parte della loro vita nel fondo dei pozzi di carbone trovano un posto . Poi c’è la Memoria, il ricordo del paese, degli amici, della famiglia… la Memoria, anche quella di quelli che non ce l’hanno fatta a sopportare, e sono ripartiti, preferendo la misera sotto il sole ad una miseria cieca di polvere e fango Coro pp Marcinelle Bois du Cazier Le 25 février 1912 Aujourd'hui, il y eu un accident, ça arrive souvent. Une galerie s'est écroulée sur deux mineurs et une femme qui travaillait au fond, une hiercheuse. Il a fallu des heures pour dégager les morts. Tous les jours, il y a des accidents. A la mine dans laquelle je suis, il y a déjà eu du grisou, 44 tirés d'un coup. Je n'aime pas la mine, c'est trop dur, je me sens moins qu'une bête. Je n'ose pas le dire à maman, il n'y a pas beaucoup d'argent à la maison et il faut travailler pour vivre. Après l'accident, on n'avait plus de coeur à l'ouvrage alors le porion, c'est le contre-maître, est venu nous enguirlander. J'aimais mieux l'école. Le 13 mars 1912 Je suis malade, je tousse beaucoup et je crache tout noir, comme grand-père Alfred. J'ai de la fièvre, le docteur est venu. C'est maman qui l'a appelé, pauvre maman, elle n'arrête jamais, il manque toujours des sous à la maison, je suis un souci de plus. J'ai peur du docteur, avec lui on dirait qu'on fait exprès d'être malade. Il m'a donné du sirop, je reprends le travail demain. Maria est venue me voir, j'aime bien Maria, elle est belle. Maria c'est la fille d'un mineur italien, il est venu avec toute sa famille pour travailler chez nous. Maria m'a dit qu'en Italie, il y a du soleil tous les jours Le 2 avril 1912 Voce recitante maschile La musica parla di questa Memoria, a volte fluida e astratta, parla di questo cielo grigio, dei muri, della terra nera, del carbone, … ma parla anche di gioie semplici: l’amicizia, la luce, l’amore, la speranza, e 14 Les mineurs sont très fâchés, le patron veut diminuer nos salaires. Ce n'est pas bien, on gagne déjà si peu, à peine de quoi manger. Mon grand-père dit qu'il faut qu'on arrête le travail. Il y a des mineurs qui ne veulent pas, je crois qu'ils ont peur, il y a déjà tant de misère. 55 Je suis un galibot, un galibot c'est un jeune ouvrier. On a marché un bon moment dans la galerie principale, on peut se tenir droit. Il y a des wagonnets qui sont tirés par des femmes ou des chevaux. J'ai travaillé dans une taille, c'est pas haut, c'est comme un petit souterrain. Celle où j'ai travaillé aujourd'hui ne mesure même pas un mètre de haut mais elle est longue. Pour que la taille ne s'écroule pas, les mineurs boisent tous les mètres, ils mettent un soutien en bois sinon, ce serait encore plus dangereux. Au fond de la taille, un mineur plié en deux ou chouché abat le charbon avec son pic. Moi, je mets le charbon dans un panier et en rampant et en tirant mon panier avec une sangle, je ramène le charbon dans la galerie principale et là, on le charge dans les wagonnets. Je me suis écorché partout, je n'ai pas l'habitude, c'est très dur. Heureusement, nous avons un casque. A midi on s'arrête pour manger sa tartine, ce n'est pas bon, il y a de la poussière partout. Mon grand-père m'avait donné du tabac pour chiquer, ça aide à cracher. Il dit que c'est bon pour la santé mais moi, ça ma rendu malade et j'ai vômi. La journée a été très longue, quand je suis remonté, il faisait déjà noir. Je crois que je ne verrai plus souvent le soleil. dei miraggi di una felicità talvolta inaccessibile. Voce recitante femminile Eri giovane, grande, forte. Con questo viaggio si apriva un orizzonte per te e i tuoi amici. Sei partito con il cuore gonfio, di tristezza e di speranza. La speranza di levarti dalla miseria e dal Duce, e la speranza di farti una famiglia felice con una casa da abitare e di che vivere. Ma il cielo si è fatto grigio, la pelle nera, gli occhi opachi, la fronte rugosa. Ma ce la hai fatta. Le speranze le hai trasmesse ai figli, i nipoti, i pronipoti che ora vivono grazie a te e al tuo sacrificio. Ciao nonno!… Coro Velo nero velo nero Su quegli occhi di ragazza Velo nero su quel viso Su quel viso di ragazza Velo nero sulla casa troppo grande E sul paese troppo solo Su quel viso di vent’anni Velo nero velo nero. Le 11 février 1912 J'ai trouvé, au fond, une pierre avec un dessin de fougère. Je me souviens que le docteur m'a dit un jour que c'était un fossile. Il paraît qu'il y a très, très, très longtemps, il y a eu de grands tremblements de terre alors le bois des forêts englouties, après des siècles et des diècles est devenu du charbon. C'est à cause de cela que parfois, on trouve de belles pierres gravées. 54 Voce recitante maschile Oggi compio 12 anni. Non andrò più a scuola. E’ il mio primo giorno di miniera. Mi sono alzato presto, molto prima del solito. Era freddo. Nella strada per la miniera ho incontrato i vicini, mi hanno dato una lampada. Siamo montati nella gabbia sopra il pozzo, stavamo strettissimi. L’ascensore è partito di colpo, pensavo precipitasse. Siamo scesi a 800 metri, mi sono sentito male. Ora sono un Galibot, un operaio 15 giovane. .Mio nonno mi aveva dato del tabacco fa masticare, dice che fa bene e aiuta a sputare; a me ha fatto male, ho vomitato ! Coro O Santa Barbara proteggici Proteggi noi minatori O Santa Barbara proteggici Rital, o Rital La mia mamma sempre me lo diceva Di star lontano dalla miniera Santa Barbara, o Santa Barbara Proteggici! En bas, il y a la place de devant et une arrière-cuisine. On se tient toujours dans l'arrière cuisine pour avoir plus chaud. Quand maman fait du café, les voisines viennent en boire une tasse et discutent un peu. Derrière, on a un jardin avec des pommes de terre et des poireaux. Au fond du jardin il y a des garennes à lapins. Presque tout le monde dans le coron élève des lapins. Rédaction: Sainte Barbe Parte Prima Voce recitante maschile "Se esiste al mondo un posto che possa assomigliare al Paradiso, deve essere proprio questo. Intendiamoci, però, quando dico Paradiso parlo dei bambini, perchè per noi genitori invece questo posto aveva tutti i colori possibili dell'inferno" “Si dice che in Belgio piove sempre, io invece ricordo certi pomeriggi di sole di alcune domeniche quando il "terril" si metteva a luccicare come se avessero passato una mano di cera. La "cantine" sfoderavano il loro giallo sporco e inalberavano mille pantaloni, mutande, calzetti, che si asciugavano alla finestra. Peppino accendeva la radio e tutti ascoltavamo Luis Mariano cantare C'est magnifique... Soprano Parte il convoglio Preclusa è l’uscita Milano non si vede più 16 Le 1 décembre 1911 La Sainte-Barbe, c'est la fête des mineurs. Sainte Barbe protège les mineurs dans leur dangereux travail Le jour de la Sainte Barbe, les mineurs ne travaillent pas, ils vont au cabaret et boivent beaucoup. A la maison, ce jour-là, on fait du lapin pour le souper et on donne un cadeau aux mineurs. La Sainte Barbe, c'est le quatre décembre. Mon Journal Le 4 février 1912 Aujourd'hui, j'ai douze ans. Je n'irai plus à l'école. C'est mon premier jour à la mine. J'ai dû me lever beaucoup plus tôt que d'habitude. Il faisait très froid. Sur le chemin qui conduit au charbonnage, j'ai rencontré tous les voisins. On m'a donné une lampe à la lampisterie. On est monté dans une cage au-dessus du trou, j'étais avec beaucoup d'autres ouvriers, on était très serrés. L'ascenseur est descendu tout d'un coup, j'ai cru qu'on tombait tellement ça allait vite. J'ai bien cru tomber malade. On est descendu à 800 mètres. Il faisait tout noir, il faut s'éclairer à la lampe. 53 Ecole communale de Wasmes* a.s.1911-12 Diario di Jean François Le 20 octobre 1911 Rédaction: Mon village Wasmes est un village du Borinage en Belgique. Il ya beaucoup de charbonnages à Wasmes et dans tous les villages voisins. De très loin on voit les terrils, on dirait des montagnes hautes et pointues. Les terrils sont toujours près de la mine, ce ne sont pas de vraies montagnes, ils sont faits avec la terre qu'on enlève pour creuser la mine. Les mineurs descendent très bas sous la terre pour tirer le charbon, parfois jusqu'à mille mètres et parfois plus. Presque tous les gens de mon village travaillent à la mine. C'est un métier très dur et dangereux. L'année prochaine, quand j'aurai douze ans, j'irai aussi travailler à la fosse. Rédaction: ma maison Le 15 novémbre 1911 Ma maison est dans le coron de la mine Le coron, c'est le quartier des maisons des mineurs. Le coron appartient à la mine et pour avoir une maison, il faut travailler à la mine. Ma maison n'est pas grande, elle est pareille à toutes les autres. Dans les corons, toutes les maisons sont les mêmes. J'ai six frères et soeurs, nous dormons tous dans la meme pièce car il n'y a pas beaucoup de place. 52 Il treno fugge veloce senza sosta Guardo il compagno seduto di fronte E quello al mio fianco In quei volti accigliati e cupi Si legge ansia e amarezza Insieme. Convoglio d’emigranti Di un popolo affamato e stanco Armato sol di braccia Ed occhi per piangere Coro Della mia gente il cuore è buio Lo sguardo stanco E si muore A poco a poco Voce recitante femminile. "Molte di queste donne avevano scoperto il Belgio in viaggio di nozze. Il baule che contiene la dote amorosamente ricamata si è incamminato verso l'ignoto, sulla ferrovia del Paese Nero. Comincia una nuova vita. Ma nei dintorni di Chatelet e di Mons quante disillusioni! Specialmente quando il marito ha il turno di notte e la lascia sola, alle nove di sera, senza radio, senza telefono, senza televisione, senza niente! Nessuno con cui scambiare quattro chiacchiere... è il momento in cui si posa una mano sul copriletto ricamato a casa, tra gli scherzi delle sorelle. E si piange teneramente, con dolci lacrime" Tutti E tu povera mamma Ne hai viste tante 17 Piangesti ieri per gli altri E oggi per me Tenore, Soprano Il nonno partì laggiù in Pennsylvania Il babbo partì più giù in Australia Io vado a lavorare nelle miniere Portando giù con me la nostalgia Voce recitante femminile "Dovettero fuggire in un combattimento ineguale, ed ora l'incubo delle loro speranze distrutte li attrae su questa terra straniera. Quanti giorni passeranno ancora, prima che sia loro possibile di riprendere la lotta..." Soprano Ma non sei morto Che l’anima ardente dei tuoi fratelli splende per te Vivendo in terra d’esilio Tutti sanno Che il peggior male Non è morire. (Canto a Matteotti composto in esilio) Voce recitante maschile "Quante vite umane ci ha preso quel terribile lavoro! Sono trent'anni dalla tragedia di Marcinelle, il grisou seppellì 262 uomini, 136 erano italiani. 62 abruzzesi. Ma non è stato quello l'unico momento di dura prova per le famiglie immigrate: quante volte dalla gabbia ascensore che saliva dal fondo mancava qualcuno. Le famiglie aspettavano sempre con ansia di riconoscere tra quei volti bruni dalla polvere il volto caro del padre, del marito o del figlio." 18 italo-belga. Il nuovo accordo prevede l’uguaglianza di Belgi e Italiani in situazione di disoccupazione involontaria. La Federazione belga dei proprietari di miniere annuncia l’intenzione di non applicare questa clausola 24 ottobre 1954: incidente minerario a Many Dicembre 1954: il governo italiano annuncia l’interruzione del reclutamento per le miniere belghe. 8 agosto 1956: la catastrofe mineraria di Marcinelle miete 262 vittime, di cui 136 italiani 1957: un decreto regola la prevenzione degli incendi nelle miniere belghe 1958: un altro decreto rende obbligatori una rete di tubi d’acqua, la presenza di estintori e di telefoni nelle gallerie di ogni miniera 1961: i rulli di trasporto meccanico del carbone devono essere non infiammabili 1963: la silicosi è riconosciuta come malattia professionale 11 luglio 1966: il nuovo accordo italo-belga prevede, tra l’altro, l’uguaglianza degli Italiani e dei Belgi per quanto concerne l’accesso agli alloggi sociali e la preparazione di un progrmma televisivo in lingua italiana della televisione belga dal titolo Ciao amici 1968: in applicazione del Trattato di Roma gli Italiani sono liberi di lavorare in Belgio. Viene soppressa la necessità del permesso di lavoro. 1972 entrata in vigore dei regolamenti CEE sulla sicurezza sociale. 9 giugno 1979: elezione diretta del Parlamento Europeo. A queste elezioni del Belgio possono partecipare direttamente e senza recarsi in Italia 30 settembre 1984: chiusura dell’ultima miniera della Vallonia, le Roton a Farciennes 13 dicembre 1984: visita ufficiale del re del Belgio al Centro SocioCulturale degli Immigrati di Bruxelles 18-22 febbraio 1986 visita di Stato in Belgio del presidente Cossiga ... dicembre 2001 viene approvata la legge che consente agli italiani all’estero di votare per il parlamento italiano 1 gennaio 2002: l’Euro diventa la moneta ufficiale europea 51 1936-38: duecento volontari italiani lasciano il Belgio per arruolarsi nelle file repubblicane in Spagna. In quel periodo ci sono più o meno 33.000 italiani in Belgio. 1940-44: centinaia di italiani partecipano in Belgio alla resistenza contro il nazismo. Parecchi sono deportati o fucilati. A Liegi entra perfino in azione un gruppo di partigiani italiani, composto per la maggior parte da ex-combattenti della guerra di Spagna. 1944-45: alcuni fascisti italiani sono processati in Belgio per collaborazione con i nazisti. L’Ambasciata e i Consolati sono occupati dalla ‘Coalizione antifascista’. 1945-47: alcuni resistenti italiani sono espulsi dal Belgio per attività politica. 20 giugno 1946: protocollo d’accordo firmato tra l’Italia e il Belgio prevede l’invio di 2.000 italiani alla settimana verso le miniere belghe. 20 aprile 1947: i proprietari delle miniere sono autorizzati a ingaggiare gli operai italiani direttamente in Italia. I sindacati italiani ottengono che i dormitori siano riscaldati e che i materassi non siano più di paglia. Febbraio 1948 creazione di una commissione italo-belga per risolvere i problemi attinenti all’immigrazione dei minatori italiani. 1 maggio 1948: viene firmato un nuovo accordo tra l’Italia e il Belgio. Aprile 1951: incendio e successiva chiusura del Centro di raccolta di Bruxelles dove venivano avviati i minatori italiani che non avevano rispettato il contratto, in attesa del loro rimpatrio in Italia. 1 Aprile 1952: firma di un nuovo protocollo d’accordo italo-belga. Il nuovo accordo prevede tra l’altro un periodo di formazione in preparazione al lavoro nelle miniere e il rimborso spese di viaggio in caso di ritorno in Italia. Novembre 1953 istituzione di una commissione d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza nelle miniere belghe. A questa commissione partecipno anche degli esperti italiani (dal 1946 al 1953 più di 300 italiani sono morti in incidenti di miniera) 5 marzo 1954: viene firmato a Roma un nuovo protocollo d’accordo 50 Voce recitante femminile "Le vantaggiose offerte di salario offerte per il lavoro nelle miniere belghe erano divulgate in tutta Italia tramite manifesti. Tra gli altri vantaggi, le autorità italiane proponevano ai figli degli emigranti italiani in Belgio vacanze gratuite nella Madre Patria. " "Tutti avevamo lasciato tante cose che, sparite, portavamo nel cuore" Coro Il peggior male non sarà il morire Soprano e Tenore Della mia gente il cuore è buio Le mani stanche di salutare Ed ogni addio stacca una vita Lo sguardo vuoto E si muore ancora un po’ Ho chiuso stretto nella valigia E sole e mare e disperazione Muto è l’ulivo negli occhi vuoti Conta i ricordi Senza più sognare Pane di pietra a chi vuol restare Voce recitante femminile "Qualche cosa avevamo in comune, la Patria, il Lavoro, la Miseria. Quasi io non capivo il tuo dialetto strano, chè dell'Italia eravamo ognuno ad un estremo, tu di Lecce ed io di Parma. Ma nel fagotto che portavamo nella fossa c'erano le stesse cose: pane, margarina e caffè amaro, amaro come il lavoro di ogni giorno; .... la carne segnata da ogni pietra caduta, e nelle vene lo stesso sangue: 19 sangue d'emigrante.. Il masso quel giorno cadde, e fu crudele e pesante per te, piccolo leccese." Voce recitante maschile "Ritornare con le rughe sulla fronte, e con le tempie grigie... ho paura dei ritorni, troppo pieni di ricordi" .... "Mi resta una piccola speranza, è il solo mio tesoro" Voce recitante femminile "Una piccola aria di paese: qualche amico ed una partita a bocce o a briscola, o a scopa. Tanto basta per sentirci tra noi. Io stavo in campagna, nella famiglia d'un contadino, e sò stata contenta di uscire dall'Italia. Sò partita per vivere, e abbiamo vissuto, mangiato, ci siamo vestiti e siamo senza debiti..." Soprano e Tenore Sono Rital e lo resto In ogni parola e gesto Le vostre stagioni son diventate mie Ma vi ricambio con musica Di casa mia. Ritals! Voce recitante femminile "Sono Rital nelle imprecazioni, negli amori e nelle preghiere; conservo la memoria della mia gente; sono Rital e lo resto! Il lavoro, la miniera... il pane, il caffè amaro..." "Bambini rannicchiati in mezzo ad una baracca dove russavano parecchi minatori sporchi..." "Tutto costituiva una "Segregazione Ecologica e Geografica" degli 20 E la trama di una Storia. Settembre 1830: alcuni ufficiali italiani liberali in esilio... combattono sulle barricate di Bruxelles contro gli Olandesi e contribuiscono alla rivoluzione belga che inaugura l’indipendenza del paese. 1 marzo 1835: Isabella Gatti de Gammond, figlia di un esiliato italiano, apre a Bruxelles la prima scuola secondaria femminile laica del Belgio. 1898: in seguito ai movimenti insurrezionali di Milano, molti socialisti ricercati trovano rifugio in Belgio 1910: al censimento del 31 dicembre si contano 4.490 italiani in Belgio 1914-1918: i Tedeschi trasferiscono in Belgio un discreto numero di prigionieri di guerra italiani. Nella sola cittadella di Liegi, 170 di loro muoiono negli ultimi mesi del 1918. Dopo l’armistizio, il secondo Corpo d’Armata italiano, che ha liberato Rocroi, stazione nel Lussemburgo belga, nel dicembre 1918 è visitato dal re del Belgio e dal re d’Italia. 1922-27: gli antifascisti italiani affluiscono in Belgio e vi ricostituiscono i partiti sciolti in Italia. 1924: due padri francescani sono mandati come missionari a Montignies-sur-Sambre. 24 ottobre 1929: un giovane socialista italiano, Fernando De Rosa, spara al principe ereditario Umberto venuto a Bruxelles per il fidanzamento con la principessa Marie-José 4 agosto 1935: una manifestazione antifascista si svolge davanti al padiglione dell’Italia fascista all’esposizione universale di Bruxelles. Ottobre 1935: alcuni volontari italiani partono dal Belgio per arruolarsi nelle file fasciste combattenti in Etiopia 12/13 ottobre 1935: il congresso di Bruxelles riunisce nella capitale belga i capi in esilio dell’antifascismo italiano per opporsi uniti alla guerrra di Etiopia Novembre 1935 l’Ambasciata d’Italia a Bruxelles ammassa parecchi chili d’oro. E’ il contributo della collettività italiana alla lotta contro le sanzioni economiche. 49 Images et textes: Memoria, parole e immagini dell’emigrazione italiana in Belgio,choisi et présenté par Bruno Ducoli Elia Ferro Isabella Leonarduzzi Anna Morelli Bruxelles 1987 – Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles Imprimerie Barbiana s.c. Bruxelles immigrati : "AGGIUSTAMENTO FUNZIONALE" " Acqua e servizi erano all'esterno e le strade del campo in terra battuta; nere di carbone e piene di fango quando pioveva.... La mamma metteva del pane davanti alla finestra, così i topi non avevano fame e non entravano in casa... AGGIUSTAMENTO FUNZIONALE!" ... RITAL ! " Tenore (improvvisazione) Soprano " Charleroi, scende la marea, la corsa è finita, Charleroi,… due giorni d'amicizia che si perdono all'istante, Charleroi,… polvere nell'aria, cieli di polvere... sulla pelle sottile e invisibile" "Velo nero, velo nero, su quel viso di vent'anni, sulla casa troppo grande, sul paese troppo solo, velo nero nero. Gli occhi fondi di un bambino da quel velo scuro scuro cercan vivi e già segnati il ritratto di suo padre, velo nero nero. O velo nero, è dentro un sogno di ragazza, la la la.... sposa ormai senza marito prende e veste la memoria, velo nero nero." "Gente in attesa che preleva la sua gente; ...carne da miniera; un saluto, un arrivederci ed ognuno al proprio destino....polvere, ovunque polvere, è di polvere l'aria… tetti patinati di polvere, polvere sui muri, sulle strade, sugli alberi, sui fiori, sulle vesti, polvere! " Seconda Parte Voce recitante femminile Ogni volta che ho acquistato una terra per avere un posto dove morire fu sventurata. Ho perso l'amore e sono rimasto con la terra deserta dove seppellire il mio cuore. E' arrivata l'ora di liberarsi della terra per potere dissotterrare l'amore. Spartirò l'utile della vendita tra quelli che mi hanno aiutato ad edificare questa triste eredità di miserie, qualcuno non c'è più. 48 21 Comincerò a camminare per capire se rimanendo fedele al tetto che mi insegnarono ad accettare, posso vedere la smorfia della gioia o magari la sua ombra. Voce recitante maschile "La prima volta ho avuto l'impressione di entrare nell'inferno. In seguito molti si sono rifiutati di scendere giù nella grotta..." “Ogni volta erano sensazioni di grande smarrimento, momenti pieni di rischio, di paura, di pianto, paralizzati dal terrore, con la voglia di urlare l’ingiustizia, con l’urgenza di scappare da dove non saremmo tornati la sera “ Soprano “Ei non vide mai l'alba nascente, non la porpora e rosea aurora, nè le rose e i monti e le fronde, nè d'un bacio ebbe il calor " Mais aussi celui des hommes : qui te parent de la beauté de leur cœur. Les poètes te tissent une voile avec les fils d’or de leur fantaisie ; les peintres immortalisent la forme de ton corps. La mer donne ses perles, les mines leur or, les jardins d’été leurs fleurs pour t’embellir, pour te couvrir et te rendre toujours plus précieuse. Le désir du coeur des hommes couvre de gloire ta jeunesse. Tu es mi-femme et mi-rêve." Rabindranath Tagore Comédienne Voce recitante femminile “Il provvisorio dura una vita, e così le fidanzate di allora hanno inaugurato il loro corredo da sposa lontane, lontane da casa, mentre il marito scendeva sottoterra a scavare carbone.” Voce recitante maschile Ero contento di avere tre figlie femmine perché non avrebbero potuto scendere in miniera! Quando è venuto il maschio ho giurato che mio figlio non vi sarebbe mai sceso. Voce recitante femminile "Veniva dal passato e da un paese sospesi ancora in fondo alla memoria, portava legata al cuore la gran fatica di chi parte senza desti- 22 Pendant tout ce voyage la nostalgie ne m’a jamais quitté. Je ne dis que c’était comme mon ombre Elle me côtoyait même dans l’obscurité Je ne dis pas qu’elle était mes mains et mes pieds Quand on dort on perd ses mains et ses pieds. Mais moi, je n’ai jamais abandonné ma nostalgie même dans le sommeil Pendant tout ce voyage la nostalgie ne m’a jamais quitté. Je ne dis que c’était de la faim ou de la soif ou l’envie de fraîcheur dans la chaleur étouffante ou bien l’envie de chaleur dans le froid C’était quelque chose qui ne peut jamais se rassasier Elle n’était ni joie ni tristesse Elle n’était pas liée aux villes, aux nuages, aux chansons, aux souvenirs Mais elle demeurait en moi et hors de moi. Pendant tout ce voyage la nostalgie ne m’a jamais quitté Et de ce voyage je ne retiens rien d’autre que cette nostalgie. 47 “J’adresse enfin mon salut particulier à ceux qui librement ont acquis la nationalité du Pays de residence. L’Italie les salue cordialement et elle les considère encore comme ses propres enfants liés à la mère-patrie.” (Francesco Cossiga, Président). nazione. Gli hanno spento il sole e le stagioni, la luna glie l'han data appesa in fronte; l'han chiuso a coglier fiori di carbone nel fondo, per sentieri di paura. Ed ora è morto il vecchio minatore, col volto sporco e gli occhi da bambino, trent'anni di lavoro e la pensione per comprar la morte e il cimitero". Voce recitante maschile Soprano Mais tu n’es pas mort que l’âme ardente de tes frères resplendisse pour toi, en vivant en terre d’exil tous savent que le pire mal, le pire mal n’est pas mourir. (Chant dédiè à Matteotti en exil, pag. 18) Comédienne De toutes mes proches le coeur est sombre les mains sont fatiguées de saluer et chaque adieu décroche une vie le regard vide Et l’on meurt encore un peu. J’ai bien serré dans ma valise. Et soleil et mer Et désespérance Mort est l’olivier dans les yeux vides Compte les souvenirs sans plus rêver pain de pierre pour qui veut rester. "Quante bestemmie in quel lavoro disumano del minatore! Nudi come vermi nelle viscere della terra a respirar polvere, o immersi nel fango, o rannicchiati nelle "taglie" con il martello pneumatico in mano a far carbone. Se non era il lievito della speranza, nessuno avrebbe continuato a sacrificare i più begli anni della vita sepolto in terra." "Entro nella gabbia come animale sperduto e giù nella voragine; il cielo è scomparso, sopra di noi la roccia, la terra, la "Sambre", le cose, la gente. Ogni tre metri c'è un minatore che lavora con le mani, con i piedi, con i fianchi, con le mani... con le mani..." Voce recitante femminile "Mi sentivo molto avvilita dal fatto di trovarmi qui. Ma bisogna aggiungere che esisteva una gran solidarietà tra le famiglie italiane delle baracche." Soprano Comédien L’alba nascente ei non vide mai Né la rosea aurora, né rose o monti o fronde Né d’un bacio ebbe il calor Né d’un tenero bacio ebbe il calor Voce recitante maschile A ma femme "O femme tu n’es pas seulement le chef-d’œuvre de Dieu, "Marcinelle è stata un duro colpo per tutti, i capi erano diventati come agnelli. Pensavo che dopo sarebbero stati molti di più a partire, Tous Ritals..." 46 23 poi ci si fa coraggio..." Soprano "Ti ricordi mamma quello che volevo fare "quando sarò grande", volevi che io diventassi ingegnere, ricercatore, presidente, ed io ho fatto tutto, sai, per arrivare, ma tutto così in fretta, che alla fine mi ritrovo tutto solo, solo tra i perdenti." Soprano e Tenore "La mia mamma sempre me lo diceva di star lontano dalla miniera, ma io che son testardo sempre ci sono andato finchè la mina non mi ha rovinato. Santa Barbara dei minatori, prega sempre per noi minatori, in periglio per la lor vita, sempre in periglio per la lor vita." Tenore (Improvvisando) Voce recitante femminile "Charleroi, scende la marea e la corsa è finita, Charleroi, gente in attesa, carne da miniera; un saluto, un arrivederci, ed ognuno giù, al proprio destino." Soprano "Hai visto l'uomo che nudo lavora" "La baracca ove dormii la prima sera per sedici anni fu la mia dimora, sepolta è sotto quella pietra nera, era di legno e la ricordo ancora. Ti ho visto crescere come una pianta, hai ricoperto tutta la prateria, alta montagna quella pietra Santa, bagnata dal sudor di gente mia. 24 elle était en bois, je m’en souviens encore je t’ai vue pousser comme une plante Tu as recouvert toute la prairie Haute montagne cette pierre sainte trempée par la sueur de mes proches ». Comédien Il venait d’un passé et d’un pays suspendu au fond de la mémoire, Il gardait dans le coeur la grande peine de ceux qui partent sans destination. On lui a voilé son soleil et ses saisons On lui a posé une lune sur son front On l’a enfermé au fond, pour cueillir ses fleurs de charbon sur des sentiers de peur. Et maintenant il est mort le vieux mineur, avec le visage sale et ses yeux d’enfant Trente ans de travail et la pension Pour acheter la morte et un cimetière. Tous Tu as vu l’homme nu qui nu travaille au coeur de la veine de charbon à l’éboulement soudain son corps s’oppose alors que la soif sèche le dévore. Tu as vu l’homme qui change de couleur Un bouchon protecteur sur sa bouche comme la taupe plus qu’il voit il touche et la poussière teint sa sueur. Tu as vu l’homme qui de rage espère griffer des rochers et de la boue, son souffle coupé Son oreille encore pleine du fracas qui dans le trou mélange ciel et terre. Comédien 45 Marcinelle a été un coup dur pour tous, les chefs étaient devenus des agneaux. Je croyais qu’après beaucoup plus de gens seraient partis ... après ils ont repris courage .... Soprano Te souviens-tu, maman, ce que je voulais faire quand je serai grand tu voulais que je devienne ingénieur, chercheur, président Et moi, j’ai tout fait, tu sais, pour arriver, mais tout est allé si vite qu’à la fin je me retrouve seul, seul parmi les perdants. Voce recitante maschile "Veniva dal passato e da un paese sospesi ancora in fondo alla memoria, portava legata al cuore la gran fatica di chi parte senza destinazione. Gli hanno spento il sole e le stagioni, la luna glie l'han data appesa in fronte; l'han chiuso a coglier fiori di carbone nel fondo, per sentieri di paura. Ed ora è morto il vecchio minatore, col volto sporco e gli occhi da bambino, trent'anni di lavoro e la pensione per comprar la morte e il cimitero". Soprano Ténor Ma maman toujours me disait de m’éloigner de la mine mais moi qui est têtu j’y suis toujours allé jusqu’au moment où la mine m’a usé Sainte Barbe des mineurs prie toujours pour nous mineurs en danger pour leur vie, toujours en danger pour leur vie. Ténor (Improvisation) Comédienne Charleroi, la marée descend et la course est terminée Charleroi personnes dans l’attente, Chair de mine : Un bonjour, un au revoir Et chacun à sa destinée. Tutti "Hai visto l'uomo che nudo lavora nel cuore della vena del carbone, alla frana improvvisa il corpo oppone mentre la sete asciutta lo divora; hai visto l'uomo che cambia colore, il tappo protettore sulla bocca, come talpa più che vede tocca, e la polvere tinge il suo sudore: hai visto l'uomo che con rabbia spera, graffiare rocce e fango senza fiato, l'orecchio ancora pieno del boato che mischia galleria con cielo e terra" Voce recitante maschile "Rivolgo infine un particolare saluto a coloro che, per libera scelta, hanno adottato la nazionalità del Paese di residenza. L'Italia li saluta con cordialità, e li considera ancora figli suoi legati alla Madre Patria" (Francesco Cossiga) . Soprano Tu as vu l’homme qui travaille nu « La baraque où je dormis le premier soir Pendant seize ans fut ma demeure Ensevelie et sous cette pierre noire Soprano 44 25 "Ma non sei morto, che l'anima ardente dei tuoi fratelli splende per te, vivendo in terra d'esilio tutti sanno che il peggior male non è il morire" Voce recitante femminile "Della mia gente il cuore è buio, le mani stanche di salutare, ed ogni addio stacca una vita, lo sguardo vuoto e si muore ancora un po’. Ho chiuso stretto nella valigia e sole, e 'mmare, e disperazione, morto è l'ulivo negli occhi vuoti, conta i ricordi senza più sognare, pane di pietra a chi vuol restare. ... Tutti “Ritals..." Voce recitante maschile Alla donna mia Donna, non sei soltanto l’ opera di Dio, ma anche degli uomini, che sempre ti fanno bella con i loro cuori. I poeti ti tessono una rete On l’a enfermé au fond, pour cueillir ses fleurs de charbon sur des sentiers de peur. Et maintenant il est mort le vieux mineur, avec le visage sale et ses yeux d’enfant Trente ans de travail et la pension Pour acheter la mort et un cimetière. Comédien Que d’injures dans ce travail inhumain du mineur ! Nus comme des vers dans les entrailles de la terre à respirer poussière, ou plongés dans la boue, ou blottis dans les « tailles », avec le marteau pneumatique à la main à faire du charbon. Si on n’avait pas la levure de l’espérance, personne n’aurait continué à sacrifier les plus belles années de sa vie enseveli sous terre. J’entre dans la cage comme un animal perdu et en bas dans le trou, le ciel a disparu au dessus de nous, le rocher, la terre, la Sambre, les maisons, les gens. Tous les trois mètres un mineur travaille avec les mains, les pieds, le dos, les mains .... Comédienne J’étais très humiliée de me trouver ici. Mais il faut ajouter qu’il existait une grande solidarité entre les familles italiennes des baraques ..... con fili di dorate fantasie; i pittori danno alla tua forma sempre nuova immoralità. Il mare dona le sue perle, le miniere il loro oro, i giardini d’ estate i loro fiori per adornarti, per coprirti, per renderti sempre più preziosa. Soprano L’aube naissante il ne la vit jamais, ni la rose aurore, ni des roses ou des monts ou des rameaux ni d’un baiser il eut la chaleur ni d’un tendre baiser il eut la chaleur. Comédien 26 43 La première fois je croyais entrer en enfer. Par la suite, plusieurs ont refusés de descendre dans la gueule.. Chaque fois c’etait l’égarement, instants pleins de risques, de peurs, de pleurs, paralysés par la terreur, avec l’envie de hurler l’injustice et l’ urgence de s’échapper d’où on ne sauraient pas rentré le soir Il desiderio del cuore degli uomini ha steso la sua gloria sulla tua giovinezza. Per metà sei donna, e per metà sei sogno. Rabindranath Tagore Soprano Voce recitante femminile Il ne vit jamais l’aube naissante, ni la rouge et rose aurore, ni les roses et les monts ou les rameaux ni la chaleur d’un tendre baiser. Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me Non dico che fosse come la mia ombra mi stava accanto anche nel buio non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi quando si dorme si perdono le mani e piedi e io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse fame o sete o desiderio del fresco nell’afa o del caldo nel gelo era qualcosa che non può giungere a sazietà non era gioia o tristezza non era legata alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi ma era in me e fuori di me Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me e del viaggio nulla mi resta se non quella nostalgia. Comédienne Le provisoire dure une vie et ainsi les fiancées d’un temps ont inaugurées leur trousseau d’épouses loin, loin de chez elles, pendant que leurs maris descendaient dans les entrailles de la terre pour creuser le charbon. Comédien J’étais content d’avoir trois filles parce qu’elles ne devraient jamais descendre dans la mine! Quand j’ai eu mon garçon j’ai juré que jamais mon fils n’y serait allé. Comédienne Il venait d’un passé et d’un pays suspendu au bout fond de la mémoire, Il gardait dans le coeur la grande peine de ceux qui partent sans destination. On lui a voilé son soleil et ses saisons On lui a posé une lune sur le front 42 Immagini e testi: “Memoria, parole e immagini dell’emigrazione italiana in Belgio, scelte e presentate da Bruno Ducoli Elia Ferro Isabella Leonarduzzi Anna Morelli Bruxelles 1987 – Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles Impremerie Barbiana s.c. Bruxelles 27 Una Scenografia per Les Ritals Jean François Casagrande Alla memoria di Nonno Guido Eri giovane, grande e forte. Con questo viaggio, si è aperto un orizzonte per te e i tuoi amici. Sei partito con il cuore gonfio, di tristezza e di speranza. La speranza di levarti dalla miseria e dal Duce La speranza di farti una famiglia felice Con una casa da abitare e di che vivere. Ma il cielo si è fatto all'improvviso meno azzurro, la pelle più nera, gli occhi opachi, la fronte rugosa. Ma ce l'hai fatta. Le speranze che avevi, lasciando le tue belle montagne e i tuoi laghi, le hai lasciate in eredità ai figli, ai nipoti, ora perfino ai pronipoti che non hai conosciuto. I vivi restano per parlare, di te e poi dei compagni conosciuti e sconosciuti che sono, anche loro, arrivati con l'anima piena di speranza. Speranza Ciao Nonno. Sur la peau délicate et invisible Voile noir, voile noir sur ce visage de vingt ans, sur la maison trop grande, sur un pays trop seul, voile noir, voile noir Les yeux profonds d’un enfant dans ce voile très sombre cherchent vif (et) déjà marqué Le portrait de son papa. Voile noir, voile noir C’est dans un rêve de jeune fille Épouse dorénavant sans mari Prend et habille la mémoire Voile noir, voile noir. Personnes en attente qui enlèvent ses proches Chair de mine Un salut, un au revoir Et chacun à sa destinée. Poussière Poussière partout, l’air est poussière Toits patinés de poussière, poussière sur les murs sur les routes, sur les arbres, sur les fleurs, sur les vêtements, poussière toujours ! Deuxième Partie Comédienne La scenografia L'oppressione, la tristezza, il dolore, la stanchezza, l'umiliazione… questi sentimenti sono passati nella testa di un gran numero di persone, di queste "gole nere" che hanno passato buona parte del loro vivere quotidiano nel fondo dei pozzi di carbone. Insieme a una certa promiscuità, per questa gente abituata (obbligata) a stringersi i gomiti. Poi la memoria. Il ricordo del paese, degli amici, della famiglia, lasciati a centinaia anzi a migliaia di chilometri. La memoria, quella anche di coloro che non ce l'hanno fatta a sopportare quest'oppressione e sono ripartiti preferendo la miseria al sole 28 Chaque fois que j’ai acheté de la terre pour avoir un lieu où mourir, j’ai eu du mal. J’ai perdu mon amour et je suis resté avec une terre déserte où enterrer mon coeur . L’heure est venue de se libérer de la terre pour exhumer l’amour. Je vais partager l’utile de la vente entre ceux qui m’ont aidé à édifier ce triste héritage de misére, quelqu’un n’est plus. Je marcherai pour comprendre si en restant fidèle au toit qu’on m’a appris à accepter, je peux retrouver la grimace de la joie ou au moins son ombre. Comédien 41 partie pour vivre et nous avons vécu, nous avons mangé, nous nous sommes habillés et nous sommes sans dettes Soprano et Ténor Je suis Rital et je le reste dans chaque mot et chaque geste, vos saisons sont désormais les miennes mais je vous remercie avec la musique musique de chez-moi. Ritals! Comédienne Je suis Rital dans mes imprécations mes amours et mes prières je garde la mémoire de mes gens je suis Rital et je le reste. Le travail, la mine le pain, le café noir …Nos enfants blottis au milieu d’une baraque où des mineurs sales ronflaient... « tout constituait une ségrégation Ecologique et Géographique des immigrés: arrangement fonctionnel » « l’ eau et les services étaient à l’extérieur et les chemins du camp en terre battue, noirs de charbon et de boue quand il pleuvait ». « Maman mettait du pain devant la fenêtre, comme ça les souris n’avaient pas faim et n’entraient pas dans la maison » .... ARRANGEMENT FONCTIONNEL. RITAL! a una miseria nera piena di polvere e fango. La scenografia che accompagna la musica parla di questa memoria, talvolta diventata fluida, quasi astratta. Parla di questo cielo, dei muri, della terra di carbone. E anche della speranza, di questi miraggi di felicità talvolta inaccessibile. Parla della vita, del lungo cammino percorso per arrivare fin qui, e delle loro vita di miseria, tensione, tristezza nostalgia. Parla di gioie semplici: l'amicizia, la luce, la musica… Parla infine del ricordo di coloro che fisicamente non ci sono più. Coloro che sono stati piegati dalla malattia, dal grisou o dal crepacuore…il cui spirito ci è rimasto sempre a fianco. In modo estremamente essenziale e tragico, la scena è percepita come un buco nero tagliato in due da una rotaia in legno a travi grezze che emergono da un buco rosso, materializzato da un drappo di tessuto mosso dal vento. La scena è il luogo dove si collocano i musicisti…il pianoforte, sistemati in modo da accentuare la prospettiva. Ténor (improvisation) Soprano Charleroi La marée descend, la course est terminée Charleroi Deux jours d’amitié se perdent à l’instant Charleroi poussière dans l’air Cieux de poussière 40 29 Sulla passerella di legno si collocano i cantanti (o la cantante), come operai al lavoro sempre in una prospettiva di speranza. Compte ses souvenirs sans plus rêver pain de pierre pour ceux qui veulent rester. I versi parlati sono recitati da personaggi 'spiriti' anonimi, neutri, bianchi in levitazione nella sala. Sono le presenze assenze, guide spirituali. Una luce bianca e intensa li avvolge dall'alto come una pioggia. Proiettato sul drappo rosso scorre il tempo con una linea di luce che sale, che scende, che sale, che scende, che… Comédienne Jean François Casagrande - Architetto Architetto nato il 5 gennaio 1970 a Charleroi. Ha studiato architettura all'Istituto superiore il di Architettura di Mons. Dopo due anni di lavoro presso vari studi in Belgio, apre uno studio e lavoro a vari progetti di ampliamento e ristrutturazione di abitazioni e progetta costruzioni nuove. Dal 1995 al 1996 collabora con Massimiliano Fuksas (a Parigi e a Roma) a diversi progetti e concorsi e ha una breve collaborazione a Milano con lo studio per il design di Achille Castiglioni. Partecipa contemporaneamente al concorso europeo con l'atelier Matador a Mons. Nel 1998 e 99 partecipa a varie esposizioni presso l'Académie de Musique di Mons. Déserrance al Centro Culturale di 30 Nous avions quelque chose en commun : la Patrie, le travail, la misère. Je ne comprenais presque pas ton patois étrange, car de l’Italie nous étions chacun d’un coté, toi de Lecce moi de Parme, mais dans le panier la gamelle que nous emportions dans la fosse il y avait les mêmes choses : du pain, de la margarine et du café noir, noir comme le boulot de tous les jours ; la chair marquée par toute chaque pierre tombée et dans les veines le même sang, sang d’émigrant. La pierre tomba ce jour là Et fut cruelle et lourde, trop lourde pour toi, petit de Lecce. Comédien Retourner les rides au front et les tempes grises... J’ai peur des retours trop pleins de souvenirs. Il ne me reste qu’un petit espoir, c’est mon seul trésor. Comédienne Un petit air du pays, quelque amis et une partie de pétanques ou de briscola ou de scopa. Juste pour nous sentir chez nous. Moi j’habitais à la campagne, dans la famille d’un paysan, j’ai été contente de sortir de l’Italie. Je suis 39 Que de vies humaines nous a enlevées ce terrible boulot ! Il y a soixante ans depuis la tragédie de Marcinelle : le grisou enterra 262 hommes, 136 étaient italiens, 62 issus de la région des Abruzzes. Et cela n’a pas été l’unique et dure épreuve pour les familles des immigrés : très souvent dans la cage ascenseur qui montait du fond quelqu’un manquait. Les familles attendaient dans l’angoisse de reconnaître parmi ces visages bruns de poussière, le visage aimé de son père, de son mari ou de son fils. Comédienne « Les conditions avantageuses de salaire offertes pour le travail dans les mines belges étaient divulguées partout en l’Italie par des affiches. Parmi les autres avantages, les autorités italiennes proposaient aux enfants des émigrants italiens des vacances gratuites dans la mère patrie » Tous nous avions laissé là-bas beaucoup de choses que, même disparues, nous portions dans nos coeurs.... Choeur le pire mal, le pire mal n’est pas mourir. La scénographie Jean F.Casagrande D’une manière très sombre et tragique, la scène est perçue comme un trou noir tranché en deux par un chemin en bois en planches brutes donnant une perspective vers un trou rouge, matérialisé par un drap de tissus flottant au gré du vent. La scène est le lieu d’installation des musiciens...le piano, le violon, la flute...accentuation de la perspective. La passerelle de bois est l’endroit de déplacement et de représentation des chanteurs, des travailleurs toujours au labeur, toujours toujours dans une perspective d’espoir. Les vers parlés sont dit par des personnages ‘esprits’ anonymes, neutres, blancs en lévitation dans la salle. Ils sont ces ‘présences’ absentes, ces guides spirituels. Une lumière blanche et très intense tombe sur eux comme une pluie. Enfin, projeté sur le drap rouge, s’écoule le temps via une ligne de lumière qui monte, qui descend, qui monte, qui descend, qui… La scenografia che accompagna la musica parla di questa memoria, talvolta diventata fluida, quasi astratta. Parla di questo cielo, dei muri, della terra di carbone. E anche della speranza, di questi miraggi di felicità talvolta inaccessibile. Parla della vita, del lungo cammino percorso per arrivare fin qui, e delle loro vita di miseria, tensione, tristezza nostalgia. Soprano, Ténor De tous mes proches le coeur est sombre les mains fatiguées de saluer et à chaque adieu une vie décroche le regard est vide Et l’on meurt encore un peu. J’ai bien serré dans ma valise. Du soleil, de la mer Et du désespoir Muet est l’olivier dans les yeux vides 38 31 avec ses soeurs. Et elle pleure tendrement, avec ses douces larmes. RITALS (Textes en Français) Tous Préambule Et toi, ma pauvre maman qui en a vu tellement Tu as pleuré hier pour les autres Et aujourd’hui pour moi. Ténor, Soprano (Un bandoneon s’approche ) Comédienne Il était une fois une histoire qui voulait devenir une pensée, indéfiniment présente et légère au fond des coeurs des enfants. Devenir une pensée qui les aiderait à se construire, à grandir...Une pensée qui habiterait pour toujours leur mémoire. Les acteurs de cette histoire étaient des hommes vaillants et courageux, prisonniers par la misère d’un pays meurtri par la guerre. Ils se sentaient forts et vigoureux, prêts à défier leur destin sans lendemain. Les pays, là-bas, étaient l’espoir, le rêve,...le paradis des vrais travailleurs lisait-on sur les grandes affiches au village . Ils ont à peine hésité, ils ont quitté leur terre, leur soleil, leur famille, leurs amis...pour rejoindre l’inconnu chargé d’espoir. Cet espoir brillait dans leurs yeux quand ils sont arrivés dans cette région que l’on appelait le «pays noir”. Ils ont compris plus tard le sens de ce mot. Leurs yeux ont changé lorsqu’ils ont découvert leur nouveau foyer, des cabanes ondulées, froides l’hiver, suffocantes l’été. Leurs yeux ont changé lorsqu’ils sont descendus à toute allure dans ce trou noir comme apsirés par l’enfer. Ils allaient connaître la peur, l’humiliation, l’intolérence, la douleur...la douleur dans leur corps et dans leur coeur. Chaque jour était un jour d’incertitudes, de dangers, de peurs...de pleurs, aussi, pour ceux qui restaient à la maison à attendre. Le temps a passé, il a volé chaque jour un peu de leur santé. Il a grignoté chaque jour l’espoir de rentrer au pays, riche et heureux. Ils ont dompté leur terreur intérieure, leur envie de crier, leur souffrance injuste, leur envie de tout quitter. Leur orgueil de père et de 32 Mon grand-père partit là-bas en Pennsylvania Mon père partit plus loin en Australie Je pars pour travailler dans les mines transportant avec moi la nostalgie Comédienne Ils durent s’enfuir dans un combat inégal et maintenant le cauchemar de leurs espoirs détruits les attirent sur cette terre étrangère. Combien de jours passeront-ils encore, avant qu’ils soient possible de reprendre la lutte Soprano Mais tu n’es pas mort que l’âme ardente de tes frères resplendisse pour toi, en vivant en terre d’exil tout le monde sait que le pire mal n’est pas mourir. (Canto a Matteotti composto in esilio) Comédien 37 Soprano mari responsable, les autres dans le rang, les amis, les ont aidés à accepter l’inacceptable. La suite de cette histoire vous la connaissez ou vous la connaîtrez. Cette histoire a une ambition: devenir une pensée vivante, une pensée créatrice de sentiments et d’actions. Laissons cette histoire, maintenant et demain cheminer en nous, ici et là-bas. Au Pays Noir Le convoi est parti Interdite toute sortie Milan ne se voit déjà plus Le train vite s’enfui sans arrêts Je regarde mon compagnon assis en face Et celui à côté Dans ces visages renfrognés et sombres Je vois de l’anxieté et de l’amerture Convoi d’emigrants D’un peuple affamé et lourd fatigué Armé seulement de ses bras Et des yeux pour pleurer. Introduction Le bandonéon reprend la valse Comédien La Mémoire, la mémoire est comme du chiendent où l’oppression, la douleur, la fatigue, l’humiliation, de ces « gueules noires », de toutes ces personnes qui ont consacré une bonne part de leur vie au fond de puits de charbon, trouve une place. Ensuite, il y a la Mémoire, le souvenir du village, des amis, de la famille ... la Mémoire, celle aussi, de ceux qui n’ont pas réussi à supporter et sont repartis préférant la misère au soleil, à une misère aveuglée de poussière et de boue. Choeur De toutes mes gens le coeur est sombre le regard est vide Et l’on meurt peu à peu. Comédienne La plupart de ces femmes avaient découvert la Belgique pendant leur voyage de noces. Leur malle qui tient de la dot amoureusement brodée marche vers l’inconnu, sur le chemin de fer du Pays Noir. Une nouvelle vie s’annonce. Mais tout près de Châtelet ou de Mons combien d’illusions perdues! Surtout quand son epoux travaille la nuit et elle est seule à neuf heure du soir, sans radio, sans telephone, sans télévision, sans rien du tout! Personne avec qui faire un brin de causette … c’est le moment où elle pose sa main sur son couvre-lit brodé à la maison, en plaisantant 36 Chœur pp Marcinelle Bois du Cazier Comédien La musique parle de cette Mémoire, parfois devenue floue, presque abstraite. Elle parle de ce ciel gris, des murs, de la terre noire, du charbon … mais elle parle aussi de joies simples: l’amitié, la lumière, l’amour, l’espoir et de mirages d’un bonheur parfois innaccesible. 33 Comédienne Tu étais jeune, tu étais grand, tu étais fort Grâce à ce voyage, l’horizon s’ouvrait enfin pour toi et tes amis Tu es parti le coeur gros, gros de chagrin et d’espoir L’espoir d’échapper à la misère et au Duce et l’espoir de pouvoir un jour fonder une famille heureuse avec un toit pour l’abriter et de quoi subvenir à ses besoins. Mais rapidement, le ciel est devenu moins bleu, ta peau plus noire, tes yeux moins lumineux, ton front plus ridé. Mais cette famille tu l’as créée. Et cet espoir tu l’as insufflé à tes enfants, à tes petits-enfants ainsi qu’à tes arrières petits-enfants qui profitent aujourd’hui et vivent grâce à toi et à ton sacrifice. Ciao Nonno! Choeur Voile noir, voile noir Sur ces yeux de jeune fille Voile noir sur ce visage Sur ce visage de jeune fille Voile noir sur une maison trop grande Et sur le pays trop seul Sur ce visage de vingt ans Voile noir, voile noir L'ascenseur est descendu tout d'un coup, j'ai cru qu'on tombait tellement ça allait vite. On est descendu à 800 mètres. J'ai bien cru tomber malade. Je suis un galibot, un galibot c'est un jeune ouvrier. Mon grand-père m'avait donné du tabac pour chiquer, ça aide à cracher. Il dit que c'est bon pour la santé mais moi, ça m’a rendu malade et j'ai vomi. Choeur Oh Sainte Barbe protège-nous Protège nous mineurs Oh Sainte Barbe protége-nous. Rital, oh Rital Maman me le disait toujours de rester loin de la mine Sainte Barbe, Oh Sainte Barbe Protège-nous Première Partie Comédien Comédien Aujourd'hui, j'ai douze ans. Je n'irai plus à l'école. C'est mon premier jour à la mine. J'ai dû me lever beaucoup plus tôt que d'habitude. Il faisait très froid. Sur le chemin qui conduit au charbonnage, j'ai rencontré tous les voisins. On m'a donné une lampe à la lampisterie. On est monté dans une cage au-dessus du trou, j'étais avec beaucoup d'autres ouvriers, on était très serrés. 34 S’il y a un lieu dans le monde qui puisse se ressembler au Paradis, eh bien c’est celui-ci. Entendons-nous bien, quand je dis Paradis je parle du coté des enfants, parce-que pour nous, les parents, ce lieu avait toutes les couleurs de l’enfer. On dit qu’en Belgique il pleut toujours, mais moi je me souviens de certains dimanches soir quand le terril brillait comme s’il avait été ciré. Nos cantines montraient leur sale jaune, elles étalaient en milliers nos pantalons, nos caleçons, nos chaussettes séchant tout près de la fenêtre. Peppino allumait sa radio et nous tous nous écoutions Luis Mariano chanter C’est maquifique… 35